23
Ott
09

io non ho paura

Sequenza 1

Era il 14 febbraio 2008 e non mi ero ricordato di festeggiare S. Valentino.
Non che fosse grave, neanche Noemi se n’era accorta.
Era, come accade spesso, un caso, uno di quei casi che ricolleghi tempo dopo e ti rendi conto che, obbiettivamente, non ha nessun senso. E’ un caso.
Anche perché, ad essere sinceri, tutto era iniziato molto prima giocando a lasciare tracce nella “sabbia”.

Sono passati circa 4 anni. Ci sono corsi di laurea che durano meno.
4 anni in cui la mia unica attività è stata studiare, fare esperimenti, giocare e cercare confronti con altre persone con un unico scopo: vivere e, possibilmente, bene.
Ma qual’è il parametro del mio “bene”?
La qualità del “bene” è soggettiva anche quando si incontrano persone simili a te.
Penso a tutte le persone che ho incontrato in giro o a quelle che sono passate a trovarci… avevamo tutti, sempre, fortunatamente, dei dettagli che ci differenziavano, ci rendevano “biodiversi”. E che, spesso, portavano (portano) alla zuffa. Ma se ne usciva, perché si stava (sta) bene.

Stacco.

Sono un compulsivo. O degli innamoramenti improvvisi per cose ed idee. Spesso non supportati da nessuna evidenza se non da una spinta di umoralità cerebrale.
Alcuni di questi col tempo si sedimentano e diventano stima.
Voi scrivete? Amate gli scritti? Il mondo della produzione di parole vi affascina?
Dovete inseguire reginazabo… dico “inseguire” perchè il suo blog è solo la punta dell’iceberg. Stiamo parlando di prosivendole. Si nascondono tra i vocaboli, occultate da nuvole di punteggiatura smarrita. Internet è un mælstorm di parole. Quale posto migliore?

Stacco su Sequenza 1

Il mio “star bene”.
Avevo già provato a definirlo in un post precedente ma il concetto era ancora, probabilmente, un po’ sporco.
Il mio “star bene” vuol dire “non aver paura”. Nessuna.
Ho ancora paura? Si, ma miglioro con il tempo.

E’ inutile che vi dica che la paura è una strategia di controllo… ormai suona quasi stupido come le teorie sui rettiliani.
Non c’è neanche più bisogno di fare paura a nessuno. Ormai siamo in grado di fare tutto da soli. Metà delle persone che conosco sono ipocondriache. L’altra metà non esce di casa senza lo spray al peperoncino. Sono tutte persone normali, a cui non è mai successo nulla.
A me succede con le conserve che preparo io. Ho paura.
Se le prepara mia madre, un mio amico… se le compro al supermercato non me ne frega niente. Le mangio, ne assaporo le sfumature del gusto, me ne ingozzo a cucchiaiate.
Se le preparo io…

Stacco

Guardo il vasetto. Sembra normale ma… non riesco a vedere bene lo strato di liquido sotto il tappo.
Mi rigiro il barattolo tra le mani. Chiedo consiglio a Noemi, scontato: mi sfancula.
Vabbè… lo apro.
Oddio, non è che l’ho aperto troppo facilmente?
“Noemi hai sentito se ha fatto pfffff… mentre lo aprivo?” – mi sfancula… questa donna non ha grazia.
C’è della roba sulla superficie!
“Noemi, guarda: c’è della roba sulla superficie…”
“Ah… sei sicura? Sono le spezie che ci avevo messo dentro?”
Noemi mi ricapitola con dovizia di particolari tutti i processi di sterilizzazione a cui ho sottoposto i barattoli… è noiosissimo… mi mangerei tutto il contenuto in un fiato solo per non dover rivivere quei momenti pallosissimi…
Si, ma il botulino mica lo senti… è inodore, insapore…
Noemi mi propone di buttare via tutto ed andare al supermercato a comprare delle zucchine sott’olio.
Non solo non ha grazia ma colpisce anche basso.
Mi siedo e mangio delle normalissime zucchine sott’olio.
“In ogni caso… non è che fossero eccezionali”.
Mi sfancula.

