Ci sono passi che andrebbero fatti uno alla volta. Con calma. Calibrando bene il movimento.
Poi ci sono gli imprevisti. Un guasto, un pioppo che ti atterra sull’orto… le scelte sono due: o inciampi, o ti ristrutturi sul nuovo equilibrio formatosi.
Nel mio caso attuale, l’imprevisto si chiama “grano vernino”, nella fattispecie appartenente ad un genotipo vecchio di 600 anni.
G. – “Mi hanno portato un sacco di semi di un grano del 1400, tu hai ancora del terreno libero vero?”
Io – “Si, ma non posso farlo lavorare, c’è un pioppo nel bel mezzo del campo che blocca il passaggio ed è un “incolto”… dovrei almeno farlo erpicare…”
G. – “Non importa… è tutto ticchiolato… dobbiamo buttarlo giù, anche solo per riuscire a salvare un po’ di semi con cui far ripartire la coltivazione…”
Io – “Si, vabbè… forse posso cercare di fare le pallette d’argilla…”
G. – “Si, quello che vuoi, però fai in fretta che è già tardi per la semina…”
Risultato. Me ne sono tornato a casa con un saccone di grano il cui DNA aveva avuto il piacere di vedere di persona il Rinascimento, e probabilmente il Manierismo, da “Fukuokare” in maniera approssimativa. Sapendo a malapena muovermi nell’orto.
Avevo delle carte, in giro, da studiare per quando avessi voluto fare il salto nella coltivazione dei cereali “da campo”… ma s’è scelto che io facessi prima pratica.
Difatti, Fukuoka, poco si addice ai climi temperati. Motivo per cui avevo recuperato un tot di informazioni sul lavoro di Marc Bonfils, l’agronomo francese che aveva modificato il sistema per le coltivazioni europee.
Gli scritti di Marc Bonfils, sempre dal baule di Souscaryous. (Questi contavo di tradurli tra un’annetto… quindi mo’ si aspetta che c’ho da finire le carte di Emilia Hazelip)
Un articoletto in cui si spiega in breve il sistema (in inglese) tratto dalla pubblicazione digitale periodica del LEISA
Per la cronaca: si è stabilito di seguire un sistema più “viscerale”, alla Ruth Stout.
Semina il campo, taglia le erbacce e di le preghierine prima di andare a dormire… il tutto rigorosamente a mano.
ma che razza di spacciatori usi ?!?!?!?!?
se continua così prima o poi annunci che sei stato “costretto” a far germinare qualche chicco di grano trovato nella tomba di Tutankamom 😉
Quando riuscirai nell’impresa vedi di tenermi almeno una spiga che l’anno prossimo vorrei fare “un aiuola di fumento” e cosa c’è di meglio che recuperare un genoma rinasciomentale per darle un tocco di signorilità 🙂
Ciao e in bocca al lupo
PS stai attento che il capitano Kirk non scopra che anche masticare i semi del grano non completamente maturo è un bel passatempo, io da piccolo ne ero goloso quasi quanto dei piselli appena formati (ma si sa, io non faccio testo)
Il capitano kirk l’ha già scoperto… ma fino a giugno prossimo posso non preoccuparmi. Mi preccupa molto di più il fatto che, se tutto va bene, il prossimo anno io non sarò qua e dovrò fare su è giù per controllare che nessun contadino-trattore-dotato scambi il campo di grano per un prato su cui fare manovra…
e gli alieni dove li metti
vallo a spiegare al tuo amico che il grano rinascimentale è stato riempito di cerchi futuristici 😉
ma ormai è una migrazione sicura?
e dove (se è permesso sapere) ??
Salve a tutti.
Scrivo per due motivi: il primo è fare i complimenti a Nicola che con questo blog è una miniera di informazioni e simpatia (cosa sono queste voci di possibile migrazione non facciamo scherzi ehhh!)
il secondo è salutare Alessandro del sud Sardegna. Credo di capire che siamo nella stessa situazione: sto cercando un piccolo appezzamento per fare agricoltura naturale ma per il momento devo accontentarmi dei ritagli di spazio che mio padre mi concede nel suo orto ;). Sto vicino a Capoterra.
Ciao
Grazie per i complimenti Salvatore! Pare che la sardegna stia diventando un’ossessione ultimamente… prima i contatti con Marco http://diariodellacoltivazione.blogspot.com/ , poi il padre della mia compagna che parte tra qualche giorno per l’isola e per ultimo FrancoW che qui http://filidipaglia.blogspot.com/2008/07/cartoline.html?showComment=1217971080000#c4044657044165082218
mi suppone persino sardo… magari!!
comunque: sull’isola di san pietro so esserci per certo un’orto sinergico, sta a nord ma è l’unica esperienza che mi viene in mente senza lanciarmi in ricerche. Dovrebbe essere praticamente sulla spiaggia, annesso ad un Bed&Breakfast
La migrazione non è sicura… ma se sarà vorrà dire allontanarmi da dove sono adesso di 20Km circa salendo sulle colline e con una linea telefonica vera!!!!
Per FrancoW – no, desolato, non sono sardo (mia madre ha un cognome di probabile origine sarda ma nessuno è a conoscenza di avi residenti sull’isola…). In ogni caso di Sergio Atzeni ho letto tutto comprese le traduzioni che ha fatto, un volta volevo anche contattarlo per uno spettacolo teatrale da trarre da “il figlio di Bakunin”… qualche giorno dopo seppi della sua morte…
Ecchime! Mi son messa quasi in pari 🙂
Ma spiega un po’: come sarebbe a dire, “un genotipo vecchio di 600 anni”?
(e nell’esporre la spiega considera che -se verniciata in modo credibile- io son disposta ad abboccare praticamente a qualsiasi panzana :))
(Quanto al buon FrancoW: egli -porello- è al momento di nuovo in vacanza e non ti può leggere -il che tutto sommato non è un male, non oso pensare all’effetto lisergico che potresti avere su di lui).
Ah, quasi mi scordavo… la voglio pure io, la grelinette 😀
Bentornata equipaje! Spiego per come me l’hanno detta… In francia c’è un’associazione di coltivatori che applicano il metodo Bonfils, uno di questi a regalato al mio amico G. un sacco del grano che coltivano loro che è di diretta discendenza di un grano del 1400. Da circa 600 anni vengono salvati parte dei raccolti per poterlo conservare (in realtà era stato dato per disperso e poi recuperato ultimamente), tant’è che se ci si associa una parte del raccolto bisogna “ritornarla” all’associazione per preservare il genotipo…
La grelinette è stata la più grande scoperta personale dopo la pila a ricarica cinetica!:D
Ma non solo… ho scoperto anche un paesino subito oltre frontiera (francia) dove la vendono… la prossima gita…
Piacere di conoscerti, Nicola.
La Sardegna mi è “rimasta” parecchio, le volte che l’ho visitata: come a te, mi pare di capire.
C’è qualcosa di speciale nell’Isola e nella sua gente, e Sergio Atzeni ne è stato uno splendido cantore.
“A si biri méllusu!”
Ciao Franco, sono tornato da 48 ore circa dalla Sardegna… ho ancora i pantaloni incrostati di polvere e sale e l’odore delle resine nelle mani. Oltre ad una nuova collezione di improperi e bestemmie raccolta mentre si cercava di montare un’irrigazione a goccia in un’uliveto…
Ben venuto!
Grazie, Nicola. Bentornato. Non mi intendo di irrigazione ma posso immaginare un bello scenario (e poi gli improperi capitano dovunque). E mi auguro che tu abbia almento portato a casa un po’ di buon olio. Verde e non filtrato! 🙂
Dunque … oltre ai complimenti dato che sono persona pratica: mica mi spediresti qualche pugno di grano rinascimentale?? Io ti mando del mais multicolore che viene dal centro america(adattato da oltre quindici anni al nostro clima…) e i mitici fagioli autoctoni chiamati “pelandroni”.
Saludos e buon cammino Renato
@ selvatici – molto volentieri ma si dovrà aspettare giugno dell’anno prossimo e vedere quanto realmente siamo riusciti a salvarne…
e scusami ancora ma askimet ognitanto mi pianta dei casini “sequestrandomi” dei commenti…
chi gentilmente mi può fornire (pagando) sementi del fagiolo pelandrone . grazie adrian
Come è andata a finire? Si è salvato qualcosa? Avete a disposizione semi così antichi?
Si, abbiamo salvato parte dei semi. Attualmente, però, sono in consegna ad un amico che li sta conservando e riproducendo cosa che noi non saremmo stati in grado di fare impegnati nella costruzione di casa…