14
Gen
09

riassunto delle puntate precedenti

a beneficio delle nuove generazioni
(e dei tanti che passano a trovarci )*

In questi mesi di sperimentazione, racconto, discussione e cazzeggio, ai quattro lettori iniziali se ne sono aggiunti un altro paio.
Onde evitare fraintendimenti e proiezioni falsanti ricostruisco brevemente chi sono e cosa faccio.

Sono un cialtrone.

Un tempo fui impiegato attivamente nella cooperazione sociale, ma era un’eone o due fa.
Dopo, dispersi il seme della ragione tra ristoranti d’alto bordo come maitre e direttore di sala, o dietro i banconi bar di localini dall’estetica minimal. Preso dal tourbillon, finii anche a lavorare in un ufficio stampa… poi, ho fatto collassare tutto. Come io abbia fatto non credo sia importante, non fu comunque una mossa “ideologica”.
Senza una lira e senza né arte né parte mi sono destreggiato a ricomporre i pezzi… quello che è venuto fuori non assomiglia in nulla a ciò che era prima.
Ma mi piace.
L’unica cosa rimasta uguale sono io.
Nel senso che sono proprio io: quello che preparava cocktail martini disquisendo sul Dottor Gimlett, famoso per aver tracciato la strada verso la bevanda preferita da James Bond componendo un mix di gin e succo di lime da imbarcare sulle navi olandesi come medicinale anti scorbuto.

Quando ci si trova con il culo per terra la prima cosa che ti frega è la paura.
Poi capisci che la paura agisce per sottrazione: hai paura di ciò che non potrai più avere, possedere, hai paura di ciò che non potrai più fare. Hai paura delle conseguenze.
A quel punto subentra l’istinto di conservazione.

Nel mio caso si traduce, in questo esatto momento, nel sovvraprodurre sapone. Come mi capita di fare da un paio di anni a questa parte quando fuori fa troppo freddo e piove, impedendomi di andare a passeggio nell’orto.
Quest’anno pensavo di aromatizzarlo al timo citrodoro (importato a saccate dalla sardegna dopo un periodo di wooferaggio) e salvia (frutto della spirale delle aromatiche che ho costruito tre anni fa). Non vi darò qui la ricetta per farlo… è come la ricetta per il pane: ne potete trovare a migliaia grazie a google.

A quel punto ti accorgi che le analisi di Teodor Shanin sono corrette: il 75% del mercato mondiale è retto dall’economia informale.
Il complesso di lavoro “nero” (dall’operaio extracomunitario non registrato alla vicina di casa che fa baby-sitting), lavoro volontario (la quantità di realtà economiche quali musei o fondazioni che utilizzano i volontari), lavoro affettivo (i figli che si occupano a casa dei genitori anziani sottraendoli all’economia delle case di riposo), il lavoro illegale (il 15% del pil mondiale è dato dalle attività criminali), i lavori di sussistenza (farsi l’orto o allevare le galline per uso personale) giungendo fino al baratto ed alle attività casalinghe compongono i tre quarti degli scambi economici mondiali. Queste attività sono quelle che realmente ci sostengono a livello globale.
Queste, tranne il lavoro illegale per cui non sono portato, sono le attività che reggono me e la mia famiglia.

Tornando al sapone, che verrà distribuito con gli auguri natalizi tardivi, è stato prodotto con olii di scarto.
Sembra assurdo, ma quello che sta accadendo è la nascita di un mercato, di un’economia non soggetta alle fluttuazioni irresponsabili della finanza e dell’economia “classica” e dalla legge della domanda e dell’offerta. Un mercato di cui i partecipanti hanno la diretta responsabilità.
Gli amici che ci hanno chiesto di condividere il surplus dell’orto sono gli stessi che ci hanno fornito l’olio con cui hanno cucinato le verdure e che oggi, io, sto trasformando in saponette.
E’ una dinamica a circuito chiuso. Sostenibile. Tutti vincono, l’ambiente si risparmia litri di olii esausti nello scarico del lavandino, io ho tempo per leggere, ascoltare musica, annoiarmi e gli amici hanno verdura fresca e prodotti di qualità superiore (credete sia meglio il sapone ottenuto da derivati del petrolio o quello di olio vegetale cotto?).

Dalla paura iniziale siamo passati ad una situazione altalenante. Ci sono momenti splendenti, in cui sembra regnare l’abbondanza e ci si sente realmente più liberi, più leggeri e momenti difficili in cui ci si arrangia per far quadrare i conti… ma credo che valga per tutti, anche per i notai. No, forse per i notai no.
E’ cercando una progressione positiva all’interno di dinamiche di mutuo beneficio che siamo arrivati a studiare, applicare e (per quel che mi consente il cialtronismo) sviluppare dinamiche di sostenibilità tra cui trovano posto la permacultura, l’agricoltura sinergica e tutti i correlati.

Non stavo pensando di fare questo da grande. Ma questo mi piace e vista la piega che stanno prendendo gli eventi nel mondo… è meglio se faccio ancora un po’ di allenamento.
Intanto, se vi interessa, scrivo appunti su ciò che faccio e studio.

* Aggiornamento: non era molto chiaro… ma il riferimento era a Marco, Daria, Umberto, Daniela, Stefano e tutti quelli che fisicamente sono passati da noi a fare quattro chiacchere… grazie!

Articoli interessanti sull’argomento:
Sharon Atkins sulla frugalità “involontaria”
Vandana Shiva da “Soil Not Oil: Environmental Justice in an Age of Climate Crisis”


67 Risposte to “riassunto delle puntate precedenti”


  1. gennaio 14, 2009 alle 7:22 am

    “No, forse per i notai no”.
    Se è vero che l’aspetto più importante è quello psicologico, consolati pensando che in questo momento parecchi notai hanno più paura di te, anche se continuano a girare in porsche.