Stacco su Sequenza 1

L’ho gia detto. La paura lavora per sottrazione.
Tutto ciò che dovrebbe essere mia responsabilità diretta viene delegato, messo nelle mani di altri perché io ho paura.
Ma il meccanismo si sta inceppando.
Non ho paura se mi fido. Ma di chi mi posso fidare?
Strada scivolosa: ha chi ho delegato? Non mi fido di quelli a cui ho delegato!
Inciampo: ok, così sono finito direttamente nella paranoia… che poi, è un’altra forma di paura.
Quindi è un falso problema.
Vero problema: mi fido di me?
Ho fiducia nella possibilità di richiamare a me le responsabilità delle mie azioni e dei miei bisogni?
Chissene di chi si sta occupando attualmente dei miei bisogni siano questi i supermercati (compresi quelli bio) per l’alimentazione o bigpharma per la salute.
Non sono loro il problema. Il problema è che gli abbiamo chiesto di farlo.
Abbiamo chiesto a qualcuno di portarsi via i nostri rifiuti in modo da non vederli più ma non ci siamo mai posti il problema di che fine avrebbero fatto e, tanto meno, di cosa ce ne saremmo fatti se nessuno se li fosse portati via.
Se fossimo stati costretti ad assumerci la responsabilità dei nostri rifiuti.
E, adesso, i rifiuti sono una delle nostre paure. Siano questi in fusti in fondo al mare ho nel sacchetto in materbie fuori dalla porta.
Abbiamo perso le competenze.
Abbiamo perso le capacità.
Siamo nudi ed abbiamo paura.

Io leggo. In maniera maniacale, compulsiva.
Io ricordo. Sono in grado di ricordarmi cosa ha mangiato un mio cliente, al ristorante, 7 anni fa se lo incontro per strada (non è uno scherzo… mi succede e la sensazione fa un po’ paura! Non è un ricordo cosciente)
Ma questi non sono vestiti. Sono informazioni. Sono scritti di altri.
Non sono me.
Me sono le esperienze che io compio.
Sono le competenze che acquisisco attraverso la pratica. Sono la memoria “fisica” del lavoro, dello spazio e del tempo.
Me è il sentire ciò che faccio, fosse anche solo entrare in una stanza buia e trovare al primo colpo l’interruttore perché il mio corpo sa che è li.
Me è quello che consapevolmente cancella la paura.

Si vabbè… e che c’entra Reginazabo?
…lei mi ricorda di tanto in tanto che “io non ho paura”.

E la smetto di farmi pippe mentali.

cartoline
Clikkando l’immagine potete partecipare alla coproduzione del progetto editoriale del BauBAu


50 Risposte to “io non ho paura”


  1. ottobre 24, 2009 alle 12:50 am

    …uno dei pochi blog dove si legge voglia di dialogae e non di monologre… davvero 🙂
    …poi magari avrei da borbottarti questo e quello, ma a volte è davvero secondario…
    Ciao 🙂

  2. 2 Barbara M.
    ottobre 24, 2009 alle 8:22 am

    sacrosante parole. 🙂
    siamo diventati animali in gabbia, esseri artificiali privi di qualsiasi abilità se non ultraspecializzate e quindi inutili alla nostra sopravvivenza, siamo completamente in balia altrui, siamo dei bambini piccoli con in mano un giochino (di plastica) colorato di cui in fondo non sappaimo che farci.
    anch’io nel mio piccolo sto facendo dei passettini per uscire da questo sistema di vita e come te affronto la paura davanti il barattolino di marmellata. che magari non ha formato subito il sottovuoto e allora vado a vedere su internet come si fa, lo ri-bollo e a modo mio prego.
    in questi giorni sto facendo (o meglio provando a fare) la pasta madre, ho questa creatura coperta da pellicola e asciughino in cucina, all’inizio ero scettica, ora invece vedo che il blob cresce, ogni tanto vado di là e lo guardo stupita.. possibile fosse così facile? pensa te, ci hanno fatto apparire difficile qualsiasi cosa, invece se provi di solito vedi che così non è.

    ciao
    B.

