Posts Tagged ‘resilienza

16
Set
10

Rizomi: si torna a scuola…

Visto che sono un’inguaribile cialtrone fanca***sta… copio ed incollo dal blog di RIZOMI

Finite le vacanze e il sollazzarsi in panciolle sulle sdraio sgranocchiando pomodorini da terrazzo si torna al “lavoro”.
Si sa, l’autunno è uno dei momenti migliori per impostare un orto.
Anche se non se ne vedranno immediatamente i frutti, in primavera lui sarà lì, già bello e pronto ad accogliere semi e piantine per un’annata di produzione.

Il primo appuntamento della stagione è un mix di pratica e teoria alla Casa di Quartiere di San Salvario sabato e domenica 18-19 settembre dalle 10 in poi.

Il programma prevede:
teoria e pratica dei vasi autoirriganti con spolverata di agricoltura biointensiva e squarefoot gardening.
Il giorno seguente, volo d’angelo sulla progettazione integrata attraverso la realizzazione di una spirale per la coltivazione delle aromatiche…. potevamo fare un “giardino dei semplici” ma non sempre è progettazione integrata :)

06
Mag
10

Mollemente umidi arriveremo a Giugno

Quattro giorni di pioggia e vento mi stanno quasi facendo fare pace con il non essere alle prese con semine e trapianti.
L’orto che abbiamo aiutato a nascere a Casa Ubaga mi ha permesso di rimettere le mani nella terra (anche se va detto: con una marea di sassi… i tondini sono stati piazzati esaurendo in breve tempo tutto il repertorio di bestemmie del piemonte, della liguria, della campania, dell’umbria e della toscana…).
Che poi uno dice: “mi faccio l’orto sinergico così poi non lavoro più la terra… le piante si riseminano da sole. Creo un bell’ecosistema che minimizzi la necessità degli input…”
E poi si trova ad aver voglia di farne un’altro. E un’altro. E un’altro.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Intanto, adesso, sono a casa a guardare la pioggia dalla finestra.
Mi coccolo con un caffè caldo assumendo la classica postura del dandy decadente di campagna: mollemente appoggiato allo stipite della porta mentre guardo, attraverso il vapore del tazzone, la campagna appena rasa al suolo assieme ad una 50 di fuchi dell’arnia da un’energica spazzata di RoundUp data dal vicino… Questo incrina un po’ il delicato gusto melanconico che stavo cercando di creare con rivoli di bile inacidita.
Mi consolo pensando che ci stiamo organizzando per il trasloco e riassumo la postura melanconica.

Guardo verso il pollaio. L’immagine filtrata da una sottile e persistente cortina di acqua degna del Devonshire mi rimanda un paio di palle nere che rimbalzano su e giù in una nuvola di penne nere. Definitivamente non c’è nessun rispetto per la mia postura da annoiato gentleman di campagna.
Mi lancio sotto la pioggia a dividere la gallina nera dalla faraona (ipoteticamente maschio… quindi un faraone). Sto carognone ha scoperto un paio di settimane fa che quella che lui pensava essere una sua sorella è invece una grassa pollastra… lo shock è stato troppo e lui si è trasformato in un serial killer. A poco valgono le rimostranze del gallo che, grosso la metà del maniaco omicida, scappa subito a gambe levate… Li separo ed isolo le faraone in un’altra zona del giardino. Appunto per me stesso: nella prossima casa recintare l’orto, costruire un pollaio ad arca per le galline e nidi sugli alberi per le faraone invece di recintare le galline e le faraone… che se la smazzino libere per i campi…

Torno in casa avendo definitivamente perso “l’attimo”… più che un annoiato Oblomov sembro Rambo appena sorto dal fango della palude (non si capisce perchè Rambo abbia una giacca da camera in questa mia personale versione, ma tant’è…)
Torno al computer a cercare di preparare un po’ di materiale per il proseguo dell’ “OrtodiCarta Summer Tour” che sta entrando nella fase calda (poi ci si darà una calmata visto che saremo alle prese con il nuovo campo di gioco).

