Posts Tagged ‘orti urbani

21
Apr
10

Kraft Guerrilla e Orti Lagunari

Oggi ho costruito un sistema per automatizzare il flusso di acqua della windowfarm di Rizomi con una corda recuperata sul fondo di uno scatolone, due bottiglie di plastica, un paio di carrucoline (una arrugginita) di dubbia provenienza, dei sassi e 4 grucce da lavanderia recuperate in un cassonetto.

ieri ho scritto un pezzo per il Terranauta. I ringraziamenti vanno a Equipaje e Tonzer (che mi sono dimenticato di citare nell’articolo… scusa.)

“domani” vado a Venezia… Ma prima o poi finirà e torneremo ad avere il tempo di tradurre testi e spiare i collemboli nell’orto.

Orti urbani condivisi si raccontano

Orti urbani, orti sinergici, orti sui balconi, orti verticali, orti idroponici, orti collettivi,….orti per tutti i gusti!

Al prossimo incontro di SpiazziVerdi, organizzato nell’ambito del ciclo “Prove tecniche di comunità urbana del buon vivere”, previsto per venerdi 23 aprile alle ore 18.00, si incontreranno, raccontandosi, diverse esperienze di orti urbani: da Ortodicarta di Torino con Nicola Savio, all’Ortalon di Casalecchio di Reno (BO) con Silvano Cristiani e Simona Ventura, agli Ortinconca di Milano con Claudia Ceroni e Michela Garbin; oltre a SpiazziVerdi di Venezia con Michele Savorgnano che parlerà dell’orto condiviso ospitato dentro la casa di riposto dell’IRE nell’Isola della Giudecca. Modalità e tecniche diverse di coltivazione e di gestione. Sarà presente anche Bruno Moro, agricoltore di Preganziol con una lunga esperienza di coltivazioni orticole biologiche.

La consueta zuppa, che accompagna ogni incontro, sarà fatta questa volta con i prodotti provenienti da tutti gli orti coinvolti nella serata.

Sabato 24 aprile mattina, dalle 10.00 alle 13.00, si prosegue con il laboratorio creativo, condotto da Ortodicarta e SpiazziVerdi, per la realizzazione con materiali di recupero di orti idroponici, orti verticali, compostiere da interno e pomodori a testa in giù.

Gli incontri si terranno presso la sede dell’associazione Spiazzi in Campo San Martino a Venezia (vicino all’Arsenale).
Per il programma completo, informazioni e prenotazioni: spiazziverdi.blogspot.com, spiazziverdi@gmail.com

23
Dic
09

E’ un paese per vecchi

Disclaimer : di vecchi, di quelli veri, di quelli nati in tempo per avere un’esperienza della II Guerra Mondiale ne sono rimasti molto pochi. Gli altri sono quelli del boom economico e, ormai, del ’68. Non vi fate fregare: sono un’altra generazione.
Ciao Mamma, ciao Babbo… 😀

Ho appena finito con uno dei miei sproloqui sul gusto che si può provare a costruirsi aggeggi assurdi con pezzi di scarto per la resilienza alimentare urbana.
E’ sconvolgente il grado di pazienza che la gente riesce a mostrare nei miei confronti: fino ad oggi nessuno mi ha ancora mandato a quel paese… ci provano, ma io sguscio velocemente.
Una delle immagini ricorrenti con cui ci si confronta è quella del classico orto urbano, un fazzoletto di terra ritagliato in qualche incolto cittadino.
A Chivasso questo accadeva tra il canale Cavour e la mega-centrale Enel.
Sono sempre in “bei” posti gli orti urbani…

