By Nicola

Benvenuti al FAQ di Coltivare con il Biochar!
…un work in progress…

Quando coltiviamo con il biochar stiamo, a tutti gli effetti, cercando di seguire le orme degli antichi creatori della Terra Preta. Non sappiamo ancora esattamente come funzionasse il processo, così come non sappiamo esattamente come e se sia trasferibile dal suo luogo di origine. Siamo lasciati soli a decifrare i segreti della Terra Preta sperimentando nei nostri orti e giardini e comparando le nostre esperienze.

1.0 Cos’è il biochar?
Il biochar è fondamentalmente carbone prodotto attraverso un processo di pirolisi a bassa temperatura. La pirolisi ad alte temperature è quella che genera il carbone classico a cui siamo abituati. Idealmente il biochar viene prodotto in modo tale da preservare la massima ritenzione di bio-oli condensati. Quando utilizzato in maniera generica, il termine biochar, si riferisce semplicemente al carbone prodotto da una qualsiasi biomassa di scarto, senza considerare se abbia o meno una componente di bio-oli condensati. A questo livello il biochar è semplicemente carbone utilizzato con finalità agricole.

1.01 Quali sono i benefici dell’utilizzo del biochar nel giardinaggio?
• Addizionando biochar si ottengono i seguenti benefici:
• Stimolazione della crescita delle piante
• Riduzione delle emissioni di metano
• Riduzione emissioni protossido di azoto (circa 50%)
• Riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti (circa 10%)
• Riduzione dilavamento nutrienti
• Sequestro del carbonio in un deposito sotterraneo stabile e a lungo termine
• Abbassamento dell’acidità del suolo
• Riduzione dell’inquinamento da alluminio
• Innalzamento del numero e qualità degli aggregati nel suolo grazie all’aumento delle ife fungali
• Miglioramento della capacità di ritenzione idrica del terreno
• Aumento di Ca, Mg, P e K disponibili nel terreno
• Aumento della respirazione microbica del terreno
• Aumento della massa microbica
• Stimolazione dell’azione di fissaggio dell’azoto da parte dei legumi
• Maggior estensione delle micorrize
• Maggiore capacità di scambio di cationi

1.02 Quanto biochar devo utilizzare per ottenere questi risultati?
Questo è ancora oggetto di studio. Sicuramente i risultati saranno maggiori con maggiori quantità. Se può soddisfarvi una stima di massima, azzarderemmo che un rapporto di 5 kg a m2 (1 lb/ft2) dovrebbe essere sufficiente ad ottenere i benefici nella maggior parte dei giardini. In ogni caso si possono già riscontrare notevoli benefici legati alla struttura biologica del suolo con rapporti ben inferiori a 1Kg/m2. Questa FAQ include informazioni per l’uso di piccole quantità di biochar nell’orto e nel giardino ottenendo i migliori risultati.

1.03 Quanto occorre perché I benefici siano visibili? E quanto sono durevoli nel tempo?
Alcuni effetti, come l’abbassamento dell’acidità del suolo, sono immediati. Altri sono legati alla biologia del suolo e possono necessitare di tempi più lunghi. L’aumentata capacità di scambio dei cationi può richiedere diversi anni per svilupparsi completamente. La buona notizia è che questi effetti durano molto a lungo. Gli effetti del biochar nella Terra Preta sono durati millenni.

1.04 Che relazione c’e tra biochar, carbone agricolo e Terra Preta?
Il carbone agricolo è un altro nome per definire il biochar. Questo era la materia prima per la creazione della Terra Preta dos Indios così come per crearne la controparte moderna, Terra Preta Nova. La Terra Preta originale fu creata da una miscela di carbone, cocci di argilla e vario materiale organico. Questo, unito alle caratteristiche microbiche di quei terreni, risultò in un terreno ad altissima fertilità reputato in grado di autorigenerarsi. Gli effetti del biochar nella Terra Preta de Indio si sono sviluppati e protratti per millenni. Inizialmente, gli studi, indicano la non possibilità di ottenere immediatamente gli efftti completi della Terra Preta, ma, in ogni caso, effetti persistenti parziali sono già stati riscontrati in studi a lungo termine. Il livello di dipendenza diretta legata alle specificità del suolo amazzonico non sono ancora note. In qualche modo questo è ciò che voi, giardinieri-ortolani, dovrete riuscire a scoprire. E’ probabile che i reali effetti del biochar siano riscontrabili dai vostri nipoti ma non da voi.

1.05 Cos’è la pirolisi?
La pirolisi è la scomposizione chimica di materiale organico per mezzo del calore in assenza di ossigeno. Questo processo crea gas (chiamati syngas), catramine e ceneri. Il risultato è una combinazione di carbone, condensato di bio-oli, catrame e cenere.