Il programma prevede:
9 maggio
“Università del Saper Fare” – Laboratorio di Agricoltura Urbana (Rizomi)
15 maggio mattina
“Food Express” – Programma di Elena Pugliese su RadioFlash
15 maggio alle ore 15.00
“Centro Studi Sereno Regis” – Conferenza sull’Agricoltura Sinergica (Kanbio) a seguire aperitivo “degli orti”
20 maggio
“Casa del Bosco in Collina” – Intervento all’interno del corso di Permacultura di 72h (Saviana Parodi – Stefano Soldati)
21 maggio
Carpi in Transizione – passo da quelle parti a trovare degli amici sulla strada per Monteveglio e s’approfitta per confrontarsi un po’
22 – 23 maggio
Monteveglio in Transizione – Laboratorio “Facciamo un orto”
28 – 29 – 30 maggio
Carimate in Transizione – Laboratorio “Facciamo un orto”

…a giugno ci sono ancora paio di appuntamenti Torinesi e poi basta…
Nel frattempo avrò lavato e stirato la giacca da camera ma temo che sarà già ora della canotta e le infradito…

PS. – per chi si chiedesse perché infesto il mondo con la mia presenza:

Coltivare
/kolti’vare/ o cultivare v. tr. 1 Lavorare il terreno affinchè produca piante, frutti. 3 Esercitare, educare, formare. 4 Nutrire un pensiero, fomentare una passione.
(il Nuovo Zingarelli)

…a me basta.

10
Mar
10

Organismi Mentalmente Modificati

Questa sarà quasi peggio di quando ho detto che le alloctone non erano “il” problema.
Potete aggiungerla alla lista delle cose allucinanti che posso elaborare insieme a “l’ailanto ha un suo di perché”.
Gli OGM sono un falso problema.
Non mi picchiatemi e cercate di prendere per un attimo le distanze dall’abituale scontro tra schieramenti. Si, lo so, è complesso ma credo che sia sano prendersi una vacanza dai limiti delle proprie convinzioni e provare ad indossare dei “panni nuovi”. Poi, magari, scopriamo che quei panni ci fanno veramente schifo e torniamo più forti e sani nelle nostre case mentali.
Ci provo e non so dove andrò a finire.
Prima di silurarmi riconoscetemi almeno il fatto di averci provato sennò qui stiamo solo a darci le pacche sulle spalle a vicenda.
Ah… e lasciate Malthus un attimo a casa con i nonni.

Dicevamo:
Gli OGM sono un falso problema.
Non ho nessuna intenzione di fare il riassunto dello sviluppo dell’agricoltura contemporanea e delle implicazioni socio economiche della stessa. Per chi volesse leggerne in maniera “leggera” posso consigliare la lettura dei 4 (!!) post di Matteo Bordone sull’argomento. Bordone è un giornalista tuttologo pop ed esperto di videogiochi. Nonostante ciò (o proprio a causa di ciò) la serie di articoli è condivisibile ed in alcune parti molto simile al materiale che si porta, con l’amico G ed Enzo, durante gli incontri divulgativi che teniamo in giro. (La cosa potrebbe sconvolgere G, particolarmente legato all’etica di Thoreau, molto meno me, legato all’etica dei Cargo Cult, quasi zero Enzo che è un biochimico felicemente inurbato nella tentacolare metropoli).
Sto divagando.

Gli OGM sono un falso problema.
Iniziamo a toglier un po’ di materia grezza dalla discussione in modo da fare un minimo di chiarezza. Gli OGM non sono la Monsanto (o la BASF, o la Syngenta, o la Bayern, o …)
La Monsanto, non sono io che ve lo devo raccontare, è un’azienda. Sta sul mercato mondiale fa quelle cose che fanno le aziende sul mercato mondiale: decide strategie di marketing, pianifica azioni commerciali, controlla i profitti, fa i bilanci e, si, finanzia la ricerca, assume e licenzia gente, sfrutta lo sfruttabile per ottenere dei profitti che ne giustifichino l’esistenza. In generale, come tutte le aziende e corporation mondiali, se le si applicasse il manuale per il riconoscimento delle patologie psichiatriche utilizzato dall’FBI risulterebbe essere un serial killer compulsivo e bipolare. Nel caso della Monsanto questo è particolarmente accentuato, almeno a stare alla classificazione etica delle imprese fatta da Covalence (Su 581 aziende Monsanto è 581°, Syngenta 574°). Non mi interessa in questo momento andare ad analizzare il perché le leggi del mercato siano così e non in un altro modo, essendo fatte dalle persone e quindi modificabili.
Allora, la Monsanto (o la BASF, o la Syngenta, o la Bayern, o …) in questo momento sono un problema. Ma non sono gli OGM. Teniamo a mente questo e andiamo avanti.