  2. 2 Cristiano
    gennaio 14, 2009 alle 9:17 am

    Grande Nicola, non sai quanto siano importanti post come questo in momenti come questi…

  3. 4 Salvatore
    gennaio 14, 2009 alle 11:20 am

    Ci sono post e post.
    Questo è uno di quelli per cui devo rimandare la lettura a un momento di calma e raccoglimento 🙂
    Cialtrone eh? tse

  4. 5 gabriella
    gennaio 14, 2009 alle 12:33 PM

    Ciao Nicola sto traducendo anch’io per quanto mi è possibile e in modo scarsissimo gli appunti di Emilia Hazelip se vuoi mano a mano te li mando Sto rifacendo i disegnini anche a colori! ciao Gabriella

  5. 6 amalia
    gennaio 14, 2009 alle 12:43 PM

    ..se i cialtroni fossero tutti così,beh!OLA DA STADIO AI CIALTRONI:)))
    sono tre anni che mi sono convertita ai prodotti ecobio, ma il sapone con l’olio da riciclo non l’ho mai fatto…devo provare anche questo…hehehe mica odorerò di patatina fritta??
    ciao

  6. 7 amalia
    gennaio 14, 2009 alle 12:45 PM

    ..ma dove li predete gli appunti di emilia??

  7. 8 alem
    gennaio 14, 2009 alle 12:59 PM

    grande post Nicola.
    L’economia informale è davvero quella che manda avanti le cose in momenti di crisi come questo…eppure soprattutto in campo agricolo tutte le istituzioni cercano di soffocarla ed ostacolarla.
    Menomale che ci sono blog come questo!

  8. gennaio 14, 2009 alle 2:14 PM

    Oh! Che è?! Tutti a casa con la neve? 😀
    @ amalia e salvatore – il cialtronismo è, a mio parere, una qualità al pari della non-specializzazione e del “sapersi arrangiare godendosela”… una sorta di OGM tra formica-cicala-scarafaggio 😉
    ps. non posso negarlo… se lesini sulla soda… un pochetto di sensazione da ristorante cinese nel sapone c’è…
    gli appunti di Emilia Hazelip li trovi qui http://www.ibiblio.org/ecolandtech/souscayrous/

    @gabriella – ogni possibile aiuto sarà ben accolto e verranno erette statue a tua imperitura gloria! Mi spiace solo che questo sia un spazio “personale”… qualcuno interessato ad espandere i ristretti spazi telematici di questo blog?

    @alem- i contadini e i piccoli paesi sono stati, in passato, i centri nevralgici dell’economia informale (che poi è quella reale) varrebbe la pena riprovarci…

  9. 10 Gianluca
    gennaio 14, 2009 alle 3:06 PM

    Mi accoro al pensiero di amalia e salvatore, cialtrone forse ma professionale sicuro come la morte !!!! 🙂
    Mio caro saponificatore della bassa …. e diro prima che esperto in materia !!!
    Siccome le esperienze di vita van affrontate per gradi, per ora mi son dato solo alla produzione di saponi non impegnativi, ossia quello per la lava stoviglie a base di acqua, aceto, sale, limoni e scorze di arance (sig, devo ancora provarlo perchè non ho ancora ultimato la precedente carica di brillantante, ma sui piati lavati a mano sembra efficace)e quello per la lavatrice, a base di sapone di marsiglia disciolto in acqua e bicarbonato. E qui casca l’asino (ossia io),ma secondo te, come mai al posto di ottenere un sapone liquido mi son ritrovato con il cugino indurito dello slimer che mi obbliga a rirarlo fuori con il cucchiaio ???
    PS ho già abbondato con la diluizione rispetto alla formula originale, ma continua ad essere una pappetta troppo densa per poter esser versata in un tappino misuratore 😦
    AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOO

  10. 11 meeme
    gennaio 14, 2009 alle 4:32 PM

    @Gianluca
    Se hai cenere da bollire a circuito chiuso,cioè la prendi dal camino, la butti in un calderone e la tieni un paio di ore sul fuoco,la lavatrice falla con la lisciva, sono stupefatta dalla sua potenza! sulle macchie di frutta, non essendo stagione di pesche, non so come si comporti, per tutto il resto.. una delle più grandi soddisfazioni della mia miserevole vita:-)

  11. gennaio 14, 2009 alle 5:03 PM

    Dopo i successi di Terranauta e di Genitron Nicola Potter prossimamente anche su “Il pozionista pratico”? 😉

    Buongiorno!
    In mancanza di contributi sensati ho il permesso di seguitare a dire la qualunque, mh? Che io son la lettrice numero sotto zero, mica pizza e fichi 🙂

  12. 13 Gianluca
    gennaio 14, 2009 alle 5:52 PM

    grazie me-e-me, ci proverò sicuramente :o)
    giusto per fare il rompino perfezionista … quanta lisciva serve (ml, tappi, ecc) per un carico di bucato moderatamente sporco, ma soprattutto, quanta cenere (kg) in quanti litri(l) di acqua serve per ottenere la magica pozione ????? ^__^

  13. 14 alessandro
    gennaio 14, 2009 alle 7:30 PM

    Mitico. Ultimamente sono stato preso nel vortice del quindici per cento di economia formale… Consuma produci crepa diceva qualcuno da ascoltare col volume a manetta… Ma direi che i vestitini per la mia futura bimba fatti a mano dalle nonne rientrano nell’altra percentuale giusto?

  14. 15 Andrea
    gennaio 14, 2009 alle 7:51 PM

    Quella della saponificazione sembra essere una mania venuti a parecchi, in questo periodo…
    io volevo provare a fare sapone usando la cenere al posto della soda, per essere autarchico fino in fondo e non comprare neanche quei pochi grammi di soda caustica…
    Quindi ho estratto la liscivia (credo) con un sistema a percolazione e non a bollitura, che non ho la stufa e farlo sul gas mi sembrava una porcata… troppo spreco di energia.
    Ora ho circa 8 litri di liscivia che sembrerebbe avere la giusta concentrazione (la patata ci galleggia…) ma ne soo 8 litri invece di 1,4 come avrebbe dovuto essere da ricetta, e non so in che ragione miscelarla con l’olio…
    Qualcuno ha già proceduto in questo senso e mi sa dare dritte?
    Ma davvero va bene anche l’olio già fritto? Io ho sempre usato del’evo vecchio di un paio d’anni, non al massimo delle sue caratteristiche organolettiche ma ancora buono…

    Andrea scripsit.

