Posts Tagged ‘suolo

03
Nov
10

Dis-appunti di progettazione


Vi hanno già detto in mille salse che il suolo è la pelle del mondo.
Che quei primi 10-15 centimetri di terra che disperatamente sorreggono il vostro peso contengono più roba di quanta se ne possa trovare a brancolare per tutti i MegaStore del mondo e che è lì che risiede la maggior percentuale dei nutrienti necessari per la crescita delle piante e lo svilupparsi della vita. E questo, solo nell’area coperta dai vostri piedi.
Ve l’hanno già detto. Così come vi hanno già abbinato l’immagine dei campi arati a quella di un vostro braccio completamente scuoiato. Aia, fa male.

I lavori per la nuova casa sono ancora fermi alla parte teorico-progettuale-burocratica ma, intanto si inizia a lavorare sui 10000 e passa metri quadri di campo.
A questo proposito, mentre siedo nel bel mezzo di un prato sotto la pioggia mi ripeto il mio personale mantra progettuale.

Lezione numero 1: la mappa non è il territorio.
E anche questo me l’hanno già detto. Guardo tutte le topografie, tutte le cartine, vado su è giù per il catasto, l’Istituto di Cartografico, saccheggio tutte le foto satellitari possibili immaginabili (che la paranoia per i satelliti che ci spiano va bene… ma vuoi mettere che comodità che lo facciano: anche il più Zerzaniano dei miei amici ha Google Earth istallato sul pc… sottolineo:PC) e poi scopro che non corrisponde quasi nulla. Che la mia lettura delle carte non corrisponde quasi in nulla con la percezione dello spazio reale. Nessuna delle due è errata ma nessuna delle due è corretta.
Le medie matematiche lasciano il tempo che trovano.

Lezione numero 2: prima di fare qualsiasi cosa analizzo a fondo le energie in transito sul territorio. Tutte: sole, vento, acqua, mandrie di bufali incazzati… che sembra una cavolata ma non considerare nessuna delle succitate energie ti porta a trovarti magari in linea diretta con un canale di venti freddi che spaccano il becco agli uccellini o con un fiume in piena che ti sradica l’orto alla prima pioggia. In più se ci si può evitare di intralciarle ma, al contrario, con una sana impostazione da Ju-Jitsu agroecologico, assecondarle per i propri fini… tutto lavoro risparmiato sul lungo termine.

Lezione numero 3: se è comodo, facile e piacevole… funziona.

Lezione numero 4: una buona progettazione è flessibile ma permanente. Lo so… questa è una di quelle frasi stronze che tendenzialmente vengono dette da vecchi portinai giapponesi a sfigatissimi ragazzini brufolosi destinati a vincere i mondiali di Kung-Fu e a catturare mosche con le bacchette per il riso. Più in specifico avrebbe a che fare con il Chaordic e con la falsa idea di “fissità” insita nel concetto di “preservazione” di una vecchia scuola di ecologia e di “crescita costante della produzione” dell’agricoltura industriale.
Agricoltura Industriale cui appartiene anche il vecchio contadino che parla solo dialetto stretto, racconta dei bei tempi andati , possiede una luce nel profondo degli occhi… no, giusto per ricordarsi che la storia del vecchio=saggio è sempre più spesso una gran cazzata… i vecchi saggi o sono persone interessanti indipendentemente dall’età, sono estinti o andrebbero estinti…

Lezione numero 5: Evita le bojate da “Into the aiuola”. Siamo in Italia. Una striscia di terra che si allunga in un bidet di acqua salmastra. Se vedete il sole sorgere dal mare, avete tempo di fare pranzo con i parenti, un riposino e vederlo tramontare nuovamente in mare dalla parte opposta del paese… la wilderness lasciala a paesi con altre scale dimensionali. Qui, o fai i conti con i vicini, o hai imparato a mangiare sassi oppure migra (abbiamo una vasta cultura nazionale a riguardo).

Lezione numero 6: 10.000 metri quadri sono tanti. Inizia dal metro 1 e progredisci. Magari scopri che manco ti servono tutti.

