Posts Tagged ‘Fukuoka

13
Dic
10

De Rerum Rustica (trainspotting Catone) Puntata n°2

segue da qui

Va bene.

Abbiamo sospeso la narrazione, costellata qua e là da simpatiche carestie, emergenze umanitarie e guerre per il controllo di suoli coltivabili all’alba della Rivoluzione Industriale nelle mani di uomini che, più o meno impropriamente si sono impossessati del lavoro di Marta.

Da quel momento in poi l’energia non è più prodotta dall’agricoltura ma dai cadaveroni dei dinosauri che qui e là giacciono nel sottosuolo.

Oddio, è stata comunque una gran bella soluzione alle carestie che da quel punto in poi vengono praticamente cancellate o, con più probabilità, sostituite da problemi di distribuzione.

Ora. Voi immaginate cosa succede ad un terreno coltivato dal 7000 a.C. quindi  già con una serie di problemi di per suo, quando gli piombano addosso trattori da 240 cavalli con vomeri da 110cm, erpici, dischi…

Ma ancora meglio: provate a pensare cosa succede ad un suolo “vergine”, mai coltivato prima, non inserito in un processo “gestionale” di secoli, quando questo accade.

Foto di Dorothea Lange

Due parole: Dust Bowl.

Vi siete mai chiesti perché tutti i maggiori movimenti di preservazione del suolo, le tecniche di no-tilling e, perché no, gli ogm salvifici che richiedono meno acqua e meno lavorazioni del suolo arrivano dagli Stati Uniti e dall’Australia?

Probabilmente perché li, più che in altri posti, i danni di un’agricoltura industriale si sono presentati in tutta la loro “efficacia”. Negli States con la succitata Dust Bowl, in Australia con la desertificazione e gli sturboni sulla biodiversità (vedi conigli, rospi, pecore… con buona pace per la nostra idiosincrasia per l’ailanto…).

Quelli erano terreni “non coltivati” secondo l’accezione “classica” del termine in cui i risultati di quello che noi conosciamo come “agricoltura moderna” si sono presentati in tutta la loro devastante forza (occhio: il biologico è ascrivibile all’agricoltura moderna)

In Italia siamo un poi’ più fortunati. Il sistema non è ancora completamente collassato. La terra in pianura è poca e l’agricoltura industriale a fatto fatica a prendere piede preservando nicchie di bilanciamento tra ipersfruttamento e soluzioni tampone. Hanno quasi fatto più danni le politiche di edilizia ed i geometri. L’Italia è un paese basato sull’ufficio tecnico del comune (art. 1 della nostra costituzione se fosse scritta con un minimo di senso della realtà).

Ma i danni ci sono e si vedono. Il dissesto idrogeologico è lì a dimostrarcelo. E non sto a menarvela con il vetiver

Unico problema. Tra gli anni ’30 e gli anni ’40, durante la Dust Bowl, una sola tempesta era in grado di scaricare più di 1Kg di suolo per abitante sulla sola città di Chicago. Da noi non si sollevano e non atterrano pompose palle di polvere di terra… da noi la terra scivola lentamente sulle strade, sui paesi, sulle persone in un lento e progressivo viaggio che ha un’unica conclusione: il mare.

E’ la fortuna di essere una lunghissima lisca di terra nel mezzo di un bidet chiamato mediterraneo. Siamo praticamente un’isola ma continuiamo a considerarci “continentali”… Siamo un paese “ligure”, se qualcosa ti cade dal balcone è perso in mare. Anche se stai sulle Dolomiti.

