
Partiamo da un presupposto.
S’era pensato di ritagliare un budget per una macchina a metano ma, fatti due conti, l’ipotesi è finita nello scatolone delle tecnologie “è facile essere sostenibili se si hanno i soldi”.
Quindi abbiamo ripiegato sui due potenti mezzi di cui al post precedente.
Il prezzo finale pagato è stato ridicolo. Spenderò di più in piante e semi.
(Questo dovrebbe dare un’idea di come siamo messi al mondo ma la dissertazione mi porterebbe in un lungo e profondo delirio che vi evito volentieri… potete tirare un sospiro di sollievo…)
I mezzi fanno schifo, puzzano e sono sgangherati. Mi sento a casa.
Ma soprattutto hanno un vantaggio: sono completamente e totalmente hackerabili e, per proprietà transitiva, potenzialmente più ecologici dell’ultimo modello di Prius in commercio.
Niente elettronica, pura meccanica smontabile e rimontabile (a saperlo fare… ma uno impara…). E un motore è pur sempre un motore.
“Si, ma consumano petrolio e derivati ed inquinano come un SUV” dice la vocina noiosa.
Perché siamo in Italia.

Image via Wikipedia
Disclaimer (vista l’aria che tira in internet) – Tutte le informazioni che seguiranno sono a puro scopo didattico e di informazione. In nessun caso, ripeto, in nessun caso si propone in questa sede né si proporrà in altre di dedicarsi all’autoproduzione di combustibili per uso personale in maniera più ecologica e sostenibile. Mai. Non lo fate! E’ illegale.
Io vi ho avvertiti.
Poi, in generale la storia dei biocombustibili è, come al solito, un’arma a doppio taglio.
Su scala mondiale è solo l’ultima invenzione finto sostenibile: ettari ed ettari di terra dedicati a coltivare benzina. Se tutti i motori a combustione interna presenti al mondo dovessero funzionare a combustibili derivati dai vegetali credo che potremmo tranquillamente salutare ¾ delle terre emerse…
Quindi, scordatevi di poter mandare avanti il vostro furgone diesel. Primo perché è illegale, secondo perché sarebbe più lo sbattimento di coltivare tutta quella roba che il risultato ottenuto.
In realtà su piccola scala, se si abita negli Stati Uniti o da qualche altra parte, è possibile, in linea ipotetica, distillare il proprio carburante per mandare avanti un motocoltivatore 454mm diesel partendo da materiale vegetale tipo, chessò, qualcosa su cui sto ragionando da un po’, tipo… alghe? Olii di frittura del vicino ristorante cinese?…
Un po’ di attrezzatura da piccolo chimico, un salto al reparto additivi di un magazzino per accessori auto et voilà!
Ma non lo fate… è illegale. Però è interessante… vale la pena saperlo. Poi uno non lo fa, ma sa che esiste il procedimento… Cioè, dai… al cinema vedo compiere migliaia di reati al secondo ma mica divento un pazzo terrorista ipertiroideo. Siamo seri! E’ pura didattica. E poi è pericoloso. C’è la soda caustica (quella che uso tutti gli inverni quando faccio il sapone e che chiunque abbia avuto uno scarico otturato ha già usato in vita sua).
Nonnò. Non fatelo a casa.
Se Dio esiste è un Hacker.
E questi sono i link.
GreenTrust.org (ottimo anche su molte altre fonti di energia)
La ricetta di DancingRabbit (ecovillaggio nel Missouri)
e quella di SchNews (collettivo Inglese)
e, per finire (o iniziare?) la biblioteca di Journey to Forever
Aggiornamento: interessante articolo di TheOilDrum rimbalzato su EnergyBullettin su un esempio di produzione locale, sostenibile ed appropriata di biodiesel e biochar
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