Qui, come da quasi qualsiasi altra parte, questi orti erano il ricettacolo di qualsiasi materiale tossico immaginabile. Dall’eternit ai tubi di PVC, dai fusti di gasolio alle mille varianti di “acqua” possibili più, ovviamente, i già presenti inquinanti.
(l’ortolano “esperto” piemontese, quello con un’età per cui dovrebbe essere fonte di ispirazione ed esperienza a cui affidarsi, non da mai niente alle sue piantine… solo “l’acqua”: un qualsiasi preparato chimico mescolato con qualcosa che potrebbe assomigliare ad un miscuglio di idrogeno ed ossigeno)
Questa situazione non è ovviamente compatibile con un “vivere civile” secondo la maggior parte delle amministrazioni comunali. Quella di Chivasso compresa.
Quindi, come in mille altre città, arrivano le ruspe e spazzano via tutto.
E uno può pensare: “che stronzi…”, ma no perché le amministrazioni ricostruiscono tutto con delle belle casettine in legno alla Heidi e delle alte e lunghe recinzioni, poi vanno dal popolo e gli dicono:
Oh popolo: Guardate che begli orti vi abbiamo fatto
Come dite?… ve li eravate già fatti voi e più grandi?
Vabbè, ma adesso sono più ordinati!
E qui nasce il primo problema: se sfratti qualcuno per mettere tutto in ordine, non come interessa a lui, ma come interessa a te ovviamente quello che c’era prima cercherà di riportare tutto alla situazione “ante”. Entropia Sociale. Fate ciao alle casette di Heidi e welcome to eternit again! Soprattutto se dopo questa bella operazione di maquillage tu sparisci dalla circolazione… mai sentito parlare di “progettazione partecipata”?
Ma non finisce qui.
Oh popolo: poiché chiunque merita il diritto all’autodeterminazione alimentare. Noi, dalla nostra onniscenza, permetteremo a chiunque di possedere un orto (lascia fare che è inquinato, il terreno è ridotto ad uno schifo ed il tuo vicino ti odierà in eterno perché quel pezzetto prima era suo… stai a badare a ‘ste cose!)
Poi vai a vedere il bando di concorso:

C. Età compiuta del richiedente alla data di pubblicazione del bando
Punti 6 oltre i 70 anni
Punti 4 da 66 a 70 anni
Punti 2 da 61 a 65 anni
Punti 1 da 50 a 60 anni

(cit. direttamente dal bando)

E’ una partita persa.
L’orto è per i pensionati.
La fabbrica, l’ufficio, il call center per tutti gli altri… che le pensioni, da qualche parte, bisogna pur prenderle…

16
Nov
09

Metti un Okie in cattedra

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Quando mi sono presentato ad architettura per la lezione in cui avrei dovuto presentare il progetto Rizomi ero spennato, con un groppo in gola e le idee parecchio confuse (forse mi ero fatto la barba… ma non me ne ricordo…)
In generale la sensazione che mi ha assalito è stata un po’ quella dell’Okie sbarcato in città (da cui, obbiettivamente mancavo da mesi).
Avevo una scaletta dell’intervento che ho cercato di ricostruire qui ma quella “ufficiale” credo di averla abbandonata nell’aula. Al termine della lezione ero veramente fuso.
A mente fredda ho cercato di ricostruire vagamente il percorso che ho illustrato come “introduzione” a Rizomi e quelli di Terranauta l’hanno pubblicato sul loro magazine.
Non c’è tutto… è più che altro un sunto… ritenetevi fortunati!
Un grazie ancora a quelli che sono venuti permettendomi di avere delle facce “amiche” sparse quà e là.
Medo, Jò, Daria, Gabriele, Enzo, Matteo, Luca… grazie.

PS. – L’articolo è stato limato in alcune sue espressioni “colorite”… ci tengo solo a salvarne una:
Quando cito Maslow la frase esatta era questa:

“E’ sufficiente dare un’occhiata alla piramide dei bisogni di Maslow per rendersi conto che il “peak moment” sarà probabilmente una scorreggina. “

Se non ci guadagno dei soldi che almeno io abbia il gusto di scrivere delle cose che mi divertono 🙂

07
Ott
09

Chi viene in spiaggia?