Lezione numero 7: ReginaZabo un giorno aveva postato (non mi ricordo più dove. Ad un certo punto aveva più account di Steve Jobs 🙂 …) una frase di Mr. Cissachicavoloera in cui si faceva notare come la nostra costituzione (“Una delle migliori al mondo, se non la migliore” cit. da qualcun’altro sopra i 70 anni) sia praticamente l’unica che si apre dichiarando che “la repubblica Italiana è fondata sul lavoro”. Chiunque altro al mondo fonda – regimi totalitari a parte – in maniera meno ipocrita le proprie basi in cose un po’ più interessanti come il benessere, la felicità, la possibilità espressiva…
Ricordatelo.

29
Set
09

Rat Race (istruzioni su come barare)

12384713_Alice and the Pool of Tears Swimming in It with a Mouse

Bracciata
Bracciata
Bracciata
respiro
Bracciata
Bracciata
Bracciata
respiro

Getto uno sguardo indietro.
Tra gli schizzi d’acqua riesco a scorgere gli altri due partecipanti.
Lui, alla mia destra, è il classico tipo che vedresti bene in una vignetta di Dilbert. Potrebbe essere Wally o “l’imbecille dai capelli a punta“. Uno che, in linea teorica, si prepara da anni per questo sport.
Lei, alla mia destra, pompa nell’acqua come un’ossessa. Occhi spiritati e sorriso stampato sulle labbra. Una sorta di Ester Williams in acido.
In effetti, poco prima di venir messi nella vasca, un azzimato personaggio in camice bianco le ha dato da ingoiare un paio di pillole di dubbia provenienza. Verde acido.

Sono ancora tranquillo.
Bracciata
Bracciata
respiro

Lui, inizia a perdere in compostezza, le bracciate si fanno irregolari e scomposte, la traiettoria incerta.
Lei sembra che non abbia fatto null’altro nella vita.
Lui si inciampa sulle sue stesse bracciate. La testa esce dall’acqua livida alla ricerca di ossigeno.
Lei, no.

Bracciata
Bracciata

Posso ancora permettermi di guardarmi intorno.
Lui viene ripescato boccheggiante. Gli occhi resi rossi dall’acqua (cloro?) e dal panico.
Lei sembra volare. Forse, nella sua percezione, è proprio così…
Nuotiamo.
Bracciata
Bracciata
Bracciata

Adoro quando la scienza dimostra (o quasi) “fricchettonate” che si sentono ripetere da millenni.
Quanti ortolani vi avranno detto delle qualità terapeutiche della loro piccola jungla personale? Del senso di benessere dato dal loro fazzoletto di terra?
Bene. Con ogni buona probabilità sono dei tossici.
Il Dr. Chris Lowry et al hanno scoperto che nel suolo è presente un batterio il Mycobacterium vaccae che, inoculato a dei topini da laboratorio aumenta i livelli di serotonina e, di conseguenza, ne aumenta il “benessere” o la sensazione di.
Come l’hanno dimostrato? Prendendo tre topini, uno normale, uno inoculato con il mycobacterium ed uno fatto di prozac (o roba simile). Li hanno messi in una vasca e, dato per assodato che i topi sono ottimi nuotatori se “presi bene”, hanno rilevato che i due “fatti” nuotavano meglio e più a lungo.

Da qui a sostenere che a farsi l’orto ci si “faccia” di Mycobacterium è un po’ esagerato… ma fa parte delle mille altre cose divertenti che stanno a 30cm sotto terra… dove spesso mi trovo…
E poi, chi lo sa… magari questo dà un vantaggio dopante a chi fa l’orto nella “rat race”…

Fonti:
FoxNews
Articlesbase
Discover
About.com
The Economist

29
Giu
09

Il Compost Tea

OVVERO:
Il Blog di Oblomov si scrive da sè…

Di tanto in tanto mi viene fatto notare che, oltre ad essere un’impenitente cialtrone ed un confusionario sono anche un divulgatore assolutamete adidattico.
Di tanto in tanto mi chiedo anche perchè apro un blog e poi passo settimane senza scrivere niente (in realtà lo so perchè… ma lasciamo perdere).
Poi parte la “mente collettiva” e tutto riparte… prova che, quando le cose sono fatte in più persone, il risultato e sempre maggiore della somma dei singoli individui.

