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08
Gen
11

Il Dilemma dell’Onnivoro

Mi guardano.
Tre paia di occhi fissi su di me. In attesa.
Io sono in piedi, dall’altra parte di una tavola che sembra allungarsi ogni secondo che passa.
Anch’io guardo.
Vedo la mia mano che si abbassa, prende la forchetta. Il contatto è leggero tra il pollice, l’indice ed il medio. Quasi dovessi servirmi di una pietanza pregiata. Un po’ come si farebbe in una serata chic per servirsi del caviale. Che poi, siamo sinceri, sa un po’ di pesce morto…
Loro continuano a guardami; iniziano ad abbozzare sorrisetti.
Loro sono Noemi, Cristina e l’amico G. I trecento bambini che affollano normalmente il pavimento sono già a dormire. Forse gli si è voluto evitare uno spettacolo che potrebbe trasformarsi in incresciosa tragedia.
Piano, vedo la mia mano avvicinare i rebbi alla pietanza e sollevarsi verso il mio volto.
Più mi concentro sul gesto più il tavolo sembra allungarsi allontanando in un’oscurità indistinta i tre ghigni dei subdoli “osservatori esterni”.
Nessuno di loro ha voluto affrontare con me il viaggio terminale, nessuno a voluto scontrarsi come me con l’innata paura legata all’assunzione di sostanze sconosciute (per quanto tutti quanti in tenerà età si sia violato più e più orifizi con qualsiasi oggetto e sostanza… ma poi si cresce e si matura una certa diffidenza…)
Bastardi.
Mi hanno abbandonato da solo. Da solo ad assaggiare le uova dei cent’anni fatte in casa.

Si, perché, memore dell’inverno passato, all’inizio dell’autunno mi son detto: “ Quest’inverno le galline smetteranno di fare uova. Adesso ne abbiamo in eccesso. Ci sarà pur un modo per conservarle”.
Va da sé, un modo c’è: Le si fa bollire ben bene e le si mette in salamoia.
Troppo semplice.
Io non voglio un uovo cotto conservato.
Voglio un uovo.
C’è chi le surgela. E già… ma nella nuova casa probabilmente non avremo neanche il frigo (abbiamo scoperto che spesso e volentieri, per noi, diventa solo una cosa in cui inciampare in cucina…)
Per farla breve: mi sono lanciato nella sperimentazione delle uova sotto sale. C’è chi lo fa nella calce… ma non avevo calce a portata di mano e poi mi faceva un po’ impressione.

E’ stupido a pensarci adesso che mi sto mettendo l’uovo in bocca. Ma all’epoca preferivo l’idea di una bella soluzione quasi satura di sale e spezie all’idea della calce.
E ora sono qui, con tre spettatori, che cerco di scoprire se starò male o se sopravviverò al mio esperimento e loro pronti a testimoniare per le generazioni future.
Bastardi.

Ne avevo già parlato della paura che mi assale ogni volta che apro un barattolo di conserve fatto da me (cosa che, irrazionalmente, non mi capita quando apro un barattolo fatto da amici che so vivere tecnicamente in un pollaio con condizioni igieniche degne di uno slum di Pretoria). Credo che abbia a che fare con 30 anni di prodotti confezionati. Eppure, mia madre ha sempre fatto le conserve in casa… bah.
In ogni caso: l’uovo fresco conservato è la mia personale tappa estrema sul percorso dell’onnivoro di Pollaniana memoria
Ricetta per l’uovo in salamoia:
Le misure sono secondo gli standard americani visto che la ricetta l’ho presa da qui e che anni di pratica nei cocktails mi impedisce di comprendere le complicate dinamiche matematiche nascoste nelle misurazioni del sistema italiano.

Ingredienti:
¼ di tazza di sale per 1 tazza di acqua (½ tazza per 2 tazze ecc… ecc…)
Un barattolo di plastica o vetro (meglio vetro) che sia in grado di contenere tutte le uova
1 cucchiaino di spezie (io ho esagerato in aglio per rafforzare l’effetto antibatterico… sigh)

Metodo:
Io ho preso le uova più fresche che avevo e le ho pulite con un panno asciutto.
Pulirle con un panno bagnato può portare allo scioglimento della cuticola protettiva del guscio ed all’infiltrarsi all’interno dell’uovo di ospiti non graditi… lo scopo del gioco è “sigillare” l’uovo.

Ho messo le uova pulite (e non cotte) nel barattolo e preparato la prima tazza di salamoia. Nel caso non fosse bastata a coprire le uova ne avrei preparata un’altra. Ma sono stato fortunato e quindi mi sono limitato ad aggiungere le spezie.
Sopra le uova ho messo uno di quei cosi di plastica che si mettono sopra i crauti o i sott’olio in modo da essere sicuro che le uova rimanessero sommerse.

A quel punto si deve aspettare un mese prima di fare la prova.
Sinner di The Waitakere Redneck’s Kitchen dopo un mese le tira fuori e le conserva in frigo.
Io ammetto di essermele dimenticate in un armadietto in cucina per ben più di un mese…
Così, per aumentare il brivido e dare un po’ più di gusto alle scommesse che Noemi sta raccogliendo tra il gradito pubblico.
Bastardi.

Ho preso l’uovo dal barattolo e l’ho fatto bollire. Si potrebbe utilizzare in altre maniere ma per la prova ho pensato che fosse sufficiente.
Loro mi guardano.
Il boccone “sospetto” mi entra in bocca, la punta della forchetta lo posiziona al centro dell’unico strumento di analisi che mi è rimasto (la prova dell’olfatto aveva dato come risultato “ma quanto aglio hai messo?”).


E’ buono.

Oddio, deve piacere. A me piace. Non sa per nulla di zolfo come mi aspettavo. La consistenza è stramba, tipo: il tuorlo sembra sabbioso mentre il bianco è un po’ flaccido.
Se non fosse che non bevo (ma so abbinare i vini) direi che sono l’accompagnamento perfetto per una serata con gli amici a giocare ad Agricola (possibilmente con l’espansione “contadini della brughiera”) bevendo un bel rosso zeppo di tannini. Oppure leccando direttamente il fondo di una botte in rovere mentre si fanno quattro chiacchere.

Comunque sono vivo e lo rifarò.
Anche se poi si è scoperto che con il nuovo pollaio le galline non hanno mai smesso di fare le uova nonostante le temperature sub-polari e l’assenza totale di riscaldamento e/o illuminazione.
Bastarde.

Ps.- L’uovo delle foto è un uovo di faraona messo sotto sale il 16 luglio e cotto e mangiato oggi 8 gennaio. E’ buono e non è stato in frigo neanche 5 minuti. La faraona che l’aveva deposto è stata portata via dalla volpe a fine agosto. Io e la volpe ringraziamo (anche se io avrei un paio di cosette da dire a quest’ultima).
Ma se la ricetta vi sembra un po’ strana per i vostri gusti o non volete sfidare il dilemma dell’onnivoro… potete sempre andare al supermercato a comprare le uova fresche
di

26
Ott
10

La Gallina di Troia

Ovomobile.jpg

I lavori per la casa sono rimandati a primavera.
Quelli per la nostra casa.

Intanto stiamo organizzando una serie di collocazioni mobili per tutte le bestie e non-bestie che dovranno seguirci nel breve tratto tra “la bassa della Dora Baltea” e “l’alta della Dora Baltea”.
(Mi rendo conto solo ora che continuo a fare su è giù per un fiume e che quel fiume manco è il paludoso e mefitico Eridano… bah… casi della vita… in ogni caso: non ci mancherà mai l’acqua…)

Prendiamo i polli. La loro casa è stata semidistrutta a fine agosto da uno dei tanti e puntuali tornado che spazzano la zona.
A voglia la vecchietta a dire che non serano mai visti. Ormai, qui, devi essere proprio un imbecille per non aver segnato sul calendario almeno due tifoni. Inizio e fine estate. Ma se trent’anni fa non cerano vuol dire che ci vogliono altri 30 anni prima di metabolizzare il cambiamento… si parlava di bollire le rane?
Vabbè.

Distrutta parzialmente la vecchia casa s’è pensato di organizzarne una nuova (e più carina) già pronta per essere adagiata sulle verdi praterie del nuovo OrtodiCarta. Una che si inserisse da subito nel progetto più ampio e che, soprattutto, avesse le stesse dimensioni del cassone del carro e non costasse un’accidente.
Signore e signori…. la Gallina di Troia: un pollo in grado di contenere 13 polli, realizzato al 100% con materiale di scarto (grazie Yvonne, Elena e Luca per la copertura) e dotato di una magnifica coppia di sci Rossignol (grazie Barbara) per poter deambulare sù e giù per i campi.
ChickTrack1.jpgChickTrack2.jpgChickTrack3.jpgChickTrack5.jpgChickTrack7.jpgChickTrack8.jpgChickTrack9.jpg
Riferimenti utili ed interessanti:
Il solito TheCityChicken con i suoi oltre 140 ChickenTractor
La sezione “Pollicoltura” de The Modern Homstead

16
Apr
09

Guinea Fowl Gardening

E’ giunta l’ora.
Le potete sentire, la sera o dopo una giornata molto umida. Si spostano silenziose e furtive tra i vostri germogli di insalata, tra i piantini di zucchine.
Potete sentire le loro mandibole serrarsi sui morbidi cotiledoni dei vostri meloni.
E voi… le avete già provate tutte. Messi alle strette dalle loro scie di vischiosità traslucida, avete più volte vacillato pensando a quali mirabili prodotti la chimica avrebbe potuto offrirvi per sterminare una genia di esseri che, ignari dell’evoluzione della vita sul pianeta terra, non si sono resi conto che le terre sono emerse e loro avrebbero dovuto rimanere in acqua…
Avete anche provato a consolarvi con il “non avete un problema per l’eccesso di lumache, avete un problema di mancanza di anatre” (Bill Mollison) ma se avete mai avuto un’anatra… non serve… piedoni enormi a parte, dopo un po’ l’insalata ve la assaggeranno. E la troveranno eccezionale per mandare giù il maritozzo bavoso appena deglutito.

Lumache.

Arrendetevi. (Voi, non le lumache… anche se sarebbe bello…)
Come dicono alcuni dottori quando non sanno più che pesci pigliare: sono “endemiche”.
L’AEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) le ha catalogate tra i 10 principali ricercati per “attentato alla biodiversità” nell’edizione 2009 di “Segnali Ambientali”.

Da par mio, quest’anno sto riducendo al minimo le trappole a crusca e birra, ho smesso di spargere cenere, gusci di uova tritati, caffé e fili di rame sul terreno. Tanto meno m’è mai passato per il cervello di applicarmi in pratiche antroposofiche tipo dinamizzazione delle ceneri delle lumache stesse…

No. Quest’anno ho deciso di rispondere con biodiversità all’attacco alla biodiversità.
Faraone.
Da manuale: non razzolano, non mangiano le verdure, hanno i piedi piccoli e si cibano al 90% di insetti (arrivano anche a dare la caccia ai topi…).
Hanno persino scritto dei manuali su come coltivare un orto con loro.

Per l’occasione e per permettergli di vivere in uno stato semi-brado (tutto il giorno libere nel campo, la sera al sicuro a casetta ho ripescato (grazie allo stimolo di questo post di Marco e Daria) un vecchio progetto di chicken tractor.

Il tutto è stato realizzato a costo zero (il materiale è di recupero, ruote e rete comprese).

Per chi ancora non lo conoscesse, qui trovate tante immagini ed idee da farvi venire la nausea.
Qui i miei vecchi post sulle lumache. (sigh!)
In ogni caso… arrendetevi e lasciate in giro le foglie brutte della lattuga così che si mangino quella e non i piantini…




L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

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Troverò altri sistemi di finanziamento occulto…

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