24
Ago
08

diario di campagna n°159

Diario dalla Sardegna (in 2 puntate… forse)
Prima Puntata – L’uomo del Vetiver

13 Agosto 2008.
Sbarchiamo ad Olbia.

Siamo: io, un architetto sulla cinquantina, la sua Smart dotata di musica techno ed un generale appeal da comparse scartate al casting di Zabrinskie Point.
Siamo in ritardo

Marco si sta carbonizzando sulla banchina del porto.

Ho conosciuto il blog di Marco un’annetto fa, mentre studiavo l’architettura delle case di paglia, aveva scritto un post su un esperimento fatto con le balle di vetiver.

Poi le informazioni erano rimaste li, in forma latente, in qualche angolo sperduto del cervello (tra la sigla di Mork & Mindy e le immagini di un’infatuazione estiva dell’adolescenza).
Un giorno, mentre mi dibattevo in una progettazione che comprendesse salici e liquirizia senza trovarmi quest’ultima fin dentro casa (la liquirizia è una bestiaccia invasiva ma ha molte qualità: è una leguminosa che da ottimo pacciame e fissa l’azoto, è una fonte alternativa allo zucchero ecc… ecc…) mi tornò in mente il vetiver come barriera naturale alla propagazione delle stolonifere invasive.

Da lì le cose si sono un po’ evolute, le visite al blog di Marco più frequenti ed alla fine ci si è incontrati… probabilmente doveva capitare, siamo entrambi degli ex-qualsiasicosativengainmente, ma lui è alto è bello. Io solo alto.

Con Marco si è chiacchierato un sacco (si è laureato in Australia con un documentario sulla Permacultura quando Bill Mollison lo conoscevano solo a Canberra…), e come da tutte le chiacchiere (anche quelle querule) sono nate idee, ipotesi e probabili sviluppi…

Lui ha veramente “una visione” (nulla di mistico…) sul vetiver, una visione che punta alla biorimediazione dei terreni, alle energie alternative… tutte cose che potete leggere in maniera più approfondita e chiara sul sito Vetiver Sardegna (il suo sito ufficiale) o che potete chiedergli direttamente sul blog.

Per quel che mi riguarda sul vetiver sono arrivato ad alcune considerazioni funzionali alle mie progettazioni:

E’ una pianta sterile dotata di un’enorme apparato radicale. Il ché la rende, come già detto, un’ottima barriera contro le infestanti.

Non necessità di cure di coltivazione particolari. Bassissimo input energetico.

Ha una resa di biomassa molto alta. Ottimo rapporto energetico input-output.

Lo sfalcio ad alto contenuto di lignina può risultare un’ottima pacciamatura a lento rilascio di nutrienti ed un’alimentazione di “ripiego” per il bestiame (principalmente ovini)

Il grosso apparato radicale ne fa, oltre all’uso classico di consolidamento dei terreni contro l’erosione, un ottima piantumazione per i canali di drenaggio delle acque reflue (swale). Le profonde radici permettono, infatti, un’ottima infiltrazione dell’acqua nel terreno anche a grandi profondità così da permettere un’efficace utilizzo del suolo come “cisterna”.

Il già citato contenuto di lignina abbinato alla notevole porosità dello sfalcio ne fa (presumibilmente, dovrei fare degli esperimenti) un ottimo materiale per la produzione di biochar per Terra Preta.

In più ha una grandissima capacità di assorbimento di materiali inquinanti. Ok, poi ti rimane il problema di come smaltire lo sfalcio… ma intanto hai “ripulito” il suolo dalle schifezze che qualche babbeo c’ha messo dentro… Il che non vuol dire solo gli scarti seppelliti abusivamente dalla conceria brianzola ma anche i più modesti scarichi della Imof senza fitodepurazione…

Se è vero che in Permacultura ogni cosa deve essere polifunzionale… bhè, il vetiver è definitivamente una pianta permaculturale…

Ah! Se siete interessati, spremetevi le meningi e date un’occhiata a questo… Io partecipo di sicuro.


21 Risposte to “diario di campagna n°159”


  1. agosto 24, 2008 alle 7:59 PM

    Sono commosso….che dire….
    è in effetti con in mente i concetti che creano la permacoltura che, con due anni di ricerche, ho selezionato il vetiver (inizialmente per contrastare l’erosione del suolo agricolo), solo in un secondo momento mi sono reso conto appieno del potenziale che questo poteva esprimere in un ambito di filiera corta o ciclo chiuso (le fattorie di una volta)o per la risoluzione di problemi ambientali anche seri.