Togliamo le major di ingegneria bio-chimica. Ci rimangono gli OGM, abbandonati soli soletti in un laboratorio in cui si aggirano persone in camice bianco bravi nel fare ciò che sono bravi a fare. Il che (sempre che vengano rispettati i parametri dell’etica… ma la mia etica è diversa dalla tua e da quella della mia mamma) vuol dire approfondire le possibilità di conoscenza e di sviluppo del genere umano. Darwin era un ricercatore, Leonardo daVinci era un ricercatore, Lovelock e la Margulis sono dei ricercatori, Haber era un ricercatore (che, oltre al dispendioso sistema di produzione industriale dell’azoto, ha provveduto a creare lo Zyklon B…). Quindi, i ricercatori sono uomini, individui. Variabili non controllabili. Potremmo discutere che non va fatta la ricerca o che va fatta solo in alcuni campi ma lascio volentieri questo tipo di discussione ad alcuni piccoli stati totalitari Laziali.
Io, di per mio, non mi sento di poter cassare o salvare un ricercatore accollandomi il rischio di cancellare un daVinci o salvando un Haber… (entrambi finanziati da capitali economici privati più o meno etici sulla base di chi osserva).

Però. Però.
Quando arriva la notizia che 3 tipi di mais Bt ed una patata modificata (occhio, non dalla Monsanto americana, dalla Basf Tedesca: neanche il gusto di poter fare del sano anti-americanismo…) scoppia la guerra santa. Da una parte i gli “abbraccialberi”, dall’altra gli “squali” entrambi con una capacità di comunicazione prossima allo zero. Nel mezzo tutti gli altri tirati da una parte o dall’altra per la giacchetta.
Non amo né gli “abbraccialberi” con le loro le loro teorie del complotto, gli slogan e le mille citazioni di casi più o meno comprovati,.
(C’ho provato una volta ad abbracciare un albero, era un platano bellissimo, ma ebbi la netta sensazione che guardasse il frassino a lato con sguardo tra il panico e l’imbarazzo.)
Né gli “squali”, buffa lobby dalla retorica passivo-aggressiva che tutto hanno di scientifico (come armi retoriche) tranne dei contenuti “stabili”. Cosa si intende per contenuti “stabili”? La scienza non è una materia “fissa”. La terra si credeva piatta come la pizza ma poi risultò essere una sorta di sfera fatta male. La cocaina era un’ottima sostanza stimolante che aiutava la digestione ma poi costrinsero la coca-cola a cambiarla con la caffeina… ecc… ecc… (i ricercatori esistono anche per fare in modo che non ci si “fissi” ma si possa evolvere correggendo possibili errori). Quindi non possono in nessun modo portare verità su alcunché… ma, probabilmente anche grazie ad un’opposizione altrettanto “portatrice di verità”, possono far finta di si.
Quando messi di fronte all’impossibilità di avere previsioni a lungo termine sugli effetti degli OGM o dei correlati (l’uso di glisofati, modifiche di mercato, modifiche sociali e quant’altro) hanno due armi a disposizione: ammettere che la Vita (chiamatela Natura, Gaia, Biosfera o come diamine vi pare) non e priva di errori ma sarà in grado di affrontarli (“Le piante OGM sono studiate per rendere in agricoltura, lasciate nel selvatico non sopravviverebbero”. Se non esistono infallibilità, questa affermazione è un’ossimoro…) oppure la vecchia arma utilizzata dalla Green Economy sulla lotta alla fame nel mondo che, sinceramente, mi fa un po’ l’impressione di quando da piccolo mi dicevano di mangiare tutto “pensa ai bambini che muoiono di fame”… che sia detto chiaro e tondo: è sempre stata una gran stronzata.
Ecco, questi due tipi di persone, incastrate nel classico dualismo “mamma-papà”, “poliziotto buono-poliziotto cattivo” sono quelli che gettano veramente una brutta luce sugli OGM ed impediscono di elaborarne il concetto. (Oltre a dare degli orgasmi post-mortem a Freud)