  3. ottobre 24, 2009 alle 9:48 am

    Grazie ad entrambi.
    Il fatto di dialogare e scambiare fa avere meno paura 😉

    @Giam- borbotta! Ci mancherebbe altro… è uno dei miei sport preferiti!
    @Barbara- La pasta madre è il primo passo verso le coltire batteriche di tutte le forme e misure 🙂

    • 4 Barbara M.
      ottobre 24, 2009 alle 8:24 PM

      @Nicola: che altri tipi colture batteriche? mica ho capito.. e ora sono curiosa a bestia 🙂

      @Mafalda: ma dai! anche la mia marmellata che non aveva formato il sottovuoto era di castagne! dev’essere perché è una confettura piuttosto densa e non va a coprire il barattolo quando si capovolge per formare il sottovuoto. mi sa che la prossima volta li bollo tutti e via.

      • ottobre 25, 2009 alle 1:00 am

        Uno inizia con i lieviti del pane, poi passa ai bacilli dello yogurt, a quel punto inizia ad interessarsi di ife fungine, si fa il compost tea allevando batteri, si monta una fungaia in cantina autoproducendosi l’inoculo…. e via! Verso forme di coltivazione ed allevamento non visibili ad occhio nudo! 😀

  4. ottobre 24, 2009 alle 9:58 am

    Succede a tutti. Nicola, In mare, qualsiasi membro di equipaggio, in grado di salire come nulla in testa d’albero, di notte , durante una burrasca, se lo metti al comando ha paura.
    E’ che quando sei al comando, sei solo.Sei responsabile,Non fa paura morire, fa paura la responsabilita’ di esser morti per causa delle proprie decisioni.
    L’anestetico principale che ci iniettano e’ lo scarico di responsabilita’.
    E’ tutto qui il gioco….

  5. ottobre 24, 2009 alle 3:58 PM

    Anche a me succede di avere paura di sbagliare quando faccio barattoli di sottolio o sottaceti. E il più delle volte non li apro. Bella scema, come dici tu, dopo avere preso tute le precauzioni necessarie per la sterilizzazione.

  6. 8 mafalda
    ottobre 24, 2009 alle 4:59 PM

    bell’articolo condivido, soprattutto davanti all’ultimo barattolo di marronata rimasto gonfio con Daniele che… “buttala” e io “no! lo faccio ribollire” e ha funzionato.
    con la marmellata è facile le alte temperature e lo zucchero tolgono le paranoie… scientificamente, io ogni volta penso: speriamo vada bene”!
    ho un amica rumena che fa cose incredibili poi me le fa assaggiare ed io: ecco questa volta mi becco qualcosa, ma… va tutto bene!
    mi aveva colpito di osho proprio il fatto sul leggere, di sapere solo quello che abbiamo letto e che in realtà siamo vasi vuoti. “l’ho sfanculato” ed ora cerco di avere delle competenze e mi sento una merda!!!! però so lavorare a maglia e tessere! mi darò alle pecore?
    per non farsi rompere dalla vicina anche ai conigli d’angora :-D!
    un abbraccio a tutti
    elena

  7. 9 medo
    ottobre 24, 2009 alle 5:24 PM

    A me risulta che l’attività botulinica all’interno di un barattolo di conserva fatta in casa o simili è ampiamente avvertibile all’olfatto ed anche alla vista. Ed è odore “di zolfo”, o di putridume, invece alla vista si ha una pellicola chiara da attività anaerobica, che un poco esperto puo’ confondere con della muffa ma è tipica di una risalita di materia lavorata come in bolle.
    Raramente l’attività botulinica non genera odore. Sempre genere gas, quindi i vasi e vasetti gonfi o che sbuffano una volta aperti, … Avete capito: cautela e un bell’esamino del contenuto.

    Personalmente sono contrario al concetto di conserva in vetro, per la mole di lavoro e informazione energetica contenuta nell’operazione. Costruzione dei barattoli e dei coperchi (estrazione minerale, riciclaggio dell’esistente, energia di varie forme da utilizzare, etc), manutenzione e lavaggio, stoccaggio, preparazione dei cibi per la messa in barattolo, cottura dei cibi, uleriore sterilizzazione, etc. Cioè alla fine l’essicazione ti dà risultati molto più interessanti e alla fine dei due processi, sterilizzi di qua ed essichi di là, tanto di nutrienti ne perdi in uguale misura.