1.06 Cosa si considera come “bassa temperatura” nella produzione del biochar?
Il punto più basso della scala di valori teorica è di 120°, la temperatura più bassa a cui il legno carbonizza, (Riferimento) e quindi del processo di pirolisi. Un limite inferiore della scala più pratico è quello di prendere a valore la temperatura di combustione guidata del legno, normalmente 350° (Riferimento). Il punto massimo teorico, che separa il biochar dal carbone tradizionale, dipende dal processo di produzione utilizzato e dal materiale combustibile utilizzato, ma viene generalmente indicato con 600°. Queste indicazioni sono comunque rilevanti nel caso di carbone ottenuto da legna ma non valgono nel caso del bamboo o di altre biomasse ad lto contenuto di cellulosa. Il carbone di legna ha, al suo interno, uno strato di bio-oli condensati la cui funzione è identica a quella del glucosio per la crescita della fauna microbica. (Riferimento – pdf). Il carbone prodotto ad alte temperature perde questo strato e di conseguenza non è in grado di promuovere la fertilità del suolo. (Fonte)

1.07 Posso sostituire con altre forme di carbone il biochar?
Assolutamente. Sebbene gli oli presenti nel biochar giochino un ruolo fondamentale per la fertilità del suolo è stato dimostrato che anche il carbone privo di questi oli da eccellenti risultati. In generale viene comunque consigliato di evitare i pellets di carbone industriale poiché i leganti utilizzati per la sua produzione possono apportare elementi indesiderabili al terreno. Sebbene alcuni leganti vengano segnalati come innoqui. Vedi 5.08 per avere informazioni su come ricevere del carbone di pula di riso standard per condurre le proprie analisi casalinghe in vaso e compararle con quelle di altri.

1.08 Il carbone si disgrega nel terreno?
Il carbone è altamente stabile, i microbi sono in grado di decomporlo e disgregarlo ma molto lentamente.
(maggiori info.)

1.09 Come posso unirmi alla comunità di discussione sulla Terra Preta
1. Bioenergy lists: Terra Preta: the intentional use of charcoal in soils.
2. Bioenergy lists: Terrapreta — Discussion of terra preta, the intentional placement of charcoal in soil.
3. Hypography Science Forums: Terra Preta

2.0 Come faccio ad ottenere il biochar?
Potete acquistare il carbone da ditte produttrici specializzate, le quali sono in grado di fornire un’ampia gamma di prodotti per ammendare i terreni. O potete autoprodurlo. Con l’esperienza si può arrivare ad ottenere del biochar con la giusta capacità di ritenzione che dia i benefici attesi.

2.01 dove posso acquistare il biochar?
Attualmente la produzione “industriale” di biochar è molto ridotta e quasi totalmente assorbita dai progetti di ricerca accademici.

L’alternativa è acquistare carbone adatto per l’utilizzo nel suolo che, per ampliamento della definizione, può essere considerato biochar. In Inghilterra è ampiamente disponibile dai vivaisti. In Australia si può acquistare il carbone di bamboo “redhead” nei supermercati o carbone per orticoltura. Una soluzione più economica può essere quella di richiedere sacchi da 20Kg di carbone Mulga per circa 30(AUD)$. (n.d.t. non so di prodotti simili in italia) Essendo di grosse dimensioni sarà necessario spezzarlo leggermente in un mortaio. Risulta eccellente miscelato in blocchi grezzi con mix di terriccio per orchidee. Generalmente ha un pH pari a 6 quindi risulta molto adatto con le acidofile. Negli Stati uniti e disponibile il Cowboy brand hardwood charcoal che vien venduto in sacchi da 9,07 kili o in pallets da 272,16 kili per circa 0.14(US)$ al kilo. Per maggiori quantità, si parla di container, si può prendere in considerazione il carbone di noci di cocco disponibile per meno di 300$ a metro cubo. Vale la pena comunque ripetere che non conviene utilizzare i pellets di carbone in quanto i leganti potrebbero aggiungere elementi indesiderati al terreno.

2.02 Cosa posso coltivare per produrre il mio carbone?
In Inghilterra, il carbone disponibile in commercio viene prodotto dalle “potature” come viene fatto da circa 2000 anni. Questo è considerabile un sistema ecologicamente valido e può contribuire alla preservazione ed alla salute delle foreste Inglesi.

2.03 Posso bruciare ossa per fare il carbone da utilizzare in giardino?
Si. Pare che il carbone di ossa, con quello prodotto da altri tipi di scarti alimentari, fosse una delle componenti della Terra Preta.

2.04 Come posso fare il mio carbone?
In generale le carbonaie più diffuse al mondo sono quelle dette a buca coperta (Esempio) o pila coperta (fornace di terra), i piccoli orticultori preferiranno però iniziare con sistemi più semplici e su scala ridotta. La pirolisi casalinga non è un processo particolarmente complesso ed il sistema del fusto di metallo può essere una buona base di partenza. La variazione più popolare è quella a fondo ventilato. (Esempio) Con un minimo di capacità manuali e gli attrezzi giusti si può arrivare, partendo da un fusto di metallo, a costruirsi la propria fornace ad alta resa (Esempio)

Se abitate in una zona dove è illegale produrre fumi dovrete fare molta attenzione a cosa utilizzerete come combustibile. Non importa quale tecnica utilizzerete per produrre il carbone ma scegliere materiale legnoso, asciutto e di dimensione uniforme da garanzie di una buona produzione. L’uniformità è una delle ragioni per cui i carbonai usano sempre durame precedentemente tagliato.

Se volete utilizzare il calore generato per cucinare prendete in considerazione la cucina a biochar di Robert Flanagan. (Esempio1) (Video) o il sistema a due fusti di Folke Gunther. Il fusto interno, nel sistema di Folke, agisce come ritorto, limitando l’accesso di aria al combustibile per la durata del processo. Una fonte di calore esterna pirolizza il contenuto del ritorto il quale, attraverso una serie di piccoli fori, permette la fuoriuscita dei gas ma limita l’accesso di ossigeno. Il sistema ritorto è sicuramente quello che permette una maggiore efficienza.

2.05 Quali sono i sistemi per avvicinarsi a grandi produzioni di carbone per il giardinaggio?
Un grande fusto ritorto.[da implementare]
Utilizzate un fusto con un coperchio con una buona tenuta. Posizionatelo su un supporto appoggiato a terra e praticate dei fori sul fondo in modo da sfruttare l’effetto “ritorto” dei gas volatili infiammabili. [Esempio]. Un’alternativa più elaborata è quella di collocare un tubo perforato che dalla sommità del fusto porti i gas verso la parte inferiore, nel braciere.[Esempio1][Esempio2][Esempio3]. Scegliendo accuratamente la materia prima con questo sistema, che rimette in circolo i fumi attraverso la “ritorsione” dei gas, non solo da un’ottima resa in termini di produzione ma abbatte drasticamente l’emissione di fumi

Fornace da acido piroleico (wood vinegar) [da implementare] Non sono sicuro che in questo caso si possa ridurre l’intensità dei fumi, ma lo spero.

2.06 Come posso ottenere del carbone che abbia le caratteristiche strutturali e chimiche del biochar?
La struttura è caratterizzata principalmente dalla materia prima. Il durame è attualmente il preferito da questo punto di vista ma gli studi in questo campo sono ancora mobili. La chimica è più definita. Il processo di carbonizzazione deve essere tenuto sotto controllo per assicurare la ritenzione dei condensati. Gli strumenti per ottenere questo su scala domestica sono limitati ma fortunatamente molto semplici. In tutti i casi si tratta di limitare l’accesso di aria nella camera per ridurre la combustione con fiamma e per mantenere una temperatura di pirolisi il più bassa possibile così da non consumare e disperdere tutti gli elementi volatili ed il catrame. Sicuramente, tollerare la produzione di fumi, segno di una scarsa combustione, può voler dire aumentare la ritenzione degli elementi volatili. Così come il soffocare la combustione prima che si tarsformi da combustione di gas di legna in combustione di gas di carbone può essere efficace. Questo può tradursi in una produzione mista di carbone “nero” e carbone “marrone”, entrambi comunque ottimi per il giardino.

2.07 Quanto carbone posso pensare di riuscire a produrre?
Su una base strettamente di peso ed energia, intorno al 20% con una fornace a bruciatore superiore (TLUD Top Lit Updraft) con una bassa velocità superficiale (Fonte – PDF) e 60% con una a fuoco ritorto in condizioni ideali. 40% è un obbiettivo ragionevole. [Necessità di Fonte]

2.08 Quali materiali refrattari posso usare per realizzare una fornace? Una fornace a fiamma ritorta?

2.09 Quali gas vengono prodotti durante l pirolisi?
I principali gas combustibile sono il monossido di carbonio e l’idrogeno, con una piccola percentuale di metano. In casi di alta percentuale di umidità nel combustibile, si produce anche anidride carbonica.(Fonte)

2.10 Quanto calore viene prodotto durante la pirolisi?
La pirolisi, di per sé, è un processo endotermico, ossia, richiede una fonte di calore esterna. Il potere calorifero dei gas prodotti è di 5.000 – 5.900 kJ/m3. (Fonte) Nonostante sia di molto inferiore comparato ai valori del gas naturale, da 33.320 a 42.000 kJ/ m3, (Fonte – PDF) ha comunque una sua ragione d’essere.

2.13 Il carbone è meglio come combustibile che come ammendante del terreno?
Può essere. Il suo valore come ammendante è sicuramente più alto quando viene usato in piccole dosi come inoculante, o come appoggio a concimazioni. Ha anche una grande utilità nelle coltivazioni che richiedano forti concimazioni. Questo foglio di calcolo può aiutare a valutarne la reale efficacia.

2.14 Il carbone a più valore come combustibile che come compensazione dei gas serra?
Forse si. Forse no.

3.0 Cosa faccio con il carbone dopo averlo prodotto?
Potete usarlo così com’è, appena fatto soprattutto se in piccole dosi. Per applicazioni più importanti le scelte possono essere di spezzarlo, setacciarlo, inzupparlo, aggiungervi materiale secco, compostarlo.
3.01 Perché dovrei trattare il biochar invece di utilizzarlo così com’è?
Ci sono molti motivi percui convenga farlo.[Da implementare, ovviamente.]
3.02 Di che dimensioni dovrebbe essere il biochar?
3.03 In che modo Si può spezzare o setacciare il biochar?
[Per spezzarlo io mi affido a mortaio e pestello: un bastone di 5 cm di diametro e un contenitore da circa 20 litri appoggiato su un foglio di compensato.
Per setacciare e dividere il biochar probabilmente è più utile un piano inclinato di uno orizzontale soprattutto per grandi quantità]
3.04 Come posso rendere il biochar più facile da spezzare?
Bagnarlo ed asciugarlo sembra aiutare. Spezzarlo leggermente inumidito aiuta a controllare l’inevitabile polvere.
3.05 Oltre all’acqua con cosa posso inzuppare il biochar?
Compost tea, MiracleGro™ (Proporzioni), emulsione di farina di pesce, urea, altra urea….
3.06 Posso aggiungere il biochar al compost?
Si. Questo permette di intridere il biochar di sostanze biologiche e umiche. In più, grazie alla proprietà di assorbire gli odori, consiglio di metterne una manciata ad ogni aggiunta di scarti nel secchiello dell’organico vicino alla cucina.
3.07 Il biochar modifica il processo di compostaggio?
Osservazioni estemporanee indicano che l’aggiunta di biochar fresco finemente macinato può accelerare il processo di compostaggio.
3.08 Il biochar può danneggiare i lombrichi nel mio compost?
E’ stato osservato che se la percentuale di biochar rimane inferiore la 50% non vi sono problemi, con percentuali maggiori l’attività dei lombrichi può risultare ridotta.
3.09 Posso usare il biochar nella Compost Toilet?
Si. Qui, il potere di assorbire gli odori, è nuovamente fondamentale.

4.0 Come applico il biochar?
4.01 Qual è il dosaggio limite di applicazione per ottenere effetti dal biochar?
Dai dati ad oggi disponibili sembra che i coltivi rispondano positivamente ad applicazioni di almeno 50 Mg C ha-1, sempre che si applichi una sufficiente concimazione per impedire che il carbone induca uno stallo (vedi 5.04). Questa misurazione equivale a 5Kg/m2 (1 lb/sf) ed è attivo con una dispersione del carbone a 5 cm (2 in) di profondità. (i calcoli). I coltivi possono presentare segni di riduzione dello sviluppo con applicazioni superiori. Secondo gli studi fino ad oggi eseguiti, non si è presentata riduzione della crescita per la maggior parte delle specie vegetali e condizioni del suolo anche con applicazioni di 140 Mg C ha-1.
4.02 Quali materiali si combinano bene con l’applicazione del biochar?
4.03 Come viene utilizzato generalmente il biochar?
[Normalmente viene mescolato come quando si preparano i letti aggiungendo compost o altro materiale organico,]
4.04 Qual è il dosaggio normale di applicazione del biochar?
Questo non è ancora stato precisamento definito.
4.05 Ci sono dei benefici ad utilizzare il biochar come pacciamatura?
[Miglior ritenzione dell’azoto e degli elementi azotati, riduzione delle emissioni di metano e protossido. Riscaldamento dei letti in primavera]
4.06 Avendo una quantità limitata di biochar, qual è l’uso migliore che posso farne?
[Da implementare. Seedball, concimazione locale, inoculante di micorrize]

5.0 Cosa succede dopo l’applicazione del Biochar nel suolo?
5.01 Il biochar influisce sul pH?
5.02 Il biochar aumenta il CSC (capacità di scambio cationico) e il tasso di saturazione in basi?
5.03 Il biochar migliora le caratteristiche di struttura del terreno?
5.04 L’aggiunta di biochar può causare uno stallo nella crescita?
Nel caso di terreni poveri di azoto, l’aggiunta del biochar può effettivamente causare uno stallo nei processi di crescita. Eventualità comunque relativamente rara in situazioni di orto/giardino dove si può disporre di concimi quali compost, letame, scarti di cucina. Una testimonianza

La combinazione data dall’inserimento di biochar ricco di C/N e sacche abiotiche di N minerale può, in alcune situazioni, portare ad una riduzione dell’azoto disponibile per le piante (Lehmann and Rondon 2005). Esperimenti condotti nel nord della Svezia, in ogni caso, hanno mostrato un aumento della nitrificazione e diminuzione dell’ammonizzazione in seguito all’aggiunta di C attivo in una foresta di abeti (Berglund et al. 2004). Sembra che gli effetti del biochar sull’azoto (N) presente nel suolo non siano ancora stati completamente compresi. Studi in serra condotti in Columbia hanno dimostrato che le leguminose sono in grado di compensare la carenza di N attraverso l’aumento di N2 fissato biologicamente, processo stimolato dalla presenza di biochar (Rondon et al. 2004). Le non leguminose, in ogni caso, potrebbero necessitare di concimazioni azotate per compensare l’immobilizzazione. Come effetto indesiderato si può avere, di conseguenza, una maggiore necessità di composti azotati la cui produzione a costi energetici molto elevati (West and Marland 2002)