Ora. Togli, le Major, togli la bassa comunicazione pro e contro e ti rimangono i ricercatori e gli OGM.
Attenzione: togliete anche i ricercatori che fanno comunicazione pro o contro… non sono definibili ricercatori. Che il ciabattino mi venga a dire che l’unica cosa buona per i miei piedi sono le sue ciabatte mi fa un po’ ridere. Un conto è comunicare una ricerca scientifica un conto e promuoverla (la differenza si capisce subito: la prima è una noia mortale la seconda è mortale. Punto.)
I ricercatori come abbiamo visto sono belli, brutti, buoni, cattivi, corrotti, sottopagati, strapagati come qualsiasi altra persona. E, molti, sono bravi in quello che fanno. Campi specifici. Di una specificità inconcepibile. Microsettori delle nanoscienze picometriche. Sanno benissimo che ciò che loro scoprono o trovano o inventano è un tassello, non la pietra filosofale e che questo tassello va inserito in un mosaico più ampio e poi inserito in uno ancora più ampio che è la Vita. Credo siano in pochi i Frankestein che pensano che il loro lavoro sia la Vita. Tendenzialmente quello è uno spostamento che fanno i comunicatori di cui sopra o le major. O i primi pagati dai secondi, o i secondi rinforzati dai primi o uno dei mille intrecci possibili in un triangolo a tre degno di un pornazzo d’autore (Major, abbraccialberi, squali).
Gli OGM sono uno dei campi di ricerca e di sviluppo, realtà laboratoriali che possono avere validità di studio, di analisi. Il solo rischio è quello di considerarli Soluzioni (notare la S maiuscola), come avvenne negli anni passati con la chimica agraria… dai, siamo sinceri, la Bayern cavalcò le teorie di Justus vonLiebig per decenni ma non era mica Justus il colpevole tanto meno i fosfati o l’azoto chimico. (Justus, poveretto, aveva persino provato a convertire Londra alla fitodepurazione delle acque nere… roba che te la scordi nel Lambro, letteralmente il cesso della Lombardia anche prima che lo riempissero di gasolio!).

Il problema, il problema reale, come al solito siamo noi. Incapaci di scegliere e valutare aldilà degli schieramenti. Sempre pronti a batterci contro qualcuno o qualcosa ma incapaci di concepire una complessità e di metterla in discussione. Con questo non voglio dire che non si debbano avere posizioni anche dure o estreme: se davanti hai un cretino tanto vale dargli del cretino. E’ il lasciarsi intrappolare nel gioco stupido dei comunicatori e delle Major che trovo assurdo.
Mi sto confondendo. Provo a ricapitolare con un esempio. Il Golden Rice.
Io sono convinto che Ingo Potrykus sia un po’ un Frankestein, un Frankestein buono, in buona fede. C’è un problema? La malnutrizione nei paesi del terzo mondo per carenze di pro-vitamina A? Sono un’ingegnere biochimico, lavoro sul DNA delle piante, come risolvo il problema? Modifico una pianta e gliela do. Ma non solo! Gliela do gratis e spero di prendermi il Nobel come Borlaug (questa è mia… magari lui lo fa per vero spirito filantropico). Se sono un biochimico specializzato sul DNA del riso è ovvio che quella sarà la mia risposta al problema, come quella di Borlaug fu la Green Revolution.
Quello che i comunicatori e le Major fecero e stanno facendo, e di far sparire dal discorso la complessità dei sistemi. Ci sono fior fior di progetti in Africa sulla produzione di cibi complementari che funzionano egregiamente, ma ai comunicatori non interessano. Ai “contrari” perché apparentemente hanno scelto quel ruolo e se glielo togli sono persi, ai “pro” perché da quello dipendono, almeno in parte, i loro stipendi. E poi sono esperienze di resilienza, legate ad un’impostazione diversa, alla ricerca non della “Soluzione” ma di tante piccole esperienze risolutive.
Ho l’impressione che si sia un po’ a questo punto: tutte le parti hanno davanti un malato, nominalmente: la terra, e tutti propongono UNA ricetta.
Non esiste una ricetta. Non è mai esistita e, storicamente, le ricette uniche hanno sortito effetti disastrosi.
Con questo non voglio dire che la ricerca sugli OGM non sia varia e differenziata, non voglio dire che non possa e non voglia essere “site specific”. Anzi, è potenzialmente in grado di essere estremamente legata al territorio in cui la si cala. Ma rimane, di base, una soluzione “unica”: modifica “artificiale” del materiale genetico delle piante.