    E poi per essiccare un pomodoro, tutto sommato è sufficiente il sole (ed il vento che ne è figlio), quindi teoricamente abbiamo qualche migliaio di anni di possibilità. Per far le conserve, li dipendiamo da tanti e tali processi che non credo tra pochi secoli in tanti useranno ancora il termine “vetro”.

    Se si deve proprio investire, che l’investimento sia di più lunga durata possibile. Sempre.

  8. ottobre 24, 2009 alle 8:58 PM

    Io sono la cavia di famiglia, non ho paura? …forse. Non so se è perché sono analfabeta e ignorante, ma le conserve dubbie, i funghi un po’ strani e cose simili, finisce che li devo assaggiare sempre io. In “casa mia” i funghi si facevano mangiare prima a un cane, adesso non ci pensano neanche a darlo al cane.

  9. ottobre 25, 2009 alle 1:03 am

    Si, infatti, nonostante la “forzatura letteraria” del post alla fine anch’io sono sempre il tester di famiglia…

  10. 15 mafalda
    ottobre 25, 2009 alle 9:09 am

    http://it.wikipedia.org/wiki/Clostridium_botulinum

    un link cosi! per aggiungere o eliminare le paranoie!
    @ medo
    raramente può anche esserci senza effetti evidenti.
    @ tutti
    te lo ritrovi anche sull’insalata
    incredibile siamo ancora vivi 😉
    adesso cerco qualcosa sulle verdure fermentate (risparmio energetico e vediamo per il botulino)

  11. 16 mafalda
    ottobre 25, 2009 alle 9:21 am

    stesso problema anche a fermentare.
    ciao

  12. ottobre 25, 2009 alle 12:27 PM

    Come si suol dire: “Life hurts”… la vita fa male 😀
    La vita è assurda, siate felici! (che non vuol dire siate “scemi”)
    In ogni caso sono più i morti per autosoffocazione erotica che non per botulino 😉

  13. ottobre 25, 2009 alle 9:02 PM

    insomma Nicola.. tabacco,venere,bacco e botulino sono ancora il miglior modo di suicidarsi al giorno d’oggi? o abbiamo scoperto qualche sistema piu gustoso?;)

  14. ottobre 26, 2009 alle 3:21 PM

    Avevo un bel cavolo cappuccio, tagliato a listelle fini e alternato a strati di sale.
    all’aspetto e all’odore sembravano proprio i crauti che mi piace comprare inscatolati.
    Li avevo anche conservati in un barattolo di vetro nel frigorifero, ma non ho mai avuto il coraggio di mangiarli!
    Devo provare a far fermentare le foglie di Ailanto, al 90% otterrò un veleno!

  15. ottobre 26, 2009 alle 4:34 PM

    …..L’Ue ha aumentato da 0,7 a 1,5 la concentrazione di flatossina B1 nella frutta a guscio.
    La flatossina è una tossina cancerosa presente nelle nocciole, noci, mandorle, pistacchi e altri frutti a semi oleosi. Il provvedimento di Bruxelles è stato richiesto soprattutto da americani e turchi, i cui prodotti, in particolare le mandorle Usa e alcune qualità di nocciole d’oltre Bosforo, hanno un tasso di flatossina molto più elevate di quelle italiane….

    evvai..continuiamo a farci del male!!.
    Nicola, e poi tu hai paura dei tuoi barattoli?!.