  15. gennaio 14, 2009 alle 8:48 PM

    @ equipaje – qui, anche il rutto è libero 😀

    @ andrea – si, son quelle cose come fare il pane ecc… ecc… ma prima o poi dovevo farlo fuori tutto quell’olio che stavo recuperando da quando ebbi la balzana idea di ridurre i rifiuti di amici e parenti… (la mia personale nazione indipendente importa rifiuti organici per compost e galline, carta che serve sempre, olii di frittura ecc… ecc..).
    Con la lisciva io ho fatto quello che in piemonte chiamavano svonet (una sorta di sapone liquido)ma dipende molto dalla “forza” della lisciva.
    Con me ha funzionato anche l’olio già fritto ma sconsiglierei di usare la lisciva. Con la soda sei sicuro di “bruciare” qualsiasi composto organico odore da friggitoria compreso

    @ gianluca – again… dipende dalla forza delle lisciva… devi fare delle prove. Acqua poca, cenere molta da qualche parto ho anche il manuale FAO sulla saponificazione… http://sleekfreak.ath.cx:81/3wdev/VITAHTML/SUBLEV/IT1/SOAPMAKE.HTM eccolo… ma non è un granchè, c’è di meglio… ma è in italiano…

    @ alessandro – informale… definitivamente informale così come il mercato nero di vestiti tra cugini piccoli, medi e grandi che portiamo avanti da queste parti

  16. 17 Gianluca
    gennaio 15, 2009 alle 10:48 am

    grazie a tutti per le dritte, il primo fine settimana che non ho bimbi mi metto a fare una produzione industriale di lisciva :o)

  17. 18 stefano
    gennaio 15, 2009 alle 12:20 PM

    ciao.mi chiamo stefano e vivo sull’appennino aretino con compagna (forestale con manie da ingegnera naturalistica) e bimba di un anno senza sostegno di familiari alcuno.leggo con curiosità il tuo blog e questo post mi ha toccato, ma mi ha anche “solleticato”…nel senso cheho lavorato nella cooperazione sociale per decenni,poi basta, non ne potevo più. Ora anch’io pratico ( provo a praticare…), tra galline, capre e orto e bosco e l’adesione a un GAS un modello di economia informale….ma il padrone di cascina non vuole essere pagato in natura…allora…se la mia compagna non fosse inserita nell’economia di mercato, penso che diverse volte saremmo stati alla fame…
    tu come fai? hai anche te la compagna dentro l’economia di mercato (dipendente, studio professionale, libera prof…)? oppure?
    purtroppo ad oggi sono riuscito a gestire la bimba senza mandarla al nido tenendola con me ( su e giù per l’orto..) e il mac ( senza lui sarebbe dura …musica e film…), ma non so quanto durerà…

  18. gennaio 15, 2009 alle 1:18 PM

    Ciao Stefano,
    quello che tu descrivi è il motivo percui “ho dovuto” scrivere questo post… hai centrato perfettamente le problematiche che mi si arrovellano nella testa e nello stomaco.
    In più l’inverno è veramente un periodo difficilissimo (bella la neve, ma lo stop forzato, l’impossibilità di azione e il vedere le scorte che si riducono a velocità impressionante…)
    In realtà nè io nè la mia compagna siamo inseriti nel mercato (quantomeno non nel 15% ufficiale)e neanche la nostra padrona di casa accetta pagamenti in natura… è tosta ma riducendo al lumicino le necessità in un modo o nell’altro riusciamo a tirare avanti…
    …dai, anche quest’anno riusciremo ad arrivare a primavera!

  19. 20 meeme
    gennaio 15, 2009 alle 4:07 PM

    @Gianluca
    Anche se hai risolto volevo dirti che, come troverai scritto da molte parti,la proporzione a quanto pare giusta sia 1 parte di cenere e 5 parti di acqua.
    Ho visto il link che ti ha segnalato Nicola, ho letto velocemente e mi ripropongo di approfondire, adesso non ho molto tempo..visto così sembra un pò impegnativo:-)
    Certamente sarà il modo canonico e giusto, ma se quello che vuoi è che la “cosa” lavi, ti assicuro che una semplice bollitura per un paio di ore, una riduzione indicativa ad 1/2 della soluzione iniziale, dà come risultato un bel liquido limpido che almeno per i miei canoni è sufficientemente efficace. Non sono riuscita a trovargli difetti, per ora. La lisciva che ho ottenuto non dev’essere nemmeno particolarmente aggressiva, la tocco tranquillamente, la uso per pulire i sanitari e non mi rovina le mani, eppure ce la fa alla grande.In particolare per sanitari e stoviglie uso come indicato in giro la pasta che si deposita sul fondo del recipiente quando tolto il tutto dal fuoco si lascia decantare.
    Inizialmente non volevo farci la lavatrice, mi serviva per fare le olive in salamoia,ma poi mi è sembrata addirittura migliore di quella che compravo al mercatino equo, ma si sa che ogni scarrafone… 🙂 e non costa nulla , più che altro:-)
    Vi lascio l’indirizzo di due siti da esplorare: strie.it e saicosatispalmi.org, ci sono moltissime ricette che mi hanno convinto a provarci.

    @Nicola
    scusa per la lunghezza del commento,mi presento, sono la moglie di Harlock, piacere..:-)

  20. 21 meeme
    gennaio 15, 2009 alle 4:13 PM

    DIMENTICAVO!!!!
    la metto a istinto, quindi che te lo dico a fare in effetti, che consiglio è?
    5 tappi,,quanta sarà? Meno di un bicchiere..Ne basta meno? Non lo so, tanto è gratis
    🙂

  21. 22 Salvatore
    gennaio 15, 2009 alle 4:21 PM

    Stefano e Nicola. Due precursori che vivono oggi quello che vivremo(quasi) tutti domani?
    Io credo di si.

    Nicola, cosa intendevi con “….qualcuno interessato ad espandere i ristretti spazi telematici di questo blog?” nella risposta a Gabriella?