Et voilà che, grazie ad Elena (a.k.a. elenacavolaia, a.k.a. lafatadeicavoli), ora disponiamo di un’ottima traduzione del tutorial di Elaine Ingham sul Compost Tea.
GRAZIE Elena!!
(ho fatto dei casini con Scribd… scusate)

Ma non sedetevi sul suo lavoro…

Sono a scuola.
Ho 7 anni, una pettinatura che non vorrei mai più rivedere ed una felpa che doveva essere stata di una delle mie sorelle maggiori e che i miei (oculatamente) avevano comprato di un colore neutro, in vista del passaggio “generazionale”.
La maestra ci sta facendo mettere un seme di fagiolo in una scatoletta con del cotone umido.
Ci spiega che, una volta germogliato, lo sposteremo nei vasetti dove la pianta troverà i nutrimenti necessari presenti nella terra.
Siamo in 24 ragazzini e stiamo immaginando il nostro fagiolo con radici a righe bianche e blu (come le cannucce del bar) che pompano nutrienti dal terriccio del vasetto.
Da li a qualche mese ci troveremo come Jan Baptist Van Helmont ed il suo salice nel vaso, ma senza la scusante di essere nel 1600, a dedurre che le piante assorbono i nutrienti con cui creano la propria massa dall’acqua…
Sono passati quasi 30 anni. La felpa non esiste più ed i capelli sono sempre un disastro.
Leggendo i testi di Joseph A. Cocannouer (farming with nature, 1954) scopro che il 96% dei nutrienti che una pianta assimila provengono dall’aria.
Non so dove sia andata a finire la mia maestra.

In ogni caso qui trovate un’ottimo articolo dell’ATTRA sulla fertilizzazione foliare perfettamente in linea con il tutorial sul Compost Tea… ed in INGLESE!! 🙂

25
Mag
09

Chrysopogon Zizanioides 2 – la vendetta

I’m easy
I’m easy like Sunday morning
[coro] Uh Uuuuuh Uh Uuuuuh…
I’m E e e easyyyy
Easy like Sunday mo-oo-o-oo-orining
[coro] Uh Uuuuuh Uh Uuuuuh…

[EASY, già dei Commodores, poi di Mike Patton con i Faith No More]

Sto lavorando nell’orto, nel pollaio, raccogliendo il materiale per gli articoli sul vetiver ed il biochar e dando la caccia ad uno sciame di api. Ma, soprattutto, sto scartabellando tra libri, articoli, schemi ed esperimenti di agricoltura urbana e realizzo orti in “cinque minuti”

Suona assurdo, davanti a me ci sono ettari ed ettari di campi ed io mi sto inventando dei balconi su cui fare esperimenti… ci manca solo che mi tocchi ringraziare i geometri per la loro insana passione per il cemento e gli autobloccanti.
Devo dire però che è stimolante.
Intanto passa la vecchina di ronda a controllare quali boiate pazzesche mi sono inventato questa volta.

Atto I – Scena I
Entra una vecchina, l’aspetto curvo e dimesso non fa in alcun modo trasparire la belva tarantiniana sepolta sotto le ceneri della vetusta età. Kill Bill in versione 88enne…
Lei – e cosa sarebbe quello?
Io – Vetiver
Lei – ….e non lo togli?
Io – no, c’è l’ho messo apposta.
Lei – già, te sei strano…
Exit la vecchietta.
Io rimango lì. Senza aver avuto la possibilità di difendere le mie posizioni.
La vecchina è arrivata, ha tirato il sasso, io me lo sono preso in testa e lei è scappata… il prossimo anno, col cavolo che le do le piantine di pomodoro!