    • ottobre 26, 2009 alle 7:30 PM

      Questo prova la mia teoria che ci si accanisce esclusivamente sulle alloctone “brutte ed antipatiche” 🙂
      Un po’ come quelli che si lamentano dell’invasione dei “neger” e non delle subrette di “Baywatch”. 😉
      Sto scherzando. 😀

  16. 26 medo
    ottobre 26, 2009 alle 6:15 PM

    Non è un discorso che ha senso quello sulla flatossina ed i limiti. Cioé è la vita che é cancerogena di per se stessa. Quando scrivete di queste scemenze, vi vedo là mentre tendete all’obiettivo di arrivare a 120 anni di vita. Di morire di morte “naturale” e non provocata dai cattivi industriali della nocciola americana cancerogena… Datevi una calmata ed accettate che vivere oltre i 30 anni è una gran rottura di coglioni. Uno ci arriva, fa un figlio o due e poi oh arriva dove arriva.

    Troppa tecnica e conoscenza porta solo ad un giusto e coerente suicidio di massa. Tutti i discorsi a metà strada sono come quell’uomo che fa 25 km per andare a riempire una tanica di acqua potabile e al ritorno l’ha bevuta tutta e poi riparte. Salvo morire per ipotermia causata da mancanza di cibo dopo alcuni viaggi.
    Questa è l’esperienza umana sulla Terra.
    Ci è andata bene fino ad un certo punto, dopo quel punto inizia ad andar peggio.
    Non vuol dire che ci è tolto d’ufficio il sorriso, ma piantiamola di misurare di quanti centimetri si schiaccia in più la nostra colonna vertebrale se mangiamo carne di agnello arrosto invece di zucchine essicate…
    Accettiamo che è finita (che sta finendo) e prima che sia tardi chiudiamo baracca e burattini, imprese, aziende, e cerchiamoci un posticino non umido dove finire la nostra esistenza come quei gattini abbandonati dalla mamma troppo piccoli.

    • ottobre 27, 2009 alle 9:33 am

      Tempo fa avevo letto di uno studioso che stimava in 25 anni l’età massima raggiungibile dall’essere umano per poter garantire la sopravvivenza della specie sul pianeta, in relazione alle risorse e alla competizione con gli altri esseri viventi…
      Effettivamente dal punto di vista anatomico, la capacità riproduttiva del ns. sesso femminile è al massimo prima di questa età e immediatamente dopo inizia a declinare.
      Tutto quello che abbiamo sempre cercato di fare dalla notte dei tempi, per paura della morte, è procrastinare il tempo che ci separa da lei, ingannando la natura e noi stessi.
      Ma si faccia avanti chi oggi può dire “ok, ho venticinque anni e ho vissuto la vita, posso morire”, io ho quasi 29 tacche sul muro, mia moglie due di più e oggi portiamo la bimba di 8 mesi dal pediatra, siamo candidati all’estinzione?

  17. ottobre 26, 2009 alle 7:23 PM

    Medo.. Secondo me tocca ragionare un po’ piu a fondo del semplicistico “la vita fa male”.
    Sono d’accordo, la vita uccide. Ma e’ diverso se la passi morendo di colera perche bevi l’acqua di un pozzo inquinato , se ti ammazzi il fegato a martini,o se schiatti novantenne e imbottito di medicinali.Alla fine muori lo stesso evidentemente, ma il senso forse cambia.

    Secondo me non e’ finito proprio nulla. Anzi, il bello comincia adesso,alla prossima curva.

    Personalmente ho passato da parecchio i trenta, e per fortuna ancora mi diverto 🙂
    La tecnica in fondo e’ stata arte, a certi livelli secondo me lo e’ ancora. Troppa arte uccide l’uomo?. Puo’ darsi, anche la tecnica spesso lo fa. Possiamo mettere in discussione tutto, fuggire in mezzo al deserto e tentare di sopravvivere. Certo e’ che il mondo in cui NOI viviamo oggi e’ questo.. Regole e regolette.Ti sposti di mille km, un inezia sul mappamondo, e le regole cambiano… qui sei un mostro, la’ sei una persona normale e viceversa.

  18. ottobre 26, 2009 alle 7:35 PM

    Secondo me, citando un vecchio proverbio Yddish “polvere siamo e polvere ritorneremo, ma tra una polvere e l’altra un bicchiere di vino non ci sta male…”

  19. ottobre 26, 2009 alle 9:21 PM

    La paura, quella collettiva, sociale, serve alle forme di potere per avere la nostra delega “all’ordine e sicurezza”… ma il botulino killer che si annida nei vasetti… ho bandito il sott’olio ovvero guardo con sospetto i nostri barattoli ma non chiudo la porta achiave!! Bhaa Rimpiango la mia generazione, con la quale per un qualche tempo la paura… l’abbiamo fatta a loro!!

  20. 31 medo
    ottobre 26, 2009 alle 10:52 PM

    La paura sociale… Che controsenso.

    Il panico al limite puo’ essere collettivo, ma per propria struttura dura pochissimo. Ed è li’ che si inseriscono i delegati. Siamo daccordo. Anche se la delega la si dà perchè si ha altro da fare, quindi piu che per paura la si dà o per abitudine o per stupidità ormai aquisita. O forse le deleghe si prendono, dopo aver terrorizzato le masse? Ma ripeto: come la terrorizzi una massa? Secondo me non ci è mai riuscito nessuno. Fatemi un esempio! NOn mi viene in mente nulla. A me non “terrorizza” proprio niente!

    La paura invece è altro. E’ più gentile ed amichevole di quanto sembri, perchè è con lei e sempre grazie a lei che anche stiamo parlando qui in questo spazio, in questo modo e di queste cose!

    La paura arriva la sera, prima del buio con le belve ancestrali e la rugiada che bagnava le schiene dei neanderthal. Ci si vive fin da piccoli, paura di non essere amati, sfamati, tenuti, di essere portati via, sbranati, aggrediti. Tachicardia, oppure visioni di antichi avi che piangono davanti a quattro briciole ammuffite.
    Socializzare la paura è ben diverso, non la fa sparire ma la blinda e cementa in migliaia di segni, parole, leggi, complotti. Ecco. Come quel giorno che si è iniziato a mettere i morti nelle bare di zinco e poi nei loculi di cemento e poi sigillare ancora e poi chiudere col catenaccio il cimitero, cimitero laggiu fuori dal paese che nessuno ci costruisca attorno.
    La paura che il morto torni a scombinare l’equilibrio di chi ci si stava abituando, che venga e dica il vero sul dopo o che porti la parola di un divino che forse esiste e se esiste è ovvio che è perennemente incazzato con questi umani del cazzo.

    Comunque restiamo ottimisti.
    Con i carburanti a 2 Euro al litro e le bollette della luce da 100 Euro l’una, tanti, sempre più chineranno la testa e notti sempre più silenziose e buie porteranno consiglio. Liete finalmente le bestie dei boschi torneranno a moltiplicarsi e i funghi lanceranno ancora per millenni i loro fili oscuri da Lisbona a Pechino.

  21. ottobre 27, 2009 alle 8:15 am

    la paura? un esempio?, beh me ne vengono a bizzeffe.
    La borsa, i mutui subprime, la corsa agli sportelli del 29 (vero panico),gli incentivi fiscali al cambio dell’automobile.Mucca pazza,l’aviaria,la suina. I migranti,la fine del petrolio..la fine dell’economia industriale, le tasse (pagherete tutto ,pagherete caro). i termovalorizzatori, Chernobil..il botulino e i diserbanti. il tumore al seno,il tumore alla prostata…Devo continuare?…
    Medo e’ proprio li il problema, oggi si dosa la paura.. non la si fa sfociare in panico,la si lascia latente e laterale. Ma e’ la sponda su cui fare leva per muoverti. Il punto d’appoggio che sposta il mondo.

    • ottobre 27, 2009 alle 9:24 am

      Quoto in toto, guarda il successo della Lega che si basa su:
      – paura del diverso che ti ruba il posto di lavoro
      – paura del diverso che ti tocca le donne del paese
      Salvo poi che gli industrialotti sono i primi a sfruttare gli immigrati a costo quasi zero o i padroncini che affittano due stanze a trenta persone.

  22. ottobre 27, 2009 alle 9:46 am

    una volta lessi “la paura della morte è peggiore della morte”.
    senza paura si vince sempre.

  23. 35 medo
    ottobre 27, 2009 alle 12:28 PM

    Mi sa che io e Iano dobbiamo incontrarci (biblicamente). Chissà cosa verrebbe fuori!

    Cioè di tutte le paure che avete elencate sopra, ce ne fosse una che mi tocca minimamente… La massa non esiste, queste dosi di paura messe qui e li, bah, boh. L’unica paura reale che ho è quella di me stesso, dell’homo homini lupus.

    Iano dobbiamo far vedere a questi fifoni qui sopra di che pasta siamo fatti.

  24. ottobre 27, 2009 alle 1:14 PM

    Visto che ancora non l’ha citato nessuno aggiungo al florilegio anche un Fassbinder d’annata (1973): “La paura mangia l’anima”, vi suona?
    Io comunque invece ho paura, altroché. Egoisticamente paura: ché ormai lo so che quando a Nicola gli pigliano ‘sti cinque minuti poi scompaiono e blog e commenti. Come siam messi a back-up?
    (sì, lo so: me lo dicono sempre tutti che non son manco un po’ consolatoria, che ci vuoi far) 😉

    • ottobre 27, 2009 alle 1:46 PM

      Sui back-up: don’t worry, be happy…
      1° sai dove trovarmi per tirarmi i calzini 😉
      2° non sono depresso, anzi!
      3° sono un po’ assente perchè sto lavorando intorno a una roba che mi costringerà a fare il “mediatore-carabiniere” 😀

      Hasta luego!

      Per Tutti- la paura è sana, semplicemente non deve essere un limite.
      Ragazzi… ripigliatevi sembra di essere in un circolo di autocoscienza per i figli illegittimi di Malthus!! 😀
      (detto questo, non aggreditemi per favore…)

      • 39 medo
        ottobre 27, 2009 alle 2:18 PM

        Ahahah i figli illegittimi di Malthus!!

        HHAah pensavo a Malthus proprio ieri : leggevo che in Francia il ministero della salute (quale? di chi?) vuole chiudere 180 sale operatorie in ambito rurale perchè “operando poco hanno decine di volte più incidenti percentuali di quelle non rurali”.
        In quest’ottica malthusianissima l’obiettivo è tipo quello di avere un unico centro operatorio che opera tutti a Parigi e che ha la minor perdita economica. Assurdo ma ha una sua logica progressista innegabile.
        Benvenuti nel 21esimo secolo, ma anche “l’uomo : dalle grotte fin sulla Luna e ritorno alle grotte”.

        (Scusate appena trovo un altro lavoro/occupazione qualsiasi, sparisco da internet e non posso omaggiarvi di queste perle di saggio porco.)

  25. ottobre 27, 2009 alle 2:30 PM

    Il paesone in cui vivo (quasi 30.000 abitanti) avrebbe la denominazione legale di città, ma io preferisco continuare a chiamarlo paese perchè:
    – l’evento culturale più importante è una sagra
    – 200.000 euro dei nostri soldi spesi per asfaltare una strada di campagna che porta ad una cascina di un amico della giunta
    – l’ospedale, ampliato da poco e che potrebbe essere un riferimento per la cintura sud di Torino perde medici a tutto andare e interi reparti rischiano la chiusura. Guarda caso sono quelli rivolti al “futuro”, cioè ginecologia e pediatria, mentre la lungodegenza tiene…
    Il progresso è anche quello degli specialisti che pur di far carriera si fanno spostare nei grandi centri dove sperano di diventare dei luminari, senza sapere che diventare bravissimi nel maneggiare gli attrezzi per la microchirurgia gli impedirà di operare nel futuro mondo low-tech che ci aspetta.
    Quì si che ci sta un “poveri noi”!

  26. ottobre 27, 2009 alle 4:18 PM

    chi e’ che assicura un mondo low tech in arrivo?..
    No perche’ alla fine vaticinare un crollo tecnologico su internet pare un po’ un paradosso.
    Essu ragazzi.. la paura fa bene. Si sopravvive grazie alla paura, quello che ci frega e’ la manipolazione della paura. Vabbe ma che ve lo dico a fare.. lo sapete gia’.

    equipaje… fifona!! 🙂

    • ottobre 27, 2009 alle 5:27 PM

      e chi ci assicura che non lo sia ? 😉
      Scherzi a parte, ho mooooooolta paura che prima o poi la Teoria di Olduvai trovi riscontro nella realtà, credo abbia più possibilità lei dell’asteroide Anopi…

      • ottobre 27, 2009 alle 5:47 PM

        bah Alessandro, tutto puo essere. Anche che la terra decida di botto di cambiare i poli. In questo caso,credo tutto perderebbe il senso ed il modo.
        La probabilita’ e’ che invece si vada comunque verso una riduzione drastica dei consumi.
        Non so quando tu sia nato, ma io ricordo bene,da ragazzino, le domeniche a piedi del 73.
        La famosa Austerity, quando l’america impatto’ il picco del petrolio interno.
        Sembrava che il mondo dovesse finire l’indomani… la Fiat aveva preso misure per chiudere gli stabilimenti e cessare la produzione di automobili. Invece…..
        Poi la guerra fredda.. l’ipotesi di una testata nucleare puntata diritta verso ciascuno di noi terrorizzava tutti..ed invece…
        Insomma, non spaventiamoci troppo. Le catastrofi arrivano, ma in genere si sopravvive…

  27. ottobre 27, 2009 alle 4:25 PM

    medo, non e’ una logica progressista, e’ una logica del profitto. Sono due cose profondamente differenti.
    Se non ho capito male sei in francia?..
    Giusto perche’ in questo momento sono seduto sulla banchina di un porto del Nord..
    Magari tornando giu, se son di strada e ne hai voglia , si piglia un pastis?..

    • 45 medo
      ottobre 27, 2009 alle 8:28 PM

      Sono tipo nel punto della Francia più lontano dal mare! Cioé un pastis te lo nego proprio perchè è l’equivalente che trovarsi a bere un Fernet in Italia, cioè da sfigatissimi e/o da nonni! Pero’ possiamo trovarci a mangiare licheni e mordicchiare la resina di frassino (io in foresta succhio regolarmente varie parti di pini ed abeti.
      Possiamo insieme cercare la monotropa uniflora, rarissima e bellissima piantina priva di clorofilla che vive in micorriza appunto con i pini e simili :

      http://www.ubcbotanicalgarden.org/potd/2005/07/monotropa_unifl.php

  28. ottobre 28, 2009 alle 9:42 am

    vabbe’, non ho detto caffe’ perche’ il caffe’ francese e’ pressoche’ imbevibile.
    Ma in che zona ti trovi?..

  29. 47 sb
    ottobre 28, 2009 alle 9:47 am

    luigi, io avrei paura andare nel boschetto con un medo che mangia i frassini.
    ciau ne

  30. ottobre 28, 2009 alle 10:09 am

    ahah sb, mi sa che la paura dovrebbe averla Medo ;)..

  31. 49 medo
    ottobre 28, 2009 alle 4:32 PM

    Guarda Luigi, io ho paura solo dei cani.
    E anche, ma meno e non tutti i giorni coscientemente, di morire.
    E’ strana ‘sta cosa perchè se sono da solo nel bosco, praticamente anche di notte, ho meno paura che in centro a Genova per dire con un gruppo di amici di cui uno ha un pastore tedesco al guinzaglio… Colpa di quando ero bambino e ho dovuto scegliere “una paura-pentolone” nella quale ficcarci tutto, dalla paura della castrazione a quella di morire, etc.

    Comunque puoi scrivermi a medo chiocciola gmx punto co punto uk semmai passassi di qua.
    Io sono momentaneamente non-in-giro ma non è escluso che io possa star via mesi senz’altra possibilità di contattarmi che appellarsi alla Gendarmerie Nationale (se c’han voglia e tempo per cercare un italiano che sicuramente starà facendosi i cazzi suoi senza nuocere a nessuno).


Lascia un commento


L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

Per Contattarmi:

Aggiornamenti via mail?

Parte della libreria di OrtodiCarta

how to be free manifesto

Pastafarian Blog

Accessi dal 8 aprile 2008:

  • 824.844 hits
Add to Technorati Favorites

Troverò altri sistemi di finanziamento occulto…

Foto di Carta