Sono al telefono con Cristiano.
Lui sta sorseggiando una cioccolata calda in una breve pausa tra la Transizione e l’Esistenza.
Io sto badolando tra le api e l’orto.

Chiacchieriamo del più e del meno.
Il 15 notte dovrei partire per l’Est, così da raggiungere Michele nella Serenissima insieme a G. ed Enrico per partecipare ai workshop di Spiazzi. Da lì scenderemo verso Bologna per l’incontro annuale della Libera Scuola di Agricoltura Sinergica Emilia Hazelip. Ottima occasione per cercare di incrociarsi sul percorso con un sacco di altra gente.

Cristiano ha uno zoccolo Malthusiano che ben si sposa con il nichilismo da due soldi che mi porto a spasso. Entrambe le tendenze si esaltano e riverberano nelle chiacchiere da “bar” telefoniche.
Gli racconto di un’idea che sto cercando di realizzare a Torino.
Cristiano – “Si, ma ha ancora senso lavorare sulle città?”
Io – “…beh… si, almeno in parte…”
Cristiano – “Sui piccoli centri ma le metropoli?”
Io – “… non so. Ma magari. Prima che collassino…”
Cristiano – “Si, ma poi si dovrà trovare delle alternative”

L’Ubu roi che banchetta nel mio cervello mi fa comparire davanti questo:

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Ok… lasciate perdere il film… fissatevi sull’immagine. No. Non pensate a Will Smith. L’immagine. Si, ok… il cane, gli zombi ecc… ecc… ma voi guardate l’immagine. Si il film non era un granché ma neanche il libro, posso assicurarvelo… concentratevi sull’immagine per favore… Bravi… Togliete i rottami delle macchine e lo zombo in campo medio…
E’ una città.
Non è molto diversa da quelle che abbiamo in torno. Solo, ci sono i fenicotteri (come a Cagliari) e più piante.
Si può fare!
Ok… ce anche meno gente ed è la scenografia di un film… ma io tendo a dare spago ad una forma di esistenzialismo demente.

Sartre – “Nulla a senso, tutto è futile”
Io – “Quindi andiamo in spiaggia?”
S. – “No… non hai capito… la vita è un’assurda corsa verso il nulla”
I. – “a chi arriva primo?!”
S. – “Mi stai facendo venire la nausea…”

Le mie chiacchierate con Sartre sono meno costruttive di quelle con Cristiano… almeno secondo Sartre.

Contestualmente sia Equipaje che Weissbach mi coinvolgono in discussioni da “poco conto”.
Equipaje sulla redditività economica dei sistemi agricoli “alternativi” e Weissbach sui tempi di acquisizione delle competenze per “il cambiamento” e per il ripristino dei suoli.
Dopo aver corrisposto con entrambi entrambi Sartre mi ha detto qualcosa a proposito di un messaggio di solidarietà che voleva mandargli. Ma non ho capito bene di cosa parlasse.

Città insostenibili.
Criteri economici e di mercato sulla produzione alimentare.
Ipotesi di “nuove competenze agrarie” e tempi di applicazione.

Non sarò mai in grado di connettere tutte le problematiche che nascono da questi tre fattori. Non so neanche se mi interessa farlo.
Sicuramente, più che risposte mi viene da farmi un miliardo e trecentosessantaquattro domande… una di queste è “andiamo in spiaggia?”…
Poi penso: tre anni fa ho mollato il lavoro, ho fatto un orto, ho costruito macchinari impensati con pezzi di scarto, ho letto una quantità di libri, di Zero ed Uno su uno schermo da averne la nausea…

(no, Sartre, non parlavo di te…)

…detto questo: non sto cambiando una virgola. Il tutto manca di “futile” azione…E le città sono sempre un bel campo da gioco visto che tutto finisce lì…
Proveremo a rimediare al più presto.

Sartre sta già preparando la paletta ed il secchiello ed ha caricato l’ombrellone in macchina.

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Ps. – i citati perdoneranno l’abuso “contestuale” di comunicazioni “private”… spero…




L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

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