Tra parentesi. Avete presente quando piove. Anche in pianura si formano dei piccoli rigagnoli di acqua marrone intorno al vostro orto. Il marrone è dato dalla frazione più piccola degli aggregati di argilla, la frazione “nobile”, una di quelle fondamentali per lo Scambio Cationico. Se tutto quel marroncino se ne invola giù per i canali, per i torrenti, nei fiumi fino ad andare a conoscere i parenti del fossile che avevano lì accanto finché qualcuno non ha deciso di coltivargli il mais sulla testa… beh… potete avere tutti nutrienti elencati da Liebig necessari alla crescita del vostro pomodoro ma le radici non riusciranno che ad assorbirne una minima parte… Scambio Cationico… l’azione di trasferimento tra le basi di scambio (colloidi come l’argilla sopracitata) e le radici dei nutrienti… e si fotta la botte, le doghe e tutte le altre pippe. Ciao, ciao, buone vacanze in riviera al terreno sano… possiamo solo sperare che prima o poi l’area tra Lampedusa e Tripoli sia coltivabile.

E va bene.

Abbiamo inventato l’agricoltura e l’abbiamo “tesa” fino alle estreme conseguenze trasformandola da produzione di energia a consumo di energia.

E abbiamo ancora un sacco di problemi.

Primo tra tutti la completa mancanza di un’analisi EROEI nel comparto agrario.

Che non vuol dire coltivare pannelli fotovoltaici.

E tanto meno industriarsi intorno agli OGM che sono solo la versione in camice bianco e dischi di petri della nostra simpatica Marta Stewart del neolitico.

Il problema principale è che potete vestirvi come vi pare ma siete sempre li a piantare semini e strappare erbacce due passi fuori dalla caverna anche travestendosi da tecnici del comparto agro-alimentare (bio o non bio che sia)

Vuol dire ricominciare.

E non ricominciare da mio nonno che coltivava il “broccolo appeso del val brembana” o dalle buone pratiche alla “TerraMadre”.

Vuol proprio dire reinventare l’agricoltura sotto un’altra ottica. Salvando quello che c’è di buono e gettando alle ortiche (buone in risotto o frittata) il resto, ovvero tutto ciò che non produce energia (nel termine più ampio e generale del termine energia che in primissi traduce comunque con: pappa buona a pranzo e cena). Mentre ci siamo… che ne direste di dare una drastica riduzione al consumo e alla coltivazione di cereali? (Questo per tutti i neo-rurali che si ostinano a cercare di coltivare grano, mais ecc… a cui va, comunque, tutto il mio affetto e rispetto).

Vuol dire reinventare un percorso che, pur tenendo in considerazione Marta ed i suoi simpatici figlioli (tutti maschi a parte alcune rare eccezioni come Lady Eve Balfour) scansi le false soluzioni offerte da una agricoltura “tradizionale” a marchio AIAB o dal Biotech.

Citando uno a cui sono state attribuite più frasi storiche che letti a Garibaldi: “Non si può risolvere un problema partendo dagli stessi presupposti che l’hanno creato”. A. Einstein

E quindi andiamo a cambiare i presupposti.

… o almeno… ci si prova nella prossima puntata…

09
Dic
10

De rerum rustica (Catone in LSD compreso nel prezzo) – Puntata n°1

Quello che segue è più o meno il resoconto di ciò che un manipolo di ormonali futuri periti agrari ha dovuto subire in quel di Biella.

Immaginate la scena. Aula Magna (nulla di pomposo a parte il nome)

Enzo ha appena finito la sua parte sulla sostenibilità ed il nostro rapporto con la produzione alimentare.

In attesa che l’amico G parta con la descrizione “tecnica” dell’Agricoltura Sinergica io mi intrometto con l’otto-volante del pindarismo agro-eco-nomos-logico.

Che poi, in definitiva, dopo che ti ho fatto vedere cosa ha creato il nostro sistema alimentare e prima di descriverti una soluzione possibile cosa diamine vuoi aggiungere?

La prendo alla larga. Il presupposto di prenderla alla larga è che prima o poi si verrà condotti da qualche parte. Ce l’ha insegnato Cappuccetto Rosso. Io, di per mio ce la metto tutta per fare il Lupo (spelacchiato, raffreddato, cisposo ma pur sempre un po’ lupesco).


La Mesopotamia del 7000 a.C. È un punto abbastanza alla larga secondo alcune teorie un po’ semplicistiche ma generalmente accettate.

Una versione molto pelosa e con un notevole prognatismo di Marta Stewart inizia a lanciare dei semi fuori dal rifugio che condivide con Urgh, ottimo esemplare maschio da riproduzione. Tant’è che nella grotta si rotolano 7-8 marmocchi.

Urgh e la sua famiglia hanno smesso di vagare in giro alla ricerca “casuale” di cibo scegliendo la moderna vita stanziale del neolitico (vedi volantino illustrativo). Questo ha comportato alcuni problemi (vedi la sproporzionata quantità di marmocchi).

Comics di David Steinlicht

La nostra Marta Stewart, dovendo sfamare la progenie inventa una cosa di cui, secondo Jared Diamond, Bill Mollison, Fukuoka ed altri si poteva tranquillamente fare a meno: l’agricoltura.

La necessità della nostra pelosa nonna è quello di ottenere energia immediata nel minor tempo possibile. La scelta cade su sementi annuali (più facilmente riproducibili, ibridabili, selezionabili e, soprattutto, pronte da mangiarsi!)

Ok. Lo ammetto… seppur io condivida alcune teorie della Gimbutas non ne condivido il sesso il che mi rende un po’ meno legato alle questioni “politiche” di genere sessuale… ma giuro che se si vuole andare a bruciare i wonderbra in piazza mi unisco volentieri se non altro perché dopo quasi 30 anni di famiglia strettamente ginocentrica mi viene più facile che andare a bruciare i sospensori…

Ma torniamo a Marta.

L’agricoltura nasce, quindi, come produzione energetica “veloce” attraverso l’uso di piante annuali. E fin qui tutto bene, con buona pace di quell’essere inutile di Urgh che colleziona lividi ed abrasioni cercando di stabilire il sesso delle capre di montagna che ha appena finito di recintare. La caccia è ormai una scusa per mollare a casa la famiglia ed andare a scovazzare con gli amici nei villaggi vicini.

E, mentre l’inutile maschio, s’aggira creando i presupposti per un disastro demografico, la Marta inizia ad impostare le solide basi per un’agricoltura insostenibile, irrazionale e controproducente:

il diserbo, la lavorazione del suolo, le concimazioni e l’irrigazione.

Forse sperava così di eliminare i problemi causati da Urgh.

Una roba un po’ alla “muoia Sansone con tutti i filistei ma soprattutto quel pirla del padre dei miei figli” con buona pace del senso materno e della protezione della specie… pim pum pam. Uno di quegli svarioni alla Vicki di “Io, Robots” (nella versione di Alex Proyas… sigh…).

No. aspettate. Non vi perdete.

A cavallo della Seconda Guerra Mondiale il buon Dr. Lowdermilk (tenete a mente: Americano… sembra una bojata ma poi…) parte per un giro del mondo dell’agricoltura per studiare cosa ha portato al collasso produttivo le varie colture e società (un Jared Diamond senza i germi e le pistole molto prima di Jared stesso) e provate ad indovinare cosa ne deduce?

Che il diserbo, la lavorazione del suolo, le concimazioni, l’irrigazione e la pastorizia (volevate mica che Urgh si limitasse alla sovrappopolazione) sono state le principali cause del fallimento della produzione energetica e, conseguentemente, delle società che quest’energia supportava.

Si perchè, per ora, quando si parla di agricoltura si parla di ENERGIA (cibo, legna, materiali da costruzione, vestiario… arriva tutto da li. Ma soprattutto: cibo. Che senza poter mangiare, col cavolo che i tecnici sulle piattaforme petrolifere estraggono il prezioso greggio…)

Ma intanto, noi siamo in una valle fertile, tra due enormi fiumi, il Tigri e l’Eufrate.

Qui, nasce l’agricoltura. Sempre secondo le solite teorie un po’ semplicistiche ma universalmente accettate (d’ora in poi sintetizzato con S.T.S.)

A dimostrazione delle analisi di Lowdermilk, qui dove siamo, ora ci sono 6000 contractors del governo americano (cifre sparate a caso) ed una serie di imbarazza nti questioni geopolitiche nel bel mezzo di una distesa di sabbia farcita di cadaveri di dinosauri. Fine del terreno fertile.

Ci sarebbe da soffermarsi sul fatto che in ogni caso le prime forme di energia si sono mosse da li: agricoltura prima, petrolio poi… ma sono già sufficientemente confuso così.

La particolarità è che la stessa cosa è successa ai terreni che vennero dedicati all’ approvvigionamento dell’Impero Romano e ad intere aree intorno al fiume giallo in Cina…

Tutte zone in cui con l’espandersi delle richieste energetiche della popolazione si provvedeva a disboscare e arare zone collinari, o dove si creavano grandi e complesse opere irrigue che o collassavano sotto il peso di una manutenzione improbabile o, alla lunga, sedimentavano sali attraverso l’evaporazione in un terreno che, se trattato diversamente, sarebbe potuto essere altamente produttivo.

Quindi, possiamo tranquillamente dare per scontato che:

l’agricoltura nasce come produzione di energia

l’agricoltura tende a creare problematiche che ledono l’agricoltura stessa

I discendenti di Urgh e Marta se ne rendono conto e spendono sempre più energie per tenere in piedi il sistema. Anche perché i figli sono sempre di più e le richieste sempre in aumento.

Tant’è che i fenomeni di carestia e le guerre per le risorse sono all’ordine del giorno.

Anche se bisogna dire che era comunque un bel l’andare… all’inizio dell’inverno si costruisce un grande cavallo di legno, lo si porta davanti al villaggio nemico, ci si scazzotta per tutto l’inverno con grandi gesta di eroismo ed atti di inconsulta vitalità machista, si scrivono un paio di capolavori che possano rimanere negli annali della cultura mondiale e si torna a casa in tempo per la nuova annata agraria. Niente a che vedere con le guerre moderne.

Ad ogni carestia, essendo noi animaletti dotati di una peculiare capacità di inventiva, (peculiare perché non sempre abbinata ad una sana capacità di preveggenza) si trovava una soluzione.

Carestia. I Sumeri inventano la canalizzazione irrigua (con conseguente salinizzazione della Mesopotamia)

Carestia. Gli egiziani inventano l’aratro a buoi (con conseguente maciullamento della struttura del suolo soprattutto se applicato a terreni minimamente in pendenza)

Carestia. Jethro Tull inventa la meccanizzazione delle seminatrici (con conseguente ipersfruttamento del suolo)

Carestia. VonLiebig teorizza l’agricoltura chimica (che manco ci pensava lui ma la Bayer ringrazia)

Carestia. Norman Borlaug si becca il nobel per la pace con il grano con cui conduce la sua Green Revolution (impoverimento della biodiversità, aumento delle meccanizzazioni, irrigazioni, concimazioni chimiche e diserbi… ma che bello…)

In mezzo a tutto questo inseguirsi di carestie e soluzioni si inserisce l’unica vera rivoluzione che abbia mai stravolto la faccia del pianeta (dopo l’invenzione dell’agricoltura): la rivoluzione industriale.

 

Mi spiace… vi toccheranno altre simpatiche puntate…



10
Ago
10

La Rivoluzione è un Diesel (parte 1)

Disclaimer: se non avete voglia di leggere i deliri vari dovrete aspettare la 2° parte. Vi capisco.

Brani tratti dal diario di un rivoluzionario

4 agosto: Viva la Rivoluzione! Quest’oggi un manipolo di coraggiosi ha dato l’assalto all’ufficio tecnico del comune. L’operazione coraggiosamente condotta da uno dei più piccoli guastatori della nostra falange (1 metro ed un barattolo di statura) e dalla indomita “pasionaria” che, con polso fermo, sguardo verso il futuro e pragmatismo degno del miglior Marx (Groucho) ha spuntato il primo parere positivo sul progetto di ristrutturazione del rudere. Ciò che diverrà il vero e proprio Quartier Generale del poderoso esercito dell’avvenire. Poderoso esercito che, al momento attuale, consta di una manciata di galline e qualche quadrupede assonnato al sole. Nel frattempo, mappe del territorio alla mano, io programmavo (per la 100° volta) la “campagna” d’autunno che dovrebbe coinvolgere, con estremo slancio d’abnegazione, gli 11.000 metri quadrati della futura Freedonia (cit. Marx… sempre Groucho)

6 agosto: Ora e sempre Viva la Rivoltazione! Nonostante l’addivenuto patteggiamento con la tirannica amministrazione comunale (a dire il vero abbastanza compiacente… ma senza un nemico, noi “bimbi della guerra fredda”, ci sentiamo sempre un po’ orfani…) tutto verrà rimandato a settembre quando la giunta dittatoriale si riunirà nuovamente dopo le mollezze antirivoluzionarie di un’estate passata in vacanza. A quel punto il nostro gruppo di pressione potrà entrare in azione. Intanto il morale delle truppe, normalmente saettante di amor rivoluzionario, inizia ad infiacchirsi nell’inattività.
A nulla è servito cercare di convincere i polli a tirare l’erpice o i cani ad usare la falce. Sciovinisti, controrivoluzionari!

7 agosto: Rinvoluzione, evviva. Anche i luogotenenti della splendente forza del popolo defezionano la causa! Alla richiesta di delucidazioni su come si pensava di ripristinare 1 ettaro di terra con le sole forze delle nostre fulgide braccia, i due (quella un po’ alta e quello un po’ basso) mi hanno risposto: “Sei tu l’esperto di agricoltura del non fare – fatti tuoi…”. A poco è valso ricordare ciò che facevano finta di non sapere: che l’agricoltura naturale in un campo utilizzato in maniera “tradizionale” inizia solo dopo una fase medio lunga di ripristino… mica è l’orticello dietro casa… questa è la gloriosa Rivoluzione, faro illuminante, stimolo e rinforzo per i nostri credo e luce in fondo al tunnel dell’oligarchico lavora-consuma-crepa.
Dopo un’accorata assemblea, alla partecipazione della quale si annoverano alcuni elementi di spicco della guerrilla tra cui il ratto che vive nel sottoscala, un gruppo di cornacchie ed un nugolo di zanzare (ma supponiamo che per quest’ultime sia preconfigurabile il reato di falso ideologico), s’è optato per investire parte dei fondi del popolo per l’acquisto di mezzi altamente sofisticati che possano imprimere nuovo slancio al nostro operato. Ora, grazie alle nuove tecnologie sia la logistica (trasporto dei materiali e dell’attrezzatura da cantiere) sia l’operato sul campo (repetita juvant: se si eredita un campo agricolo si possono fare due cose: 1° scelta – aspettare qualche anno (25 nel caso di Fukuoka e lui non aveva le pause invernali) perché i cicli naturali si ripristinino integralmente; 2° scelta – si da una mano ai cicli naturali in maniera “artificiale”… e qui parte l’errore interpretativo od ossimoro insito in “agricoltura naturale”…)

9 agosto: Gloria alla Rimbalzazione! Oggi, 9 agosto 2010, nuove “armi di creazione di massa” si vanno ad aggiungere alla poderosa Santa Barbara del Popolo! (che per ora contava solo la mitica Grelinette)

L’Autocarro Popolare (di nome e di marchio) – fulgido e balzellante mezzo per il trasporto dei materiali del cantiere rivoluzionario verso il sol dell’avvenire (situato ad una 30ina di km da dove siamo ora)

Il “Coso” Rivoluzionante – Unica concessione alla meccanica agricola. Da alcuni erroneamente interpretato come scivolone controrivoluzionario ma, nella realtà, vero e proprio motore ad impulso della rivoluzione (di fatti, mancando la copertura, conviene non starci troppo vicino per evitare di essere “rivoluzionati”). I nostri laboratori stanno già ipotizzando utilizzi alternativi di un motore diesel da 454mm a cilindro singolo.

02
Mar
10

When the music is over, turn out the light

Prima

Durante

Oggi

Vabbè. Gli esperimenti li abbiamo fatti. Adesso e proprio ora di trovare Casa.

16
Feb
10

Il Geek Agricolo

Per occuparsi di agricoltura, agricoltura naturale e permacultura alla fine bisogna essere dei geek. Non per nulla le discussioni approfondite a riguardo sono apprezzate quasi quanto quelle sull’ultima applicazione per l’Iphone o sulle distro di Linux.
Il vantaggio della prima categoria è, che se non rimane solo una discussione a livello teorico, nei mesi estivi si ha una bella abbronzatura, un fisico tonico e si rimorchiano più ragazze. Se si sta zitti.
Nessuna donna cadrà mai affascinata dalla spiegazione dettagliata dei collemboli nei cicli naturali del suolo e se lo facesse dovreste iniziare a preoccuparvi.

Una della caratteristiche da geek e quella di ricercare informazioni iperdefinenti.
Luigi di Agricultural Biodiversity Weblog (blog da venerarsi) per sua stessa ammissione cade di tanto in tanto in questo tipo di pulsione. Nel suo caso l’iperdefinizione è sul momento ed il luogo esatto in cui potrebbe essere nata l’Agricoltura. Ben sapendo che la maggior parte dei cultivar e delle specie zootecniche sono state selezionate in momenti diversi ed in luoghi diversi. Tra i testi riportati nel post cita anche uno studio sul momento esatto in cui il grano potrebbe essere stato introdotto in Italia.

La cosa più interessante che Luigi sottolinea, in una nota a piè di pagina, è che i campioni genetici utilizzati per lo studio arrivano da una banca dati Tedesca e, per scelta, evita di farsi domande sullo stato della ricerca a riguardo in Italia.

Un geek che conosco e che ha provato a scontrarsi con questa realtà è Davide (lo trovate nei commenti di sowing the seeds of love). Davide ha del terreno. Decide di sperimentare la coltivazione naturale del grano e, studiando, scopre che le varietà di sementi attualmente in commercio non sono particolarmente adatte.
(Oltre a non essere soddisfacenti dal punto di vista del geek che, tra una patata qualsiasi e la patata gialla della val trampella-pusterilizia, sceglierà sicuramente la seconda 🙂 )
Davide parte alla ricerca di sementi antiche, contatta enti, associazioni ma alla fine fa quello che un po’ tutti fanno: si rivolge al “mercato nero delle sementi” in questo caso impersonata dal sottoscritto e dal suo sfigatissimo tentativo di salvare dei semi di grano Touzelle.
(Questo anche grazie alla stupenda legislazione europea sulle sementi che, se da un lato tiene minimamente a distanza gli ogm, dall’altro impedisce “de facto” la salvaguardia di sementi che non rientrino nella sua lista)

In ogni caso… non sappiamo come andrà a finire l’esperimento di Davide… ma dei frutti ne sono nati comunque. Nella fattispecie la traduzione di una parte dei documenti sul sistema di coltivazione del grano di Marc Bonfils, adattamento della tecnica di Fukuoka per i climi temperati europei.

05
Dic
09

Sowing the seeds of love

Per essere che io, in inverno, andrei volentieri in letargo… sto correndo come un pazzo.
Che poi, per i miei standard, vuol dire che in un mese sono sceso a Torino 2 volte.
Ciascuno ha la sua soglia del dolore. La mia è molto bassa.

Sulla lista della Libera Scuola Emila Hazelip si è da poco accesa un’interessante conversazione sui metodi di coltivazione dei cereali…
Aggiungo qui i testi citati di là (che ovviamento non ho tradotto visto che attualmente sono impeganato nella babelica opera di recuperare uno sciacquone per il cesso) in modo che siano disponibili a chiunque… se poi qualcuno di questi chiunque li traducesse al posto mio… non mi offendo mica.

PS.- scusate la citazione del titolo ma ho avuto un rigurgito anni ’80… difficili da digerire…

03
Nov
09

Buddha non era una vecchia signora… ma anche si

Da grande voglio essere così.
Ho già prenotato la clinica per il cambio di sesso.



28
Dic
08

Cialtroni di tutto il mondo unitevi

Tutto dorme sotto un sottile strato di neve ghiacciata.
Tutto è a riposo.
Qui, ai confini dell’urbano, ci si prende il tempo per fare elenchi su elenchi di progetti e realizzazioni che non si riuscirà mai a sviluppare in primavera e a sfogliare cataloghi di sementi.
Attività che assume la forma di una satira dei Monty Python quando si leggono le pretese promesse di pomodori mai visti e melanzane delle dimensioni di zucche… deve esistere un’analogia nascosta tra le descrizioni dei cataloghi di sementi e le narrazioni di flora e fauna di paesi lontani fatte dagli esploratori del ‘400 – ‘500, quelle in cui si raccontavano di cavalli cornuti grandi come palazzi ecc… ecc…

Buona parte dell’orto è già impostata grazie anche al provvido arrivo della famosa grellinette che mi ha permesso di accelerare i tempi senza spaccarmi la schiena.
Che poi, che senso ha?
Cioè, lo so perfettamente che senso ha… ma se si pensa che il 97% di una pianta si genera dall’aria ci si sente veramente un po’ insensati a spaccarsi la schiena per quel fottuto 3%, che poi può essere ampiamente svolto da funghi, batteri ed artropodi se messi nelle condizioni di lavorare

Estremizzando il concetto.
Noi respiriamo un mix di ossigeno, azoto e biossido di carbonio, le piante attraverso la fotosintesi estraggono il carbonio dall’aria e lo fissano in catene di composti organici. Punto.
La restante parte di un orto è puro gusto estetico antropocentrico ed ansia da controllo.
Oblomov sarebbe d’accordo con me.

A questo ragionamento sovrapponete la definizione di ecologia data da Stefan Buczaki ne “Il Giardino Ecologico” in cui viene definita, non tanto come la preservazione delle balene o l’ansia da petroliera che si spacca, ma come l’attenzione “a tutto quel che vive, dove e perché”. La parola ecologia deriva dal greco oikos, casa e logos studio… estendete il concetto di casa fino a comprendere il luogo dove ogni organismo vive ed avrete l’esatta definizione di ecologia.

Completate il tutto con la citazione di Bill Mollison dal video “The Global Gardener” in cui, comodamente sdraiato all’ombra di un albero sostiene che un orto ben progettato è quello che ti permette di sonnecchiare piacevolmente tra la verdura non osservato da occhi indiscreti.
Et voilà!

“L’orto di carta” del prossimo anno!

Addendum:
Questo post è stato scritto dopo che ho visto circolare alcune comunicazioni che diffidavano dal credere ai “faciloni dell’agricoltura naturale”.
Ops! 😉

16
Dic
08

Fukuoka reloaded

earthgirlarjuna4
Lo so… è un po che non posto traduzioni della Hazelip… cercherò di supplire al più presto.
Nel frattempo ho scoperto che la causa dell’agricoltura naturale crea strani compagni di letto.
Data la connessione con il satellite di cartone, non sono in grado di dirvi se il link è funzionante ma pare che qui sia scaricabile la puntata di un anime giapponese (Earth Girl Arjuna) in cui uno dei personaggi è ispirato a Fukuoka in tutto e per tutto… e che sia stato anche supervisionato dai collaboratori del maestro giapponese.
Per i geek con il pallino per l’ecologia profonda.

Fatemi sapere se il link funziona.

11
Set
08

gli appunti di emilia h. n°5

Doveva capitare prima o poi.
E’ cascato il collegamento GPRS col satellite di cartone. Chiedo venia a tutti, datemi qualche giorno e dovrei sistemare la cosa.

Voi intanto potete dare un’occhiata agli appunti di Emilia Hazelip su come coltivare i topinambur (che qua sono in completa fioritura) e la consolida.
Qui la traduzione, sotto gli originali.
Oppure potete sfruttare l’ampio spazio dei commenti per ciappettare allegramente tra di voi… io ci sono e non ci sono, fate come a casa vostra ma non mettete i piedi sul tavolo.

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Saluti!
Torno presto.






L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

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Troverò altri sistemi di finanziamento occulto…

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