  22. 23 sb
    gennaio 15, 2009 alle 5:05 PM

    se veramente un domani si vivrà tutti come nicola e stefano, allora bisogna imparare a far la polvere da sparo, fondere il piombo e sparare sui cittadini affamati e armati.
    io son destinato a soccombere.
    ciau ne

  23. 24 Gianluca
    gennaio 15, 2009 alle 5:10 PM

    @ meeme
    grazie me-e-me (ossia te-e-te :o), effettivamente non avessi già avuto esperienze passate nel pazzo mondo del laboratorio di chimica (per vincere la noia e far passare il tempo, quando non si facevano le piste infuocate con l’acetone tra i banconi, ci si spruzzava sui camici l’acido solforico con le spruzzete usa e getta, ovviamente a fine anno vinceva chi aveva i brandelli di camice più grossi) la spiegazione data dal sito indicato da Nicola tende a far passare la voglia di sperimentare questa strada.
    Ora non mi resta che far andare un pò la stufa e aspettare che si poduca un bel pò di cenere

    PS la cenere la posso usare così com’è o devo setacciarla ed allontanare tutti i pezzettini di carbonella ???

  24. gennaio 15, 2009 alle 6:22 PM

    Ragazzi… non pensavo di aver scritto roba così “stimolante”… siete tantissimi, la fuori, oggi!

    Rispondo in maniera casuale a tutti (spero)
    @meeme – giuro, puoi essere logorroica anche se non sei la moglie di Harlock 😉 e se poi è per dare indicazioni chiare (l’ammettre che le cose possono essere fatte ad “occhio” è, a mio parere, un’indicazione chiara) scrivi tutto ciò che vuoi!!

    e mi collego a Salvatore – intendevo la possibilità di “trasferire” orto di carta su una piattaforma collettiva tipo ning o simili (non reggo tanto le community ma se sono interessanti e funzionali…)

    @sb – bhè… io adesso non sparo a nessuno… non ho neanche recintato l’orto. Diciamo che forse si può evitare… d’altro canto uno dei miei obbiettivi e dare da mangiare a un tot di gente, spararmi non sarebbe particolarmente utile… comunque mi sto attrezzando per imparare a fondere i metalli (niente piombo)per fare attrezzi…

    @Gianluca – effettivamente il testo della FAO è una palla ed è anche tradotto male. Comunque io adotterei la tecnica meeme: se non ti servono i pezzetti di carbone buttra tutto sulla stufa e fregatene…

  25. gennaio 15, 2009 alle 7:35 PM

    Ciao Nicola, Mitico come sempre! è un po’ che non mi faccio viva, ma ci sono! volevo salutarti, salutare la family e rincuorare Zeno… non mi sono persa il teschio… è che incredibilmente non sono MAI passata in posta da allora! Quindi fioretto del 2009: andare in posta! Novità campagnole: i galli cantano, anche troppo, bisognerà regalarli o… so che è dura: ucciderli. Urge un post su come prendersi la responsabilità della vita/morte di quello che si decide di mangiare.
    A presto!!!!

  26. gennaio 15, 2009 alle 10:27 PM

    In una vita precedente ne feci uno… fatto sta che l’unico gallo che è morto è morto di malattia… quindi manco ancora un pò di “esperienza diretta” 😉

  27. 28 meeme
    gennaio 15, 2009 alle 11:36 PM

    A noi è andata peggio. Ci hanno portato in laboratorio una volta sola, due civette hanno mescolato a casaccio provocando una piccola esplosione..avevo scelto quella scuola per mettere il camice e giocare con pipette e affini, accidenti:-/
    Meeme,quella dell’Arcadia coi capelli blu.
    Setacciala, sennò la pastella ti viene impura. Ma riciclate pure le briciole di carbone? :-O

  28. 29 gabriella
    gennaio 16, 2009 alle 9:59 am

    Per la liscivia c’è questa ricetta
    dal sito: associazioni.prato.it/ventiditerra/doc/liscivia.doc

    La LISCIVA

    La lisciva o liscivia è una soluzione liquida, ottenuta dalla semplice bollitura di cenere di buona qualità setacciata.
    Veniva usata in passato soprattutto per lavare e sbiancare i tessuti, ma anche per tutte le altre pulizie casalinghe e, estremamente diluita, anche per la pulizia di tutto il corpo, grazie al suo potere detergente, sgrassante e disinfettante e al delicato e piacevole odore che rilascia.
    Come accade per una qualunque ricetta, anche nel caso della lisciva esistevano ed esistono varie ricette e procedimenti differenti a seconda del ‘cuoco’ e dell’utilizzo a cui era destinata.

    La lisciva è un detersivo naturale, ottenibile con un procedimento ‘casalingo’ semplice, che non richiede impianti imponenti e lavorazioni complesse e che per questo rappresenta per l’ambiente un carico di entità bassissima…che potrebbe ulteriormente diminuire se per la cottura si utilizzasse un forno solare, in estate, o una cucina economica, un camino che nei mesi invernali sarebbero comunque accesi ed il cui calore andrebbe altrimenti disperso.

    …tuttavia naturale non significa totalmente innocuo. E’ comunque da considerarsi un detersivo a tutti gli effetti, poiché la reazione chimica che avviene tra la cenere e l’acqua attraverso la bollitura conferisce all’acqua, potenziandolo, il potere detergente, ma anche leggermente corrosivo che è naturalmente proprio della cenere…per i piatti, quando disponibile, l’acqua di cottura della pasta, ricca di amido, andrà benissimo!

    Ciò che serve:
    CENERE e ACQUA in un rapporto 1: 5 (ovvero 1 bicchiere di cenere per 5 bicchieri d’acqua)

    Come fare:
    – Setacciare la cenere.
    – Disporla in una grossa pentola (espressamente destinata a questo uso), rispettando il giusto rapporto cenere/acqua ed aggiungervi l’acqua.
    – Portare ad ebollizione, a fuoco lento, mescolando di frequente all’inizio e di tanto in tanto quando la cottura si è stabilizzata.
    – Far bollire circa 2 ore. E’ consigliabile, verso fine cottura, assaggiare giusto una goccia del composto da posare sulla lingua per valutarne la potenza: se ha bollito sufficientemente pizzicherà appena. Non eccedere nella bollitura, in quanto la lisciva ottenuta diventerebbe troppo forte ed aggressiva per la pelle e per l’ambiente.
    – A cottura ultimata, lasciare raffreddare e decantare.