    Credo ci sia anche un aspetto sociale al vetiver, che può portare un grande valore; come del resto la permacoltura: una trasformazione della società in meglio(piano però che c’è tempo)…

    Eppoi delle volte la fortuna aiuta molto chi ricerca (nella vita ci vuole C…)

  2. 2 Alessandro
    agosto 25, 2008 alle 10:46 am

    Grande!
    Ma il vetiver potrebbe servire per tenere a bada i polloni dell’Ailanto?
    Voglio eliminare questo attentatore della biodiversità dal natìo borgo selvaggio, ma temo che sarà dura…

  3. agosto 25, 2008 alle 11:10 am

    La grande crociata contro l’Ailanto!!! Credo di si anche se la soluzione migliore rimane quella di sistematicamente raderlo al suolo… se riesce ad andare a seme si diffonde rapidissimamente!
    Se è gia di dimensioni sufficientemente grandi puoi provare a tagliarlo, fare un buco bello profondo nel ceppo con il trapano e riempirlo di calce viva, sale, salnitro e dargli fuoco… farci la pipì sopra tutti i giorni, insultarlo a morte…
    Il problema dell’ailanto è che la diffusione radicale è comunque inferiore a quella per semi (almeno se mi ricordo bene).
    Comunque vista la levata di scudi, indagherò…

  4. 4 Alessandro
    agosto 25, 2008 alle 12:24 PM

    wow
    ieri ho tirato giù tre piante sui 4-5 metri di altezza e tra i 7 e i 10 cm di diametro.

    ho scovato una radice e identificato l’estensione del problema (peggio di quel che pensassi, comunque).

    Il problema grosso è che la maggior parte dell’invasione si estende ai margini del terreno, con problemi di ortiche, recinzioni ataviche di fil di ferro arrugginito, terreni confinanti di parenti… ma non mi fermerò finché vedrò foglie lanceolate sul mio terreno! Delenda Ailanto!

    cmq ha prodotto un bel po’ di biomassa… 🙂

  5. 5 Alessandro
    agosto 25, 2008 alle 12:26 PM

    per levata di scudi, intendi che anche tu segui Crisis? 😀

  6. 6 Gianluca
    agosto 25, 2008 alle 12:38 PM

    ed io che pensavo di aver problemi a causa della Clematis vitalba
    è bello sapere che ci son persino infestanti peggiori
    In alto gli scudi, tagliamo loro la testa (e non dimentichiamo le radici)

    PS la popolazione animale di casa mia si è arrichhita di un centinaio di uova gelatinose contenenti avannotti (qualche rospo deficiente li aveva depositati in un sotto vaso), per cui…. qualcuno sa come si allevano
    Ossia:
    si devono schiudere in acqua? (si aveva depositati su terra umida)
    mangiano solo larve vive di zanza ? (nel qual caso mi tocca fare l’allevamento intensivo al più presto)

  7. agosto 25, 2008 alle 12:43 PM

    @gianluca – si credo debbano schiudersi in acqua, mi pare che la differenza tra uova di rana e di rospo sie che le prime sono in formazione a “palletta” le seconde a “catena”… sul mangiare non mi preoccuperei… se ha fatto le uova li probabilmente c’è cibo in giro…

  8. 9 Gianluca
    agosto 25, 2008 alle 2:07 PM

    o porc. le mie uova non sono in formazione, sembrava solo che qualce pazzoide avesse ficato del caviale in un sottovaso
    per il cibo mi preocupo eccome, a parte la pazzia di ficcarle in un sottovaso che un giorno si e l’alto pure finisce in secca, sta rospa degenere ha pensato bene di riprodursi solo dove arriva acqua della rete idrica (clorata)!!!!!
    Ora li ho spostati in casa all’inerno di una coppetta di risolatte con un pò di terra, a sua volta immersa in una vaschetta di polistirolo con dell’acqua minerale, ma a meno che non mi faccia una bella coltivazione di zanza mi sa che li cibo ne beccano poco.
    Per lo svezzamento pensavo ri realizzare un terrario da rimpinzare di grilli, ora son facili da trovare e ho letto da qualch parte che son molto prolifici.
    Provo e se non faccio un genocidio vi tengo informati
    ciao

  9. 10 sb
    agosto 25, 2008 alle 4:04 PM

    i cinghali, i ghiri, i rospi, le zanzare ed ora un terrario di locuste. ma c’hai la barca grande? se vuoi ti do una merla e due cani bastardi.