(Fonte-PDF)

5.05 Cosa si può fare per prevenire lo stallo?

Si possono adottare tre possibili soluzioni singolarmente o abbinate: (i)il biochar viene applicato esclusivamente alle leguminose fintanto che non si sia fissato sufficiente azoto da permettere una situazione economicamente soddisfacente per la coltivazione di non-leguminose senza la necessità di aumentare l’applicazione di composti azotati; (ii) il biochar viene caricato di N attraverso una fase di compostaggio o attraverso un processo di produzione di energia (Lee and Li 2003); (iii) il biochar viene applicato in dosi controllate che permettano la sedimentazione di N e ottimizzi la produttività delle piante.

(Fonte-PDF)

5.06 Il biochar influisce sull’ecologia del suolo?
La struttura stessa del carbone fornisce rifugio per molti organismi benefici dai minuscoli batteri ai grossi lombrichi.
Il carbone è in grado di accrescere l’attività delle micorrize. Questo fattore non sembra essere influenzato dalla temperatura di produzione del carbone.

In Giappone vi è una lunga tradizione dell’uso del carbone come ammendante. Afferma Nishio (1996): “l’idea che l’applicazione di carbone nel terreno possa stimolare le micorrize arbuscolari locali nel suolo e quindi promuovere lo sviluppo delle piante è cosa relativamente nota in Giappone, sebbene questa pratica sia limitata dagli alti costi”. La stretta relazione tra il carbone e le micorrize è probabilmente importante nella realizzazione del potenziale del carbone di accrescere la fertilità del suolo. Nishio (1996) riporta l’inefficacia del carbone nello stimolare la crescita di alfalfa in terreno sterilizzato, ma la crescita aveva un aumento di un fattore di 1.7-1.8 quando alla coltivazione veniva aggiunto terreno non sterilizzato contenente micorrize locali. Warnock et al (2007) suggerisce quattro possibili meccanismi attraverso cui il biochar potrebbe influenzare l’abbondanza di funghi micorrizici. In ordine decrescente di prove scientifiche disponibili sono: “alterazione delle caratteristiche fisico-chimiche del suolo; effetti indiretti sulle micorrize attraverso l’azione su altri microbi presenti nel suolo; detossificazione dei componenti allelochimici nel biochar ed interferenze nelle segnalazioni pianta-fungo nonché rifugio dai predatori.

(Fonte-PDF)
Il carbone di legna prodotto a basse temperature (più che lo sfalcio o legni ad alto contenuto di cellulosa) possiede uno strato interno di bio-oli condensati disponibili ai microbi per cibarsene, l’effeto di questi bio-oli è identico al glucosio per lo sviluppo microbico (Christopher Steiner, EACU 2004) (Fonte)

Steiner et al [2008] ha osservato che la respirazione basale (RB), la massa microbica, la popolazione e l’efficienza dei microbi (espressa dal quoziente metabolico) cresce in maniera costante e significativa con l’aumento delle concentrazioni di carbone (50, 100 e 150g Kg-1 soil). L’applicazione della condensazione dei fumi (acido piroligneo, AP) provoca un netto aumento della respirazione indotta del substrato (RIS), delle caratteristiche precedentemente menzionate ed un’aumento esponenziale delle popolazioni. Supponiamo che il condensato dei fumi contenga sostanze facilmente degradabili, utilizzabili dal metabolismo dei microbi, e solo una minima parte di agenti inibitori.

(Fonte)
La formazione di aggregati viene promossa:

La presenza nel suolo di biochar promuove attivamente la formazione di aggregati attraverso la stimolazione delle ife dei funghi. Il biochar è in grado di fornire habitat per le ife esomicorriziche, la sporulazione avviene nelle microporosità grazie alla minor competizione dei saprofiti (Saito and Marumoto. 2002)

(Fonte-PDF)

5.07 Il biochar stimola la crescita delle piante?
5.08 Quale tasso di crescita ci si può attendere?
Ci si può attendere che il peso totale del raccolto sia, nella maggior parte dei casi, visibilmente maggiore con una combinazione di carbone-concime che non con la sola concimazione. In alcuni casi i risultati ottenuti sono notevoli. Steiner (2007) ha riportato un raddoppio nella produzione di granoturco in coltivi trattati a carbone+concimazione rispetto a quelli trattati solo a con concimazione. I raccolti sono diminuiti nell’arco di quattro cicli di coltivazione, anche se la riduzione è stata minore nei casi di applicazione di carbone. Le concentrazioni di P, K, Ca, Mg sono rimaste significativamente elevate nei terreni trattati con carbone nonostante il sequestro operato dalle coltivazioni. (Fonte-PDF) Considerando che le sperimentazioni sono state effettuate in poche località, non dovrebbe essere una sorpresa scoprire che i effetti attesi possano risultare leggermente inferiori a questa previsione.

I dati sugli effetti del carbone sulle coltivazioni sono ancora ridotti – solo un limitato numero di cultivar su una limitata tipologia di terreni sono stati investigati. Le iterazioni tra cultivar, tipologia di suolo, condizioni locali, metodo di produzione, di applicazione e percentuale d’uso del biochar devono essere ancora studiate in dettaglio prima che il biochar possa essere contemplato come ammendante nella coltivazione su larga scala. In ogni caso ci sono chiare prove che l’aggiunta di carbone per determinate cultivar e determinate tipologie di suolo può avere effetti benefici.

(Fonte-PDF)

5.09 Esistono sistemi attraverso cui si possa condurre le proprie sperimentazioni in modo che possano essere utili anche per altri?
Certamente: CharDB, il database internazionale open-source delle sperimentazioni con biochar.
Ora puoi registrare le tue esperienze di concimazione con biochar in un formato omologato “CharML” che dovrebbe facilitare la comparazione dei dati inseriti. Questo, si spera, dovrebbe condurre a nuove ed interessanti conclusioni ed ad una conoscenza più approfondita del fantastico mondo del biochar!” (Fonte)

5.10 Quanta anidride carbonica può sequestrare il biochar?
5.11 In che misura il biochar limita la produzione d’azoto?
Lo studioso del suolo Lucas Van Zweiten ha osservato una notevole riduzione delle emissioni di protossido d’azoto in una situazione agricola in cui ha utilizzato il biochar di cui disponeva. Generalmente terreni con alti livelli di nitarti, una robusta struttura organica e sufficente umidità hanno livelli molto alti di produzione di protossido, di conseguenza i benefici osservati da Van Zweiten sono probabilmente maggiori. In ogni caso,
Gli effetti del biochar sulle emissioni di protossido d’azoto sono un fattore ampiamente sconosciuto. Nonostante sia probabile la riduzione dell’emissione diretta di N2O e quella indiretta, attraverso la riduzione di dispersione di nitrati, nessuna di queste possibilità è stata adeguatamente dimostrata su un’ampia gamma di terreni e cultivar diversi. (Fonte – PDF)

PENSIERI RECENTI

C’è un brano del “The man from LaMancha” in cui Pablo dice a Don Quisciotte: “Quando un bicchiere ed un sasso si scontrano, sarà il bicchiere ad avere la peggio”. Se ne diamo una lettura come semplice “capacità di carico” – il genere umano contro la natura in una relazione caratterizzata dalla rigidità – allora Malthus aveva ragione e noi siamo qui solo per una Fine, proprio come le sottostimate dinamiche delle popolazioni naturali che fioriscono e decadono. Come narratore dell’ecologia e dell’ambiente credevo profondamente in questa regola. Vedendo in questo la futilità della condizione umana, mi ritirai dall’attivismo per dedicarmi ad una vita di natura, bellezza e spirito in Brasile.

Ora vengo trascinato indietro.

Ciò che realmente a fatto la differenza, ciò che mi ha riportato indietro, non sono le crescenti statistiche sull’approssimarsi della catastrofe quanto, piuttosto, la scoperta della terra preta che suggerisce vi siano state popolazioni in grado di vivere centinaia o migliaia di anni in perfetta armonia con il proprio ambiente nel bacino amazzonico. Nessuna civiltà occidentale è in grado di dimostrare di essere stata in grado di fare tanto senza degradare il proprio territorio. Pare che il trucco della TP fosse quello di trasformare i rifiuti in risorse costruendo un’agricoltura basata sulla reciprocità con la terra – scarti per aumentare l’abbondanza.

Mi rendo conto che molto di tutto ciò sia speculativo, ma mi piace considerarmi un “visionario” e le possibilità che soggiaciono a questa scoperta sono troppo potenti perchè io possa ignorarle. La possibilità di spostarsi da tecniche predatorie a tecniche rigenerative potrebbe significare il passaggio da un’era di carenza ad una di abbondanza. Mi rendo conto che la strada sia lunga. Mi rendo conto che non è la storia della rivoluzione industriale e della trionfante civiltà delle conquiste. In ogni caso conservo un sogno antico e futuro , una volta che sarà possibile vedere oltre la cortina dell’era industriale dei combustibili fossili a buon mercato allora ci si potrà accorgere che Malthus si sbagliava e che gli uomini sono in grado di trovare percorsi rigenerativi attraverso un’armonioso rapporto con la natura.

(Fonte)

Philip Small


25 Risposte to “Philip Small’s Biochar FAQ”


  1. 1 Gianluca
    giugno 11, 2008 alle 10:35 am

    bravo Nicola ed ovviamente anche a Philip, nel corso delle prossime settimane vedrò di darmi alla sperimentazione per produrre un pò di biochar, proverò sia con alcuni pezzi di legno tagliati alla fine dell’inverno (legno secco) che prenderò della scorta di casa (credo che sia questo che viene normalmente definito durame) sia con le ramaglie gnerate dalla pulizia dei tronchi (equivalenti a ciò che si ha a disposizione con delle semplici potature). Non mi resta che trovare un bel fusto metallico da 210 litri e poi vi farò sapere.
    a presto ed ancora grazie per la traduzione e per i numerosi link (a proposito, il terzo riferimento del punto 1.06 da un messaggio di errore)
    Ciao alla prox

  2. giugno 11, 2008 alle 10:52 PM

    @ Gianluca – anche nell’originale purtroppo… m’era sfuggito.

  3. giugno 11, 2008 alle 10:59 PM

    Fatto. Sistemato anche questo link! Grazie.

  4. 4 silvia
    settembre 14, 2008 alle 1:58 PM

    ciao, sono una ricercatrice del cnr di Firenze, e all’interno del nostro istituto stiamo conducendo una ricerca sul biochar ed il grano duro più altre ricerche in laboratorio sulla stabilità del biochar nel suolo.
    Sono andata al convegno internazionale di IBI International biochar Initiative, molto interessante Noi nel nostro esperimento sul grano duro abbiamo avuto un aumento della produttività abbastanza considerevole aggiungendo biochar (10t/ha.
    Ciao a tutti
    Silvia

  5. settembre 14, 2008 alle 8:52 PM

    Evviva il cnr di Firenze!! Pubblicherete qualcosa a riguardo?

  6. 6 sb
    settembre 15, 2008 alle 7:58 PM

    grazie nicola. per ora ho letto ma presto guarderò i riferimenti e magari ci provo. e complimenti.
    ciao

  7. 7 Marta della LuciaStove
    giugno 13, 2009 alle 11:06 am

    In merito a
    Quanto biochar devo utilizzare per ottenere questi risultati?
    attenzione ad usare parole come “Sicuramente i risultati saranno maggiori con maggiori quantità”
    perchè purtroppo questo non è assolutamente vero.
    La verità è che siamo in fase di studio. Punto.
    E’ stato invece testato che a volte troppo biochar crea esattamente l’effetto contrario : alcune giovani specie botaniche sono quasi seccate a causa del troppo biochar; altre, piantate con le stesse percentuali di biochar si sono rinvigorite .
    SIAMO IN FASE DI STUDIO E LE VARIABILI (SPECIE BOTANICHE, TIPOLOGIA DEL TERRENO, TIPO DI BIOCHAR, ECC..) SONO TANTE.
    QUINDI ATTENZIONE A CIò CHE DICIAMO

    • giugno 14, 2009 alle 12:46 PM

      Questa è una delle cose che apprezzo di più degli studi sul biochar… le cose non sono “fisse” ma si sviluppano attraverso un progetto allargato ed evolvono di giorno in giorno grazie ad una community enorme!
      Grazie Marta!

  8. 9 biagio
    novembre 21, 2010 alle 9:20 am

    Ciao sono biagio.
    sono un produttore di fiori in serra.è da oltre 50anni che ci fanno inquinare l’abbiente con combustibili per il riscaldamento senza però un ritorno eco-compatibile…mi spiego.con la combustione fatta dalle nostre caldaie si ha solo un riscaldamento ed un enorme fuoriuscita di monossido di carbonio.
    provate a pensare se si facessero delle camere di combustione di scarti di legna,con intercapedini di tubi nei quali passa l’acqua da poter poi destinare al riscaldamento delle serre.
    per poi riutilizzare le ceneri come ammendante per il suolo di coltivazione.con l’enorme risparmio di fertilizzanti inquinanti per il terreno.
    non sarebbe un idea?
    ci vorrebbe solo un pò di corraggio da parte delle reggioni a poter finanziare queste idee.
    grazie biagio

    • novembre 22, 2010 alle 8:08 PM

      Ciao Biagio, il problema è che le regioni sono comunque entità politiche che (per cause intrinseche all’attività politica) non sono considerabili particolarmente vocate all’innovazione 🙂
      In ogni caso le possibilità, soprattutto per ambienti controllati come le serre, di progettazione integrata (riscaldamento, produzione ed assorbimento di CO2…) sono pressochè infinite e molte di queste a costi veramente irrisori.
      Senza considerare i benefici ambientali ed ecologici.
      Il problema maggiore è progettare riuscendo a stare “fuori” dagli schemi ed avere l’appoggio da parte dei fornitori (soprattutto sulle grandi dimensioni. Se invece si parla di medie-picocle dimensioni… il fai da te è assoluitamente possibile ed auspicabile anche per la possibilità di avere un’impianto perfettamente tagliato sulle proprie esigenze)

  9. dicembre 20, 2010 alle 6:55 PM

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  10. 12 martino
    luglio 7, 2011 alle 3:23 PM

    eeih molto interessante grazie per le info nicola! Mi trovo come sai a sunseed in spagna dove per chi non sapesse si sperimentano vita e coltivazione in sistemi semi aridi. qui c’e’ un bel problema di infestazione da arundo donax alias canna comune. cosa ne diresti di proporne l’utilizzo per produrre biochar per migliorare i terreni e magari usare il gas generato per pirolisi per cucinare pranzo e cena per le orde di volontari che popolano lacomunita’? come procederesti? se ho capito bene la presenza dei oli e’ legata alla lignina. nella canna e’ presente una buona quantita’ di lignina….sara’sufficiente ad assicurare il contenuto in oli tanto agognato? essendo il terreno molto calcareo (credo che il ph sia attorno a 7) il biochar dovrebbe abbassare o mantenere il ph attorno al 6-7 giusto? In oltre i terreni sono molto poveri di sostanza organica. qui si produce compost dai rifiuti alimentari ma non si usa stallattico percio’ siamo sempre in carenza. per l’azoto fanno compost tea (senza ossigenazione forzata) con foglie di cactus e altre bestie vegetali varie (una puzza indicibile) e poi si usa urina di volontario a gogo diluita al 10%. il trattamento del bio char con simili ignobili liquidi potrebbe evitare il rischio di sequestro dell’azoto? la cucina/fornace dovrebbe essere in stile Folke Gunther? o forse usandola piu’ spesso si potrebbe anche usare un sistema con una fiamma un po’ piu’ gestibile?
    in alternativa alla canna si potrebbe usare un’altra pianta infestante:l’eucalipto anche se presente in quantita’ meno industrali. sarei felice di sapere cosa ne pensi! a risentirci! Martino

    • luglio 7, 2011 alle 10:19 PM

      Ciao Martino, spero vi stiate prendendo il ‘vostro tempo’ da quelle parti.
      Allora… si, l’arundo donax è ottima per il biochar ma se ne estrae poco gas e bisogna fare molta attenzione a non incenerirla tutta (dentro le canne c’è un sacco d’aria) l’ideale sarebbe farne un cippato.
      Gli olii non sono fondamentali ma aiutano e sono sufficienti.
      Il biochar non modifica assolutamente il pH… è un’inerte. Modifica la struttura ‘meccanica’ del terreno ma non quella chimica.
      Ovvio che, dovendo il biochar essere ‘caricato’ prima di addizionarlo al terreno per evitare il sequestro di nutrienti, sia l’urea (pipì di volontario) che qualsiasi forma di macerato o compost liquido va bene.
      Bèh… sicuramente quella di Gunther è facile e pratica anche se un po’ poco pratica da caricare a metà cottura.
      L’eucalipto credo che vada bene… legno duro… non saprei, ma credo che anche le tossine con cui compete con altre piante potrebbero tranquillamente volatilizzzarsi nel processo…
      Salutatemi tutti!
      Anche da parte di Matteo (chi è Matteo? un loro ex-volontario con cui collaboro spesso…)
      Un abbraccio!

      • novembre 4, 2012 alle 1:47 PM

        Scusa Nicola,
        Ma all’inizio dell’articolo viene menzionato tra i benefici che il biochar abbassa l’acidita’ del suolo. Nella versione inglese (http://biochar.pbworks.com/w/page/9748043/FrontPage) si legge:
        5.01 Does biochar affect soil pH?
        Raising soil pH is biochar’s most important contribution to influencing soil quality. (Source) Soil pH mostly influences the relative availability of nutrients. At low pH, aluminum toxicity is particularly harmful to plant growth. Aluminum toxicity is an extensive and severe soil problem and biochar is the most available and obvious solution that we have to combat it. Soil phosphorus availability is highly dependent on soil pH range, and thus biochar can be used to substantially increase phosphorus availability in soils that are below the ideal pH range of 6.5 to 7.0. (More on biochar and soil pH)

        Quindi attenzione al pH!!
        Laura
        (www.ortolistico.wordpress.com)

  11. febbraio 6, 2012 alle 4:10 PM

    Can I get your contact details so we can discuss further?

  12. 16 Davide
    gennaio 11, 2020 alle 6:27 am

    Bravo!!!
    Anche io da anni facio il biochar, prima usavo un bidone e lo usavo come storta, poi ho fatto un bidone pirolitico ma ora ho scoperto un forno molto piu semplice e che da un carbone molto puro.
    La fornace in questione si chiama kon tiki kiln o forno a cono profondo ed é stata creata in svizzera ed é un forno a tappo di fuoco.
    Sembra complicato ma in realtà altro non é che un braciere alto conico o piramidale, io ad esempio uso un vecchissimo paiolo in rame da 80 cm di diametro per 55 di altezza trovato in soffitta.
    L’enorme vantaggio rispetto agli altri forni che si usano normalmente in ambiente hobbistico è che questo forno può essere caricato in continuo semplicemente seguendo la regola base di aspettare che la legna caricata si carbonizzi e poi aggiungere uno strato nuovo e può bruciare anche legno verde Io ad esempio ho portato alberi al mattino e al pomeriggio ho fatto la carbonella in quanto caricandolo dall’alto prima asciuga il legno e poi lo trasforma in carbone. Lo svantaggio è che bisogna che ci sia un operatore sempre presente per caricare continuamente legna.,in piu si puo usare anche per cucinare🤣🤣🤣


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