Posts Tagged ‘Ruth Stout

03
Nov
09

Buddha non era una vecchia signora… ma anche si

Da grande voglio essere così.
Ho già prenotato la clinica per il cambio di sesso.



10
Ago
08

diario di campagna n°147

Ciao G.,
ho seminato il grano vernino che mi hai dato.
Avendo più tempo ed una maggiore stabilità esistenziale (ci si augura che il campo non venga toccato da nessuno fino a giugno dell’anno prossimo…) si sarebbe potuto fare un lavoro migliore ma tant’è che se cialtrone devo essere che cialtrone io sia! Ruth Stout, da qualche parte, se la sta ridendo…

Come eravamo rimasti, ho fatto una prima selezione dei semi tuffandoli in un secchio d’acqua per “scremare” quelli bacati. Il risultato è stato abbastanza soddisfacente, circa il 40% sembravano ancora buoni. Va sottolineato che mentre facevo quest’operazione è scoppiata un’altra bufera “sradica-pioppi” ed i semi sono stati abbandonati, “per forza maggiore”, una mezza giornata a mollo con un paio di effetti collaterali positivi: i parassiti residui sono annegati o hanno traslocato e la cuticola dei semi si è ammorbidita accelerandone la germinazione.

La prima parte dei semi è stata “spagliata” in un pezzetto che avevo seminato a trifoglio posizionato un po’ prima dell’orto. Ho buttato i semi poi ho sfalciato molto basso il trifoglio (e un tot di erbacce) e quindi ho coperto il tutto con uno strato di paglia. (Mi vedo Fukuoka, dalla clinica in cui è ricoverato, che si mette le mani nei capelli e si tira la barba…)

La seconda è stata distribuita nella parte di orto salvatasi dal crollo del pioppo… qui era un po’ più complesso a causa di un tot di convolvolo. In ogni caso ho sfalciato e tolto le radici più grosse, quindi seminato e coperto di paglia. Il tentativo è stato, in questo caso, di sfruttare al massimo i bancali rialzati in modo da evitare gli allagamenti autunnali.

In entrambi i casi sta già germinando (il ché fa sperare bene…). Ho cercato di seminare un po’ fitto per permettere al grano di competere e frenare le spontanee che saranno poi libere di proliferare dopo giugno 2009 (loro non sembrano comunque d’accordo)… anche se penso che ci passeranno su con un aratro appena avremo fatto la “mietitura”…

Porgo i più cordiali saluti all’alta valle
Nicola

P.S. – per evitare che i buzzurroni, che devono venire a prelevare il pioppo caduto, calpestino le future bionde messi il tutto è stato recintato… con paletti di pioppo…
P.P.S. – L’idea di coprire tutto con la paglia si sta dimostrando efficace a nascondere i semi ad una famiglia di fagiani che si è trasferita nelle vicinanze (I fagiani mangiano il grano? Preferisco non scoprirlo…). Non credo che siano autoctoni, da queste parti i cacciatori liberano fagiani cinesi in vista dell’apertura della caccia in autunno.

06
Ago
08

i manuali del giovine autarchico n°6

Ci sono passi che andrebbero fatti uno alla volta. Con calma. Calibrando bene il movimento.
Poi ci sono gli imprevisti. Un guasto, un pioppo che ti atterra sull’orto… le scelte sono due: o inciampi, o ti ristrutturi sul nuovo equilibrio formatosi.

Nel mio caso attuale, l’imprevisto si chiama “grano vernino”, nella fattispecie appartenente ad un genotipo vecchio di 600 anni.

G. – “Mi hanno portato un sacco di semi di un grano del 1400, tu hai ancora del terreno libero vero?”
Io – “Si, ma non posso farlo lavorare, c’è un pioppo nel bel mezzo del campo che blocca il passaggio ed è un “incolto”… dovrei almeno farlo erpicare…”
G. – “Non importa… è tutto ticchiolato… dobbiamo buttarlo giù, anche solo per riuscire a salvare un po’ di semi con cui far ripartire la coltivazione…”
Io – “Si, vabbè… forse posso cercare di fare le pallette d’argilla…”
G. – “Si, quello che vuoi, però fai in fretta che è già tardi per la semina…”

Risultato. Me ne sono tornato a casa con un saccone di grano il cui DNA aveva avuto il piacere di vedere di persona il Rinascimento, e probabilmente il Manierismo, da “Fukuokare” in maniera approssimativa. Sapendo a malapena muovermi nell’orto.

Avevo delle carte, in giro, da studiare per quando avessi voluto fare il salto nella coltivazione dei cereali “da campo”… ma s’è scelto che io facessi prima pratica.

Difatti, Fukuoka, poco si addice ai climi temperati. Motivo per cui avevo recuperato un tot di informazioni sul lavoro di Marc Bonfils, l’agronomo francese che aveva modificato il sistema per le coltivazioni europee.

Gli scritti di Marc Bonfils, sempre dal baule di Souscaryous. (Questi contavo di tradurli tra un’annetto… quindi mo’ si aspetta che c’ho da finire le carte di Emilia Hazelip)

Un articoletto in cui si spiega in breve il sistema (in inglese) tratto dalla pubblicazione digitale periodica del LEISA

Per la cronaca: si è stabilito di seguire un sistema più “viscerale”, alla Ruth Stout.
Semina il campo, taglia le erbacce e di le preghierine prima di andare a dormire… il tutto rigorosamente a mano.

28
Apr
08

diario di campagna n°72

IL MISTICO NELL’ORTO

LA MATTINATA SI è aperta con un’abbondante dose di caffeina sorseggiata davanti alla finestra, contemplando quella che, a tutti gli effetti, si sarebbe rivelata una giornata perfetta dal punto di vista di una pecora del Devonshire.
Il ché, d’altro canto, la decretava anche come un’ottima giornata per trapiantare un po’ di roba liberando spazio nella micro-serra.
Dopo circa 2 ore che strisciavo a carponi posizionando lattughine, fagioli, tagete e cipollotti sono stato colto da una visione mistica rivelatrice. Dalla pacciamatura permanente dell’orto è emersa una figura magra, asciutta, coperta solo da un lungo scamiciato grigio. Ai piedi un grosso paio di stivali di gomma.
Ruth Stout si è guardata intorno, ha abbozzato un sorrisino. Dopo un lungo silenzio le sue parole hanno risuonato chiare e limpide nell’aria umida dell’orto:
“MA SEI SCEMO?! LA PROSSIMA VOLTA BUTTA I SEMI PER TERRA E TORNATENE A CASA A BERE CAFFE’ CALDO E A LEGGERE LIBRI!”

IL VICINO DI CAMPO, un contadino che da almeno 40 anni alterna pioppi a mais e mais a pioppi tranne una breve escursione sui noci per prendere le sovvenzioni, ha però finalmente potuto godere di una perfetta quinconce. Continua a non spiegarsi il perché dei letti rialzati, della paglia, dell’impianto di irrigazione (appena terminato!) in stile Zambesi e del perché io mi ostini a mischiare le piantine facendo confusione (sue parole, ma anche mie), ma la quinconce gli ha dato una speranza… un po’ meno a me sapere che sta meditando di passare tra i pioppi con il disseccante…

Vale la pena fare un piccolo inciso sull’impianto di irrigazione.
Per la realizzazione si è utilizzato:

50 metri di tubo in pvc da ½ pollice
4 secchielli per prodotti alimentari (nella fattispecie ananas e macedonia a cubetti per la ristorazione collettiva)
4 raccordi a 90°
4 attacchi da ½ pollice
20 cm di camera d’aria da bicicletta (per le guarnizioni)
2 vecchi pallet di legno (per le torrette da 70 cm per sostenere i secchielli sopra i bancali)

Costo per l’impianto di ogni singolo orto (circa 60mq) 30 – 35 €
Data la forma particolare degli orti ogni impianto è diviso in due parti autonome. Ad ogni estremità del tubo e posizionata una torretta con relativo secchio in modo da garantire un’omogeneità di pressione e di “innaffiamento”. Il tubo è stato forato ogni 30 cm.
Prendete per buone le indicazioni, la mia ignoranza in fatto di idraulica è abissale, ma d’altronde, s’è detto che ero un cialtrone… vedremo se reggerà all’estate.
Le foto fanno schifo e non perché sono un cialtrone. E che mi difettano i mezzi per cui si dovrà attendere fintanto che riesca a farmi prestare una macchina digitale.