  10. agosto 25, 2008 alle 4:31 PM

    Stamattina a Cagliari, andando in giro ho visto un bel cortiletto con dentro un bell’albero di ailanto…bell’idea.
    Capito perchè quando ho selezionato il vetiver l’ho voluto STERILE?

  11. agosto 25, 2008 alle 5:01 PM

    ok. è guerra dichiarata.
    se qualcuno vorrà farsi due risate terrò un diario aggiornato ad ogni azione… che farò quando potrò visto che il terreno in questione non ce l’ho propriamente sotto casa…

  12. 13 Gianluca
    agosto 25, 2008 alle 5:41 PM

    e dove le mettiamo le diverse larve di cervi volanti (presunti tali) che ho recuperao in questi giorni spaccando la legna ?????
    Comunque la cagna bastarda già c’è, per due coccole mi ha fatto entrare il prete in casa senza emettere il minimo suono. Meno male che doveva essere da guardia.
    Per la barca ….. di legna ne ho in abbondanza ma al massimo mi esce una zattera (si, ma larga 100 centimetri e tarlata in diversi punti, inconveniente dei recuperatori della legna “morta in piedi”) 🙂
    Ciao a tutti vado a casa a farmi venire i calli sulle mani he he he

  13. agosto 26, 2008 alle 2:07 am

    Certo che l'”appeal da comparsa scartata al casting di Zabrinskie Point” mentre sbarca al porto di Olbia in cerca di nuove scritture meriterebbe almeno una foto sul blog 😛

  14. 15 Gianluca
    agosto 26, 2008 alle 11:42 am

    equipaje, ricordati che aspetto ancora l’invito a cena 😉

  15. 16 Gianluca
    agosto 26, 2008 alle 12:12 PM

    oggi venendo al lavoro ci ho fatto caso e ……. ailanto in un piccolo cantiere, ailanto nel cortile abbandonato di una fabbrica, ecc.
    Ma quanto è diffuso !?!?!?
    è proprio vero, siamo circondati da tante cose che non notiamo fintanto che qualcuno non ce le mostra

  16. agosto 26, 2008 alle 10:42 PM

    Invito a cena con delitto, sì.

    (Quand’è stato, che avrei invitato a cena Gianluca?)

    😀

  17. agosto 27, 2008 alle 12:03 am

    @ Equipaje – Secondo me si è confuso con a.o., e che ormai sta entrando in simbiosi con i cinghiali 🙂

  18. 19 Gianluca
    agosto 27, 2008 alle 10:08 am

    no no no
    si chiamano tecniche di sopravvivenza
    lo so che il 27 giugno mi ero auto invitato con a.o. per cui, decorsi i 90 giorni per la consolidata pratica del silenzio assenso, vedrò di ricordarle l’impegno e spero di poter finalmente gustare l’astice in bella vista con tortino di pasta su letto di funghi shiitake in abbinamento al Clos du Chateaux 2004 De Puligny-Montrachet (he he he gnam gnam gnam 😀 )
    ma questo caso è diverso
    ho più volte appurato (e sperimentato) che un auto-invito buttato nel mezzo del casino generato dalle discussioni a nastro condite con un pò di euforia da bella serata (ancopr meglio se aiutati da qulche bicchiere di blando alcolico) se gestito come qualcosa di scontato e già concordato in pèrecedenza di solito genera l’effetto sperato, non tanto per paura di contrariare la persona che lo “ricorda” ma piuttosto per la speranza di passare nuovamente una piacevole giornata/serata in grado di riproporre le belle sensazioni del momento.
    Aimè, come Equipaje fa notare con la sua asservazione …… non è una scienza esatta 🙂
    peccato, dovrò scroccare la cena da un altra parte 😀
    Nicola, allora, per quell’invito a cena dell’altro giono …. ???? 😉

  19. agosto 27, 2008 alle 10:44 am

    so che mi pentirò di ciò che sto facendo… quando vuoi, sai dove sono!;)

  20. 21 Gianluca
    agosto 27, 2008 alle 11:54 am

    visto, alle volte funziona he he he 😀
    fidati, prima o poi capiterà, ma intanto contraccambio l’invito, se ti trovi a passare dalle parti di Genova e hai un pò di tempo …… 🙂
    PS all’indirizzo di posta elettronica ti mando il numero del cel, purtroppo non son sempre davanti al compiu a cazzegiare e mi dispiacerebbe perdermi la possibilità di conoscerti di persona solo perchè sto (una volta tanto) lavorando 😉
    ciao a presto e grazie ancora per l’invito


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