    – Preparare un recipiente e qualche straccio di cotone pulito che non scolorisca.
    – Tendere sul recipiente lo straccio.
    – Versare il contenuto della pentola sullo straccio nel recipiente, con l’accortezza di non agitare il liquido, cercando cioè di mantenere separata la parte solida da quella liquida. Se necessario ripetere questa operazione per ottenere una lisciva (ovvero la parte liquida) più filtrata e quindi più limpida.
    – Versare la lisciva in un flacone di plastica.
    La lisciva è pronta! e si conserverà per anni.

    Cosa si ottiene da questo procedimento:
     Una parte liquida, la lisciva propriamente detta, da usarsi per tutte le pulizie (piatti, biancheria, pavimenti, ecc.) ed anche direttamente in lavatrice come un normale detersivo.
     Una pasta cremosa, che possiede un certo potere detergente e che può essere utilmente usata per lavare i piatti, poiché non sporca ed è meno aggressiva rispetto alla cenere d’origine, destinando la lisciva ad altri impieghi più esigenti e specifici.
    ciao a tutti gabriella

  29. gennaio 16, 2009 alle 1:14 PM

    Nicola e Noemi, scusate se mi permetto, ma quanto segue mi urge: che’ quando penso a voi non penso tanto alle difficoltà vostre quanto al fatto che avete ben due pargoli. Capita di pensare che, arrivati all’adolescenza, età dove canonicamente ci si definisce per opposizione, questi due magari scapperanno di casa per studiare all’Accademia della Moda, o far gli stakeholders. Od i rappresentanti di fosfati. Che anche se uno non ha la tv ed è convinto che il proprio buon esempio sia un punto di riferimento inattaccabile, c’è tutto un mondo pieno di input avversi e di compagnucci di classe, la’ fuori. Sì lo so che ora pare impossibile, ora son così carini. Sul tema “scelte sobrie” dei genitori, quando il Piccolo Mostro ha avuto i suoi quattordici anni, io ho cominciato a vedere dei meravigliosi sorci verdi. Ma che dico sorci: pantegane vere e proprie. Ma forse è stato un limite mio, chissà (ve lo auguro).

    Grazie per l’input su Teodor Shanin, ignoravo bellamente l’esistenza del personaggio.

    (y besos para los dos)
    (los dos grandes, por supuesto! 😉

  30. gennaio 16, 2009 alle 2:10 PM

    Tra l’ironico ed il faceto: se scappano di casa per fare i venditori di mine antiuomo non mi si pone il problema… sono scappati di casa…
    Più seriamente. Tutto è possibile e se diventeranno due orridi individui un po’ dovrò biasimare me, un po’ dovrò biasimare i contesti (scuola ecc…) un po’ sarà legge del contrappasso per quello che sono stato io come adolescente.
    Sono stato e ho lavorato con gli adolescenti… credo che l’unico uso che se ne possa fare è il suddetto sapone 🙂
    Fare figli credo sia una pratica zen. Un po’ come passare dentro una smerigliatrice…
    C’era una bellissima vignetta di doonesbury di qualche anno fa in cui ci sono due genitori che guardano compiaciuti il loro perfetto figliuolo, 30″ dopo aver spento la candelina del suo 14° compleanno si trasforma in un mostro sfanculante con i capelli sporchi…
    Se voui mandarmi per un paio di settimane di lavori forzati il giovine teppista!! 😀

  31. gennaio 16, 2009 alle 4:09 PM

    Troppo tardi, temo.
    (No, non ne ho fatto sapone. Purtroppo).

    “Tutto quello che direte sarà usato contro di voi”, questa andrebbe scolpita sull’architrave della sala parto!

    😉

  32. gennaio 16, 2009 alle 8:37 PM

    Un piccolo barbatrucco a proposito dell’allevare figli ed evitare (o almeno ridurre) gli input negativi… TAGLIATE IL CAVO DELL’ANTENNA TV!

    Non limitatevi a limitare, regolamntare, illudervi con balle tipo “può guardare solo Quark”… ELIMINATE PROPRIO L’ANTENNA!

    E’ da 5… anzi no, 6 anni che a casa mia non esiste più la TV.
    I miei figli (11 e 9 anni) si guardano solo ed esclusivamente film e cartoni su DVD e VHS che abbiano superato la (non troppo benevola) censura paterna. Pubblicità zero.

    Il risultato ad esempio è che mia figlia NON mi rompe i coglioni chiedendo braz, witch e compagnia orripilante, che mio figlio NON chiede la PSP, ma leggono un sacco e vanno in bicicletta che io ormai non ce la faccio più a stargli dietro.

    Ed anche io, da quando non ho più la TV, ho un sacco di tempo per fare i lavori più vari, leggere un sacco di libri, e cazzeggiare in internet… 🙂

    E adesso filate a prendere il tronchese… MARSCH!!!! 😉

    Per quanto riguarda il “fondere i metalli per fare utensili”… parli di FONDERE o di FORGIARE?
    Con la fusione hai un sacco di casini e ci sono ben pochi utensili che puoi fare… mentre i nostri nonni con la forgia facevano miracoli.

  33. 34 iano
    gennaio 16, 2009 alle 9:29 PM

    Archimede sei un genio 😉

  34. gennaio 16, 2009 alle 9:31 PM

    Ormai che ci sono dico anche la mia: sono d’accordo con Archimede sul tagliare il cavo dell’antenna TV fin che siete in tempo, ma fatelo presto!
    Questa estate ho fatto una esperiensa stupenda andando a trovare gli elfi. Ormai sono molti anni che vivono in modo naturale come si dovrebbe vivere.
    Ho conosciuto i loro figli nati e crescuti nelle montagne, senza TV e corrente elettrica, con loro ho camminato nei sentieri, giocato a pallone, fatto pizze e ascoltato le loro storie, vi assicuro che sono cento volte più maturi e responsabili dei nostri figli crescuti con la TV e SPS.

  35. gennaio 17, 2009 alle 12:23 PM

    Ciao Nicola, ogni tanto passo di qua, ora che mi è più facile e sei tra i miei preferiti. Molto interessante la tua storia, anch’io sono cascato con il culo per terra, non ancora dal punto di vista economico ma dal punto di vista affettivo e se sono sopravvissuto fino ad ora continuerò ad insistere su questa strada che alla pari di altre sa dare un benessere psicofisico che secondo me è comune a tutte le esperienze di vita seppur con qualche ridimensionamento. Mi incoraggiano molto i tuoi post e il mio sogno sarebbe essere tutti cosi vicini da poter far scambi baratti chiacchiere orto e produzioni varie…chissà…un saluto

    Peppe

  36. gennaio 17, 2009 alle 1:56 PM

    Questo blog è grandioso.
    Mi trovo a leggere i vari commenti e le varie risposte e mi sembra di essere a cena mentre sento chiacchierare gli amici attorno al tavolo, davanti al fuoco… Intervengo poco, sono fatto un po’ così, mi isolo. Ma ascoltando cresco, imparo e nasce una nuova coscienza, nuove riflessioni in un mondo che sta fortemente cambiando (almeno per me).

    Io sono ancora intrappolato nell’economia formale, mentre Daria sperimenta sempre nuove vie di economia informale. Entrambi comunque guadagnamo a sufficienza per le nostre ridotte necessità. Spesso mi chiedo se riusciremmo a vivere comunque bene se smettessi di perendere lo stipendio… Presto o tardi lo saprò, ma nel frattempo mi piacerebbe trovare il modo per vivere bene anche di economia informale.

    Se le analisi di Teodor Shanin fossero corrette, allora vorrebbe dire che in realtà ci stiamo tutti sovrappreoccupando per un mero 25%. E che se ne ridimensionassimo l’importanza potrebbe anche scendere ad un 10-15%… Insomma, potrebbe diventare molto relativo il bisogno di denaro… purtroppo però la logica del prezzo basso (energia, acqua, prodotti di massa) ci ha fatto perdere, in molti casi, l’opportunità di investire in autosufficienza.

    Ma i prezzi variano, e nella proprietà delle risorse c’è un potere enorme che ormai non possiamo più controllare. Non aver creato delle alternative per l’autosufficienza probabilmente ci penalizzerà ma forse abbiamo ancora un po’ di tempo…

    Le banche del tempo o una moneta di scambio alternativa potrebbero essere parte della soluzione ma, parafrasando Jacopo Fo, l’economia informale dovrebbe avere più attrattiva e forza dell’economia del soldo. Viviamo una sorta di “sindrome della scarsità”. Quando un sistema tecnologicamente avanzato come quello attuale non riesce a ridurre la percezione della scarsità vuole dire che qualcosa non ha funzionato.

    OPS mi sa che ho un po’ divagato… :D, beh, Nicola, volevo dirti che secondo me c’è un mercato per le conoscenze che hai acquisito… anzi, perché non organizziamo in quel di Granarolo un bel corsettino di orticoltura in un weekend primaverile che così uniamo l’economia informale a quella formale e ci facciamo anche qualche partitella con la family? A proposito… ci siamo regalati per natale il gioco “Agricola”. E’ una droga, campi, orti, allevamento… i primi 10 giorni dell’anno non abbiamo fatto altro. 😉

  37. 38 sb
    gennaio 17, 2009 alle 6:57 PM

    a me sto discorso della tivvù mi pare un pochino snob. allora pigliatevi un precettore e non mandateli nemmeno più a scuola che se no poi capita, come gli è capitato ad un mio conoscente, che gli danno, ai vostri filioli, il soprannome coca e cola.
    oppure mi pare un discorso oscurantista. come se uno tira su un figlio però vien su una merda perchè la televisione gli ha fatto il lavaggio del cervello come se fosse un indemoniato.
    mio padre, bonanima, mi spiegò, poco prima di morire, che secondo lui il vaticano non muoveva un dito per fermare la gerra in jugoslavia perchè ai preti i mussulmani ci fanno schifo. l’elviro mio padre fece solo la quinta elementare e nel ’42 cominciò a lavorare da panettiere, poi lo cacciarono a bastonate perchè pisciava nell’impasto. anche il prete lo cacciò perchè pisciava nell’acquasantiera e rubava le ostie mentre i fascisti torturavao mio nonno. ebbene, nella sua beata ignoranza mi fece capire, per l’ennesima volta, che la tv diceva un sacco di cazzate e che bisogna distinguere il vero dal falso anche li dentro. poi midiceva di stare zitto che c’era derrik. ma non mi ha mai vietato nulla; solo, quando poteva, mi spiegava le cose come stavano (secondo lui).

    ciau ne

  38. gennaio 17, 2009 alle 9:13 PM

    Ciao Nicola,
    mi aggiungo anch’io agli ospiti virtuali, visto che siete già in tanti.
    Niente da aggiungere, post sacrosanto, giusto per far numero e salutarti.
    A presto

  39. gennaio 17, 2009 alle 10:00 PM

    Wow… per rispondere a Marco: deve essere la deformazione da bancone bar… per quel di Granarolo mi organizzo molto volentieri. Soprattutto se fate giocare anche me con il nuovo gioco!
    Per le nuove monete ci si sta organizzando… (ho un paio di conoscenti che ci lavorano sù)

    @ Davide- Benvenuto! Se non sbaglio da qualche parte nel mondo era stata indetta la settimana del “delurking” in cui si invitavano i “lettori non partecipanti” a palesarsi… et voilà!

    @sb – dietro grandi uomini ci sono grandi padri! 🙂

    @Peppe- Ciao, a giudicare dalle provenienze del contatore del blog attualmente facendo un 20-25km a testa potremmo fare una catena da Bolzano fino a Catania (con passaggio in sardegna)… quindi, non siamo poi così distanti 🙂

  40. gennaio 17, 2009 alle 10:35 PM

    @SB
    Intanto ti consiglio di verificare sul dizionario il significato di “snob”, perchè ho l’impressione che lo usi un po’ a sporposito…
    A parte questo dettaglio linguistico, vorrei farti notare che, per evitare di puzzare, la cosa migliore è evitare di toccare la merda. Se la tocchi, pur con tutte le precauzioni del mondo, difficilmente non puzzerai.
    Così è per la TV: difficile averla in casa e non rimbecillirsi.
    Come pure è difficile andare per strada, senza correrre il rischio di esser stirato da un TIR.
    Però è obiettivamente difficile evitare di andare per strada, e quindi devi imparare a fare attenzione (e parimenti insegnare ai tuoi figli a fare attenzione).
    Mentre per la TV è più semplice: ZAC, e l’antenna non c’è più…
    Certo, potrei sperticarmi a spiegargli che la TV dice solo cazzate, che la pubblicità li vuole fregare, ecc. ecc. … ma… sarebbe una battaglia persa. Come vuoi combattere con 99 canali (analogici, digitali e satellitari) che vomitano cazzate h24? E’ una battaglia persa in partenza.
    E poi, cui prodest? Perchè perdere tempo? Di esempi di imbecillità in giro, da usare a scopo didattico, non ne hanno già abbastanza, senza dover per forza ricorrere a quelli della TV?
    La soluzione migliore ad un problema è sempre quella più semplice.
    E, nel caso del problema TV, la soluzione migliore è non averla.

    Infine, un dubbio:
    – tuo padre era altissimo
    oppure
    – le acquasantiere al suo paese erano bassissime
    oppure
    – tuo padre era campione di pisciata in alto

    Quale delle tre? 😀

  41. 42 Andrea
    gennaio 17, 2009 alle 10:42 PM

    Allora, tornando al sapone.
    Era proprio da quel sito di risorse dei coloni americani che ho copiato quella tecnica che ti dicevo per estrarre la liscivia per percolazione… anzichè bollire il tutto.
    Ora mi ritrovo con cinque litri di liscivia di colore marrone scuro, credo molto ristretta.
    Proverò il giochino della soluzione satura di sale e del bastone, magari misurando col densimetro che uso nel fare la birra. Dovrebbe funzionare anche in questo caso…
    Perchè non mi mandi la ricetta del sapone liquido veneto?

    Vi terrò aggiornati su questo fallimento imminente.

    Andrea scripsit.

  42. gennaio 18, 2009 alle 12:20 PM

    E’ vero Nicola, io proporrei di fare una mappa.

  43. 44 sb
    gennaio 18, 2009 alle 3:09 PM

    archimede, la prima figlia mi nasce a giugno e già la tv la guardiamo meno di quel poco che la si guardava che secondo me le fa gia male adesso, ma penso che quando non sarà più bebè debba avere la possibilità di guardare qualche cosa ogni tanto.
    per quanto riguarda le pisciate nell’acqusantiera, al paese di mio padre esistevano già le sedie e comunque un bambino con undici anni non dovrebbe avere troppi problemi a fare un danno così; voglio dire, non ci va tanto studio no.
    ciau ne

  44. gennaio 19, 2009 alle 12:32 am

    (Auguri per il parto, neh!) 🙂

  45. 46 iano
    gennaio 19, 2009 alle 2:50 PM

    il flusso dei commenti si e’ interrotto e insomma nico’ il prossimo post? il piatto piange :-))
    una cosa che non c’entra niente: mi spieghi una cosina? un blog con wordpress puo’ essere amministrato da qualsiasi pc? (anche senza il prog. scaricato – o meglio che io ho capito che va scaricato?) grazie

  46. gennaio 19, 2009 alle 4:14 PM

    ….sto in cibatte a leggere vecchi fumetti godendomi una sontuosa influenza… dovrei fare un sacco di cose e scriverne il doppio… non sto facendo niente (e godo di questo 😉 )
    in più la notizia della paternità di sb mi ha basito 😀 sarà una bambina selvatica e bellissima e avrà solo tre anni di differenza dal mio più piccolo, possiamo combinare un’appuntamento!
    Io, wordpress lo uso aggratis in remoto… manco riesco a scaricarmi le foto figurati i programmini di gestione…
    Giuro che appena mi passa la “cozzite” da malato (immaginario o meno che sia) muovo delle cose sul blog… Etcì… coff… coff…

  47. gennaio 19, 2009 alle 4:19 PM

    dimenticavo…
    @ Andrea – non ho una ricetta precisa, è una roba di quelle campate lì da qualche vecchietta di passaggio, io ho adottato la tecnica “meeme”: ho scaldato la pentola di lisciva fino a 38° circa (se riesci ad appoggiare la pentola sul palmo dell mano senza scottarti, va bene) i grassi o olii alla stessa temperatura e poi li ho mischiati… devi solo aggiungere piano gli olii per evitare che non riescano a sciogliersi completamente. Lavora tenendo comunque le pentole sul fuoco in modo da tenere la temperatura costante.
    Il risultato è un’incognita legata al tipo di grassi/olii alla forza della lisciva ed all’influenza astrale dei pianeti che orbitano intorno alle stelle di Orione

  48. 49 Gianluca
    gennaio 19, 2009 alle 5:17 PM

    MITICI !!!!!!!

    XD

  49. 50 sb
    gennaio 19, 2009 alle 6:52 PM

    salute nicola.
    per gli infanti si può combinare ma devi comprare i boschi vicino ai miei per allargare il regno. sempre che un giorno riesca a trovarli.
    equipaje, per il parto mi gira già la testa adesso, che deve fare impressione veder saltare fuori di lì qualcosa di più grosso di me.
    ciau ne

  50. gennaio 20, 2009 alle 10:39 am

    Sapone: ho capito bene, mischiate liscivia di cenere e grassi? Senza Soda? Capperi questa non l’avevo mai sentita.

  51. 52 Chiara
    gennaio 20, 2009 alle 1:25 PM

    Ma che bel post! E che bella persona che sembri!
    Passo saltuariamente su questo blog, ma oggi l’ho salvato tra i segnalibri e penso che ci passerò più spesso. Io ho appena iniziato a formare una famigliola, e vorrei che crescesse seguendo i principi che descrivi tu: sto raccogliendo un sacco di input, e iniziando a rimboccarmi le maniche in prima persona… spero di poter dire anch’io, un giorno: “Non stavo pensando di fare questo da grande. Ma questo mi piace […]”.
    Buon cammino. Ci si rivede da queste parti.
    Chiara

  52. gennaio 20, 2009 alle 1:32 PM

    Hoilà! Grazie Chiara… sono seriamente imbarazzato, fortuna per quel “che sembri” in cui mi identifico perfettamente 🙂

    @Peppe – bhè, no, c’ho provato a farlo una volta ma non viene un granchè (la liscivia non è mai abbastanza forte per definizione…)continua pure con la soda che è meglio… la liscivia veniva usata, dai nonni dei nonni, quando non era disponibile la soda, volevo provare a fare l’esperimento.