Rimasto inespresso il mio desiderio di dare spiegazioni alla sorella segreta di Gengis Khan, tocca a voi subirvela…

Il Vetiver nell’orto.

secchi

FATTO- (ovvero: cosa ha visto Lei)
In ogni bancale dell’orto, in una posizione centrale ho messo una pianta di Vetiver. Le foto risalgono a circa un paio di mesi fa. Attualmente dal cespo ingiallito spuntano tanti simpatici spaghetti verdi lunghi 40-50 cm.

bancale

TESI- (ovvero: cosa ha pensato Lei)
Una piantaccia che in tutto e per tutto assomiglia ad un grosso ciuffo di erbacce infestanti e che, con buona probabilità, succhierà acqua e nutrienti privandone le povere piantine circostanti oltre a togliergli spazio per le radici. E poi, è brutta e fa disordine…

vetiver

ANTITESI- (ovvero: cosa avrei cercato di argomentare)
Sarò noioso.
Io sto curando un orto che, nelle mie aspettative, dovrebbe ottimizzare il consumo di energie (personali, economiche ecc…) e la resa produttiva.
Per fare questo cerco di fare in modo che la natura lavori al posto mio.
In un orto “classico” la presenza di annuali è preponderante rispetto a quella delle perenni e questo può creare notevoli squilibri nel suolo.
Le annuali hanno, solitamente radici relativamente superficiali e creano rapporti di “simbiosi” prevalentemente con organismi come i batteri. In più, lavorano solo sul primo strato del terreno assorbendo e rilasciando (attraverso la rizodeposizione) nutrienti ad una profondità relativamente limitata. Quando decadono la parte organica che rimane nel suolo (io non tolgo mai le radici dal terreno) si decompone in maniera superficiale, ad opera dei batteri sopraccitati ed è a rischio (se non certezza) di “stop” invernale.
Ora, questa è una radice di vetiver…

Vetiver-Grass-root-system

Ok… il signore lì vicino non è esattamente il Sigfrido dell’anello dei Nibelunghi, ma la dimensione del fascicolo di radici è comunque impressionante…
La mia tesi è quindi quella di avere al centro di ogni bancale una pianta che produca biomassa in grande quantità. (E la biomassa non è mai troppa se si pensa alle pacciamature, al compost alla produzione di energia ecc… ecc… sono quasi arrivato alla conclusione che se si vuole avere un buon orto si debba prima di tutto coltivare sterpaglie…)
E un reticolo di radici in grado di fornire rifugio permanente alla microflora e microfauna del suolo. Le perenni hanno, al contrario delle annuali, un rapporto più stretto con le ife fungine, quindi, inoculate con micorrize possono garantirne la propagazione “automatica” da un anno all’altro.
Un fascio di radici così fitto e profondo permette una migliore infiltrazione dell’acqua e quindi un miglior drenaggio ma, in caso di prolungata siccità è in grado di pompare l’acqua dagli strati più profondi fino alla superficie. In breve: è un’enorme e lunghissima spugna…

Se poi si pensa che la maggior parte delle piante ha uno stretto rapporto tra parte aerea e parte sotterranea, tutte le volte che le piante verranno sfalciate, parte delle radici morirà rilasciando una grossa quantità di nutrienti e partecipando attivamente alla, letterale, creazione di nuovo suolo…

La parte aerea, dal canto suo, fornisce rifugio per insetti, creano zone ombreggiate ecc… ecc…

A questo punto, la santa vecchina avrebbe estratto il bastone e mi avrebbe colpito ripetutamente all’urlo di “parla come mangi!”
Sigh…

In realtà si sarebbero potute organizzare progettazioni più concrete ed ardite ma, l’avessi fatto, che cialtrone sarei?…
Per dire… il vetiver nella coltivazione si presta in maniera ottima per la creazione degli swale o come tassello nella creazione di una siepe da bordura (fondamentale quando si crea un orto e, infatti, assente nel mio….sigh) o nella creazione di “trappole solari”… senza contare che ‘sto cespuglione è anche in grado di evitare il diffondersi di patogeni creando con la sua parte aerea una sorta di “filtro” tra le varie sezioni della coltivazione e le radici fanno da efficace berriera contro le infestanti stolonifere.
Insomma… se qualcuno trova il modo di mangiarselo siamo a cavallo.

Riferimenti:
Teaming with Microbes – di Jeff Lowenfels e Wayne Lewis, prefazione di Elaine Ingham – ed. Timberpress
Soilfoodweb.com
Gaia’s Garden – di Toby Hemenwey –
The Living Soil – E.B. Balfour – ed. Faber & Faber

07
Nov
08

Finestra sulla realtà degli altri n°18

Ogni tanto mi spiace di non essere in grado di gestire una comunicazione “seria” e “professionale”.
Mi spiace perché spesso questo va a detrimento di alcune tecniche e tecnologie sostenibili che meriterebbero di ottenere maggior risalto ed una cura più, appunto, professionale…
Tra queste tecnologie c’è quella dell’utilizzo del Vetiver.
Ne ho già parlato e Marco è in grado di dare qualsiasi ulteriore ed approfondita informazione, altrimenti potete dare un’occhiata al sito The Vetiver Network International

Quello che trovo assurdo è che questo tipo di tecnologia (a basso costo, utile per la bonifica di terreni inquinati, ottima come produzione di biomassa, eccezionale come impiego in progettazioni in permacultura, una tecnologia agraria ascrivibile tra quelle “riabilitative”) possa essere vincolata da un monopolio commerciale.
(Marco mi correggerà, ma dalle informazioni in mio possesso, al momento, in Italia, non si possono ottenere piante di Chrysopogon zizanioides senza passare attraverso monolitiche aziende commerciali e senza affrontare alti costi di impianto)

E’ per questo che ripubblico integralmente il “Codice Etico” di Marco.
Perché, come ci raccontavamo in un recente scambio di mail, una “rivoluzione” non si riduca ad essere “resistenza”.
L’open source non si limita a Linux.

CODICE ETICO

Con questo documento intendo chiarire gli intenti che
animano il progetto insito nell’opera svolta da
Vetiver Sardegna.
Negli ultimi 20 anni la tecnologia legata all’uso di siepi
vegetative di vetiver è stata usata da pochi a scopo di
lucro, questi hanno preservato per se sia il materiale
di propagazione, sia la conoscenza della stessa tecnologia
in vari modi.

L’operato di Vetiver Sardegna, al contrario è volto alla
massima diffusione possibile della tecnologia, tramite
mezzi di comunicazione (web), con il fine dichiarato di
rendere palese la grande semplicità di utilizzazione per
chiunque ne abbia necessità e la produzione di materiale
di propagazioneal costo più basso possibile, al fine di
curare il territorio in maniera definitiva e prevenire
possibili disastri in danno delle persone.

La ricerca condotta da Vetiver Sardegna, finora senza
alcun aiuto economico, si propone di migliorare
costantemente e progressivamente rendere più accessibile
l’uso della tecnologia stessa ai privati sui loro terreni e agli
enti pubblici tramite l’utilizzo di manodopera locale,
questo per generare anche una ricaduta sociale dalla sua
applicazione.

Questa logica esula dal mero profitto, pur necessario, ma
riconduce ogni risparmio sulla produzione e sull’impianto,
non già nella tasca dell’azienda, ma in quella dell’utente
finale per una maggiore diffusione della tecnologia ad ogni
livello nel paese.

L’opera di Vetiver Sardegna si ispira ad un modello “Open Source”
dettato dalla consapevolezza dei molteplici benefici che il
territorio riceve e della quantità di vite umane e danni
materiali che possono essere risparmiati grazie alla corretta
applicazione della tecnologia VGT.

La realizzazione dell’economia di scala è il mezzo tramite cui,
in futuro, risulterà impossibile ed antieconomico un nuovo
sequestro di questa tecnologia per fini privatistici.

MARCO FORTI




L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

Per Contattarmi:

Aggiornamenti via mail?

Parte della libreria di OrtodiCarta

how to be free manifesto

Pastafarian Blog

Accessi dal 8 aprile 2008:

  • 820.611 hits
Add to Technorati Favorites

Troverò altri sistemi di finanziamento occulto…

Foto di Carta


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: