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29
Mag
08

diario di campagna n°97

TERRA PRETA 2 – Il ritorno del biochar

HA PIOVUTO. A lungo ed ininterrottamente. Questo mi ha permesso di rimanere in casa a sfornare pagnotte, a fare dropspotting seduto sul gradino del balcone sul retro, bere tazze di caffè alla finestra, a leggere e a delirare (vedi post precedente).
Tra le varie letture ho ripescato gli articoli sulla Terra Preta do indios Amazzonica.
Come già detto, la Terra Preta è una tipologia di suolo tipica di alcune zone della foresta amazzonica, caratterizza da un’altissima concentrazione di carbone (biochar), frammenti di ossa e di argilla. Il fenomeno è ancora oggetto di studio (anche se alcuni furboni la stanno già commercializzando) mi pare siano infatti ancora da stabilire alcune questioni su dei micro batteri specifici e roba del genere.

ALDILÀ DELL’EVIDENTE esotismo della storia (popolazioni precolombiane che rendono fertili intere zone di foresta amazzonica creando una matrioska di paradisi vegetali) trovo interessante la sua applicazione in un contesto di “agricoltura naturale” su piccola scala. Negli States, dove vengono date sovvenzioni economiche a chi applica tecniche a sequestro di CO2, sta diventando popolare anche sull’agricoltura industriale.

DISCLAIMER: non sono un tecnico questa è la mia personale estrapolazione da un tot di letture

IN AGRICOLTURA NATURALE l’obbiettivo è quello di riportare ad uno stato di “autofertilità” la terra. Per ottenere questo si applicano una serie di interventi atti a riequilibrarne la struttura minimizzando gli interventi umani. Tra le cose che si deve evitare (e questo suonerà come eresia ad un orticultore classico) c’è il concimare, in quanto, apporti eccessivi di nutrienti, sono in grado di danneggiare la “tessitura” stessa del suolo. In realtà, attraverso una pacciamatura vegetale permanente e la non estirpazione delle radici; una concimazione avviene comunque ma in maniera naturalmente bilanciata.

IL PROBLEMA PRINCIPALE risiede nei tempi di riorganizzazione dei processi naturali. In generale i terreni su cui ci si trova ad impiantare il ns. orticello di sussistenza sono terreni altamente impoveriti (il giardino di casa, un’ex campo a coltivazione intensiva…). In alcuni casi anche l’orto coltivato in maniera classica, esempio della più intensa “fertilità casalinga”, può essere considerato “terreno impoverito” in quanto dipendente da concimazioni annuali (probabilmente se dal giorno alla notte si smettesse di concimare, il suolo ci metterebbe un po’ a ristabilirsi)

IN QUESTO SENSO la Terra Preta può essere una risorsa interessante. Difatti non si tratta strettamente di un concime. Il biochar ottenuto bruciando biomasse (potature di alberi, ramaglie raccolte nel bosco…) in quasi totale assenza di ossigeno (pirolisi) è un’inerte non aggiunge granché al terreno al massimo ne modifica leggermente il Ph (e questa è una cosa a cui bisogna prestare un minimo di attenzione). Ma la porosità stessa del carbone crea l’ambiente ideale per i processi rigenerativi del terreno. Difatti il biochar è in grado di trattenere sostanze gassose, minerali, acqua e rilasciarle lentamente secondo la necessità delle piante evitando un eccessivo dilavamento dei nutrienti. Crea il microambiente ideale per lo sviluppo delle colonie batteriche atte ai processi di fissaggio e modifica dell’azoto e di altre sostanze fondamentali. Inoltre la capacità di accumulare CO2 stimola la produzione di glomalina (un vinavil fondamentale per le riserve di nutrienti).

L’autoproduzione di biochar è elementare e priva di rischi, non richiede tecnologie complesse e coinvolge “scarti” (ramaglie e quant’altro). In più permette di andare in giro bullandosi con gli amici per il proprio orto a sequestro di gas serra. C’è chi c’ha l’auto catalitica, c’e chi c’ha l’orto!

PS. A giudicare dagli accessi, alcune postazioni universitarie si sono collegate al blog dal primo post sulla terra preta… abbiate pietà di me (diplomato liceo linguistico….). Se ho detto delle vaccate enormi correggetemi! Ma soprattutto siete formalmente invitati a partecipare alla discussione!

FONTI ed APPROFONDIMENTI
Articolo su Nature magazine
Articolo sulla Glomalina dell’USDA
Studio italiano sulla glomalina presentato al 14° Congresso della Società Italiana di Ecologia
Sito Bioenergylist sulla Terra Preta (tutte le risorse possibili)
Wiki sull’utilizzo del biochar nell’orto (tanto per cambiare… in inglese… come sempre…)




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