  53. gennaio 20, 2009 alle 1:35 PM

    sempre @ peppe – con i miei tempi (è dal pleistocene che mi sto organizzando per farmi un caffè) stiamo lavorando su un sistema di mappatura… connessione permettendo…

  54. gennaio 20, 2009 alle 10:42 PM

    Ah ok a me nemmeno con la soda mi è venuto bene, tu quindi vai avanti con la soda.

  55. 56 sb
    gennaio 21, 2009 alle 5:58 PM

    quando restauravo mobili nel bruxelles mi finì una goccia di soda caustica nell’occhio destro ed immantinente sentii come una losna (un fulmine) che mi trapassava la cervice. mi spruzzai dell’acqua nel bulbo e tornai poi a casa come un invalido di guerra. mi si trattò da picio che non mettevo gli occhiali.
    ciau ne

  56. gennaio 21, 2009 alle 11:05 PM

    Non solo hai fatto male a non usare gli occhiali, ma hai anche fatto male a lavarti l’occhio con l’acqua. Avresti dovuto usare limone o aceto.
    Ci si può rimettere un occhio come ridere, con la soda caustica… 😉

  57. 58 stefano e daniela
    gennaio 22, 2009 alle 8:56 am

    ciao a tutti,

    visto che si parla di delurking allora ci tocca palesarci anche qui, dopo averlo fatto de visu con Nicola.

    seguiamo questo blog fin dagli esordi, anche noi siamo tra quelli che si trovano sui blocchi di partenza, vorrebbero, ci provano, aspettano, incominciano con l’orto e intanto aspettano che la crisi incombente gli dia quello spintone che ci vuole quando non si ha il coraggio di fare totalmente da sè il primo grande passo, per allontanarsi almeno un po’ dall’economia del denaro e del timbrare il cartellino e per riavvicinarsi a ritmi e valori più umani e naturali.

    nel frattempo stiamo lavorando per ingrandire l’orto, stiamo scavando per fare un bacino di raccolta di acqua piovana, usiamo l’auto il meno possibile e la bici il più possibile, facciamo piccoli passi verso l’utilizzo dell’energia solare.

    la lettura del blog di Nicola, e dei tanti commenti che voi tutti lasciate, sono per noi di grande conforto: è bello vedere che siamo in tanti ad avere gli stessi obiettivi di vita, è bello sentirsi parte di una comunità.

    grazie a tutti.

    stefano e daniela.

  58. gennaio 22, 2009 alle 3:11 PM

    Grazie a voi! Numa vi invidia ancora il tandem!
    “intanto aspettano che la crisi incombente gli dia quello spintone che ci vuole quando non si ha il coraggio di fare totalmente da sè il primo grande passo”
    Vedi che fortunato che sono! io la crisi me la sono andata a cercare con il lanternino 😀
    adesso parto avvantaggiato!
    Vi aspettiamo per la primavera!

  59. gennaio 23, 2009 alle 11:41 PM

    questo si che è un bel modo di diventare grandi.
    io più parlo di queste cose ai miei amici, più mi prendono per pazza.
    è bello sapere che ci sono altri pazzi come me in giro per la rete, e l’italia.

  60. gennaio 24, 2009 alle 11:59 am

    Consolati… anche i miei amici mi prendono per pazzo… ma poi si magnano i pomodori! 😉

  61. gennaio 28, 2009 alle 7:18 PM

    Ciao! Ma quanta gente! che bello!
    sono passato solo per un saluto, visto che non mi sono ancora beccato l’influenza, vorrei evitare contagi.
    Come state? questo inverno sta pesando a tutti o solo a me?
    In questo momento sono buttato in albergo a Milano controvoglia ed avrei da fare un miliardo di cose da fare e non ne ho voglia, avrei da studiare e non mi va, avrei avrei….

    Che palle non smette un attimo di piovere, in Sardegna du nord avremo avuto forse tre o quattro giorni di tregua, e con maestrale mai visto. Vabbè la siccità, vabbè gli invasi (che sono stati dichiarati pieni il 7 Gennaio) ma adesso non esageriamo, anche perchè voi fortunati al nord parlate di neve e stop forzati, io invece se piove devo andare in campagna lo stesso, e col fango alle caviglie. In ogni caso però faccio solo finta di lamentarmi di questo perchè soffro di una strana sindrome schizofrenica: sono incastrato nell’economia reale per vivere, ma le lavoro contro e cerco di minarla dall’interno ogni volta che sono libero con il lavoro che voglio fare da grande per i campi e che è nato come un sogno, ma sta diventando parecchio reale, una vera serpe in seno. Poi sono felice solo quando sono sotto la pioggia con la cerata e la vanga lunga in mano. Che tipo! se mi guardassi da fuori mi darei del pazzo.

    E a casa tua, Nicola, non mi sento mai solo.
    A Febbraio passo un giorno intero a Torino, se mi dai ancora buca ti tolgo il saluto e divento un lurker.
    Un abbraccio Marco

  62. gennaio 28, 2009 alle 8:34 PM

    @ Marco – tu SEI pazzo…

    Per chi ancora non lo sapesse, Marco è l’indefesso coltivatore di vetiver. Un grezzo contadinone nel corpo di un “bagnino californiano” 😉
    Ma sta progettando cose mirabilanti!

  63. 64 sb
    gennaio 29, 2009 alle 9:00 PM

    ciao marco, anche qui al nord l’inverno pesa e l’influenza dilaga. io ho dato consigli a dritta e a manca per star meglio e poi mi son preso una botta che mi sto ripigliando adesso (sono alle croste di sangue su per il naso).per la neve, quando vien giù, a casa facciamo la grasse matinee e brindiamo che non si va a lavorare; basta un centimetro, che finchè mi pagano come adesso le gomme della macchina son pelate e gli antineve solo un sogno e il sole un lampo giallo al parabrise.
    a proposito di economia reale,la settimana passata su “la stampa” c’era un articolo sulla vetiver; diceva che il profumo che usava marilin monroe lo estraggono dalla pianta, che lo produce grazie ai batteri che vivono nelle sue radici. mabastalà. il profumo è chanel 5. mabastalà.
    ciau ne


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