26
Apr
08

Diario di campagna n°70

UN NUOVO EROE NELL’ ORTO

HA INCOMINCIATO A fare caldo nella piana alluvionale della Dora Baltea. Da qualche giorno sto lavorando intorno ad un impianto di irrigazione a goccia a basso costo (saccheggiando, come al solito, il know-how delle ONG del terzo mondo… questa volta è toccato al Nepal…).
Farei altro, ma tra un po’ il caldo riuscirà a far evaporare anche l’acqua accumulata sotto la pacciamatura. Da buon cialtrone stavo montando il tutto con pezzi di pompa di recupero, secchi di plastica per alimenti recuperati da un ristorante dove lavoravo (e dove ho ancora contatti con “talpe” interne) e vecchi pallets , costo dell’opera zero ed un inizio di tintarella. Poi Noemi ha deciso di investire in 50 metri di tubo da irrigazione e qualche gadget serio, così il costo è salito a 30 euro circa… rendendo il lavoro sicuramente più facile ed efficace ma perdendo un po’ dell’allure da suburbia boliviana…

L’INCUBATRICE PARE funzionare! Oltre ad essere, quindi, un oggetto esteticamente apprezzabile, risulta anche utile. Il mondo è pieno di sorprese.
Abbiamo fatto la “speratura” (dicesi speratura il far attraversare l’uovo da una luce molto intensa sì da mostrarne il contenuto), su tre uova due sono sicuramente in fase “embrionale”.
Di primo acchito non si capiva un granché ma dopo pochi istanti, facendo ruotare l’uovo, si è distinta chiaramente la forma bacelliforme di un “coso” non ben definito. Non è vero, in realtà è andata così:
Nicola – guarda ho fatto la lampada per la speratura
Noemi – la cosa?
Nicola – si, quella cosa con la luce per guardare le uova
Noemi – ….
Nicola – così vediamo se si sviluppano, sai per avere altre galline per le uova
Noemi – ….
Nicola – (mettendo l’uovo davanti ad un tubo di cartone incastrato sul faretto della cucina) mmmh.
Noemi – Si vede qualcosa?
Nicola – boh?! Non saprei… secondo te è normale che ci sia una roba che si muove?
Noemi – Dovrebbe essere il pulcino
Nicola – Ah! Che schifo!
Noemi – …. Sei un’idiota…
Ho sempre avuto un pessimo rapporto anche con le ecografie… deve essere un effetto collaterale delle troppe visioni di Alien a notte fonda.

IN COMPENSO OGGI ho trovato un articoletto sulla mia nuova eroina da orticultura Ruth Stout. Famosa per aver scritto numerosi libri sul giardinaggio per chi non ama i lavori pesanti e guru per i primi teorici dell’agricoltura naturale (Emilia Hazelip la cita spesso come suo primo approccio per la strutturazione del sistema sinergico). Un donnino eccezionale.
Sorella di Rex Stout, autore di Nero Wolfe, e giacobina della lotta contro l’alcool, se ne scorrazzò per un po’ di anni con Carrie A. Nation, famosa per utilizzare un sistema di dissuasione antialcoolica chiamato vandalismo, distruzione e saccheggio (come ex-barman non posso condividerne l’obbiettivo, ma i modi avevano il loro fascino…).
Ruth Stout fu una brillante ed eccentrica signora di origine quacchera, si dice che lavorasse nel suo orto nuda e una delle citazioni attribuitele suona più o meno così: “ Un orto senza pacciamatura mi da l’impressione di qualcosa di nudo che per un motivo o per l’altro starebbe meglio con qualcosa addosso”. Rex Stout, anche lui amante del giardinaggio, definiva l’orto della sorella “una discarica”, ma avete presente la paranoia per le orchidee che istillò nel personaggio di Nero Wolf?!
Comunque questo è il link ad un bell’articoletto sulla mia nuova eroina, da sottolineare nell’articolo anche il divertente scontro tra il sistema “Stout” (non-lavoro) e quello “Biodinamico” di Steiner (mai-abbastanza-lavoro). Scontato, aderisco al primo.




L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

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