Posts Tagged ‘pomodori

29
Mar
10

Talmente tante schegge da trovarmene le mani piene

Visto che pare che la vita preceda i miei pensieri e ragionamenti, ve la dico tutta:
sono contrario agli OGM.
Detto questo posso prendere respiro dal post sugli organismi mentalmente modificati in attesa di essere in grado di postare la 2° parte in cui il ragionamento si arrovellerà sempre più fino a raggiungere la compressione di una nana bianca… vi anticipo solo che ho trovato gli schemi per una macchinetta per “fotografare” il mio DNA…

Ma torniamo agli eventi che ci travolgono:

Il 3° Permablitz, finalmente baciato dal sole, sì è concluso in un tripudio di cibarie e programmi per il futuro orto urbano!!

(facendo click sulla foto sarete portati alla collezione completa delle immagini)

Meris, dal profondo Nord-Est, mi invia lo schema del suo orto sinergico basato sugli appunti di Emilia per ciò che riguarda consociazioni e avvicendamento. A me pare buono…

Sono stato in giro per il canavese e non potevo non andare ad occupare abusivamente la cucina di Stefano e Daniela per cena (i miei tandemisti preferiti). Bhè… non posso non invidiare il loro essicatore solare… e la serra, e la raccolta delle acque piovane, e i pannelli fotovoltaici, e l’orto, e…

Ma a proposito di documenti credo di essermi dimenticato a tempo debito di comunicare che Davide aveva pubblicato su scribd un bell’articolo dell’ATTRA sulla fertilizzazione fogliare (in cui c’entra anche il compost tea…)

Dulcis in fundo. Il Consapevole si fa il restiling e (botta di culo) nel numero di questo mese c’è un mio articolo sull’agricoltura urbana e sulle tecniche applicabili per gli orti sul terrazzo.

Credo sia tutto… ma probabilmente no…
Ah! Le galline sono entrate a pieno regime… moriremo di colesterolo.

27
Ago
08

gli appunti di emila h. n°4

Si, lo so, la stagione è ormai alle porte e quello che c’era da fare sui pomodori è già stato fatto… ma tenete il tutto buono per il prossimo anno, o aspettate novembre e mettete giù le fave.

Solite scuse sulla traduzione ecc… ecc…

Questo è il PDF degli originali con la traduzione. Così potete stamparvi il tutto senza cavarvi gli occhi a monitor…

Questi gli originali. Dategli un’occhiata prima di scaricarvi il PDF.

18
Ago
08

i manuali del giovine autarchico n°8

Ok. Un’altro post automatizzato.

Qui si sconfina dai criteri dell’agricoltura naturale.
Mica si può pensare solo a chi dispone di campi da coltivare!
Per dire: mia sorella, che vive nella tentacolare metropoli, dispone solo di un grosso terrazzo.
Vogliamo vietarle di autoprodursi i suoi bei pomodori e le sue croccanti insalate?

Come coltivare i pomodori a testa in giù a casa riciclando le bottiglie dell’acqua
Sempre i pomodori ma un po’ più rifinito

Se oltre ai pomodori volete qualcosa d’altro:
Il “passo a passo” per costruirsi un’orto in scatola autoirrigante e spostabile (PDF)
Con le istruzioni su come “piantumarlo”

I testi sono tutti in inglese ma le immagini sono chiare… e ho tralasciato tutti i link agli orti fuori terra delle ONG (che sono i migliori ma me li tengo per quando i post non saranno generati automaticamente)

08
Lug
08

diario di campagna n°120

Eccoci qua.
Ha piovuto, ha piovuto, ha piovuto e poi ha piovuto ancora un po’. E già che qui da noi l’umidità non manca.
Non sarà quindi una sorpresa per nessuno scoprire che il 99% dei pomodori in zona sono stati colpiti dalla peronospora… come l’anno prima, e quello prima.
Per riprendere il post precedente potrei dire che è un problema collegato alla sistematica distruzione della fertilità dei terreni e la rottura dei processi naturali (si diceva ben che il ciclo ossigeno etilene serve, probabilmente, anche a tenere a bada l’esagerata proliferazione di virus e batteri nocivi…).

Potrei supporre che tra tre, quattro anni il terreno del mio orto sarà sufficientemente riequilibrato da gestire al meglio le situazioni di stress (anche se il contesto circostante continuerebbe a “premere” ai confini). Potrei, allo stesso modo, supporre di poter preservare i semi delle piante non colpite in modo da preservare cultivar più resistenti… e lo farò… ma intanto adesso buona parte delle piante sono state attaccate.

Il trattamento preventivo utilizzato l’anno scorso a base di acqua e bicarbonato [ref. ATTRA] quest’anno è risultato assolutamente inutile. Veniva tutto dilavato dall’acquazzone notturno.
La soluzione di applicare etanolo ricavato dalle foglie di patata [ref. PFAFref. GoogleLibri(incompleto)] non mi garbava particolarmente. Se devo consumare energie, preferisco che sia per avere più prodotti, a basso costo (energetico, economico, di tempo ecc…) e contemporaneamente.

Uno dei prodotti “naturali” che pare avere ottimi effetti sulle infezioni virali, parassiti e muffe è l’acido piroleico o aceto di legna, uno dei sottoprodotti del processo di produzione del biochar.
Mettendo da parte indugi vari mi sono quindi montato una “fornace” sperimentale.

Il progetto ed il design sono molto cialtrone-style ma come esperimento è risultato assolutamente efficace.
Il tutto è stato montato in mezza giornata (il più del tempo impiegato a trovare il pezzo giusto) e a costo zero, utilizzando “urbanite” (gli scarti del cantiere abbandonato “Salerno-Reggio Calabria” che compongono ¾ dell’edificio in cui sono in affitto). Il risultato è stato: un secchiello di biochar per realizzare un semenzaio sperimentale ed un litro abbondante di aceto di legna grezzo.
L’aceto di legna ora dovrà decantare per un po’ in modo da separare i vari composti (catrame, aceto ecc…), temo quindi che risulterà tardivo come intervento.

Uso della Fornace
Acceso il fuoco all’interno della fornace lo si lascia ardere per 30-40 min.
Quando tutta la legna sta bruciando si sigilla lo sportello frontale e la canna fumaria principale.
L’aceto grezzo inizia a percolare dallo sfiato laterale quasi immediatamente.
[ref. Busy, busy, busy…, ref. articolo]

I PRO –
Facilità ed economicità di costruzione: chiunque può costruirsi la propria micro-fornace.
Basso impatto ambientale: si possono utilizzare le potature degli alberi e tutti gli altri arbusti che andrebbero altrimenti tritati per poterli compostare. Se il biochar viene utilizzato come pacciamatura, come addizione al compost o direttamente nel terreno diventa addirittura una pratica a sequestro di carbonio. [ref Biochar]
Plurifunzionalità: si possono ottenere più prodotti, in questo caso aceto di legna e biochar, ma con progetti leggermente diversi i prodotti possono anche essere di più

I CONTRO –
Il fumo – questo tipo di fornace emette molto fumo e per molto tempo (10 – 12 ore), quelle a fiamma “ritorta”, bruciando i gas emessi dalla pirolisi ne emettono molti meno (paragonabili ad un barbeque mentre lo si accende)
La struttura cialtrona – Dopo un’intera notte a “bruciare” è ovviamente collassata, l’ideale sarebbe poter interrare il fusto così da poter sigillare meglio lo sportello garantendo un minor ingresso di ossigeno. Cosa che nel mio caso non ho potuto fare tant’è che la produzione di carbone è stata relativamente bassa…

Ben venuti in Thailandia!




L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

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