Quindi. Abbiamo gli OGM, figli di una ricerca che può essere buona o cattiva, prodotti da laboratorio che possono portare a successi o fallimenti, abbiamo dei pessimi comunicatori pro e contro e un’industria che, anche grazie a questi elementi, prospera su conflitti ed incomprensioni perché, più di ogni altro elemento in gioco, risponde a delle regole precise. Le regole di mercato.
Il mercato è l’evoluzione di una forma di relazioni umane. Il mio villaggio è hai confini con un bosco ricco di selvaggina, quello dei miei vicini è su una montagna metallifera. Io gli do pellicce in cambio di strumenti per andare a caccia. Di per se non è ne immutabile ne negativo ma come tutte le relazioni può assumere aspetti disfunzionali da cui e poi complesso riuscire ad uscire.
Il problema attuale è che le regole del mercato prevedono una crescita continua. Aziende come la Monsanto credono in questa crescita continua e cercano di perseguirla con ogni mezzo necessario. Spesso consumando enormi risorse per cercare di rimanere su una linearità di sviluppo. Ovvio che da questo punto di vista, mettere le mani sulle ricerche OGM (e sui ricercatori) è un’ottima strada per cercare di rimanere su una curva ascendente. Gli OGM sono “controllabili”, non prevedono le intemperanze ed i cicli inerenti la “vita”. Quando le relazioni aumentano di complessità, seguendo pedestremente i dettami di Cartesio, l’istinto ci porta a semplificare.

E forse il problema è questo. Gli OGM sono un campo di studio e di ricerca, non un prodotto. Io posso criticare un prodotto ma non posso criticare una ricerca (un po’ perché non ne ho gli strumenti, un po’ perché non ha molto senso).
Quello che succede nel dibattito sugli OGM, invece, è proprio questo: confondere in continuazione i livelli prodotto-ricerca e a farlo sono quasi sempre le due fazioni supportate in questo da chi i prodotti li commercializza (se sei abbastanza bravo a gestire il marketing non esiste pubblicità positiva o negativa, esiste solo il piazzamento del prodotto nell’immaginario collettivo).
Ma, in un Mondo in cui dobbiamo ancora decifrare l’esistenza del 75% dei funghi, in cui in un cucchiaino di terreno c’è più biodiversità che nell’intera regione Piemonte, c’è realmente bisogno di un prodotto OGM? Non credo. Molte delle soluzioni che il marketing OGM dice di poter di risolvere esistono già in natura ma in una forma che il mercato non è attualmente in grado di gestire. Non è fabbricando soluzioni di mercato o appellandosi a vaghe energie naturali che la situazione può migliorare.

La natura non lavora per linee produttive, lavora per correlazioni di sistemi complessi. Questo è il suo modo di garantire resilienza e stabilità (cose che il mercato attuale non è assolutamente in grado di garantire). Studiando, applicando e mimando i sistemi naturali in maniera precisa e scientifica (va bene Gaia… ma magari se ci mettessimo meno slancio animista ed un po’ più di pratica…) a tutti i livelli, comunicando non solo una “diversità”, un’opposizione primitivista di ritorno ed un “sentire” generico, ma praticando a tutti i livelli, dall’orto al campo di mais, lavorando localmente ed in maniera diffusa forse il problema degli OGM come “prodotto” da conflitto potrebbe essere quantomeno mitigato permettendo di valutarne realmente le caratteristiche prima che un qualsiasi giornalista vestito da scienziato possa convincere la signora Pia che i lor prodotti sono l’unica soluzione e che noi siamo “i soliti fricchettoni”, prima che l’unica fonte alimentare naturale sia un prodotto di nicchia offerto da Carlo Petrini, prima di continuare a risolvere i sintomi invece dei problemi.

Gli OGM non sono “il Male”.
Ma, aldilà dell’ambito della ricerca, sono solo l’ennesima soluzione per posticipare un problema. La loro commercializzazione e promozione è il perseguimento di una linearità problema-soluzione-prodotto che semplicemente non è più sostenibile.
Il sistema che abbiamo creato semplicemente non è più sostenibile, capita… le civiltà nascono, crescono, si espandono, collassano… un po’ come tutto in natura. La differenza la fa la nostra capacità di resilienza al cambiamento, a come ci prepariamo per affrontarlo. Copiare dalla natura vuol dire imparare da chi la resilienza la pratica dall’alba dei tempi, nessun prodotto umano per quanto interessante e potenzialmente in grado di spingere più avanti il livello delle nostre conoscenza sarà mai in grado di garantire alcunchè.

Sono stato un po’ prolisso e confuso, scusate, cercavo di mettere in ordine e sperimentare un po’ di pensieri caotici…




L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

Per Contattarmi:

Aggiornamenti via mail?

Parte della libreria di OrtodiCarta

how to be free manifesto

Pastafarian Blog

Accessi dal 8 aprile 2008:

  • 820.611 hits
Add to Technorati Favorites

Troverò altri sistemi di finanziamento occulto…

Foto di Carta


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: