Tornare a casa è bellissimo.
Tornare a casa e trovare una serie di pacchi e pacchetti da aprire è ancora meglio.
Anche se avrò delle difficoltà a spiegare ai miei figli perché a natale non mi entusiasmo così tanto e soprattutto perché il contenuto dei pacchi non è di plastica colorata…
Vetiver… decine e decine di piantine di vetiver strette in una lunga e voluminosa scatola di cartone.
Quando l’ho aperta c’era ancora il sole, non aveva ancora iniziato a piovere ininterrottamente.
L’odore del vetiver è unico. Aprendo la scatola vengo investito dall’aroma che collego, ancora, a Marco, fornitore della “Real Casa del Mulino”, e alla Sardegna.

Marco in sovrappiù, dando corpo all’ “economia dei legami deboli” (citazione un po’ tirata per i piedi, ma passatemela…), mi ha inviato 3 Kg di trinciato secco così da non dover aspettare che le piante si sviluppino per dare seguito ad una parte fondamentale del mio esperimento (adoro i campioni omaggio!).

In permacultura vige una regola che sintetizzata malamente suona come: “tutto deve avere più di una funzione ed essere supportato da più di una funzione”. Il vetiver, pur essendo digeribile solo da ruminanti particolarmente affamati e non avendo nessun apprezzabile effetto se fumato, risponde a questa fondamentale regola. Il ché spiega anche perché io mi impunti su quest’erbaccia…
A cosa mi servirà l’incredibile ibrido sterile Chrysopogon Zizanioides?
• Consolidamento della sponda franosa e assorbimento dei nitrati lungo la ripa del pollaio (oggetto di un overgrazing canino per tre anni…)
• Drenaggio, mobilitazione dei micronutrienti e stimolazione dell’autofertilità del suolo nell’orto
• Produzione di biomassa ad alto contenuto di Carbonio e lignina (biochar, pacciamatura ecc…)
• Micro fitodepurazione
• La qualsiasi mi venga in mente nel frattempo.
Per chi si chiedesse come faccio a stare in giro, preparare l’orto, fare gli esperimenti e perdere così tanto tempo in internet… non so cosa rispondere. No, sinceramente, non saprei proprio cosa dire. Non sono né di “buona famiglia” né, tantomeno, riesco a farmi mantenere da Noemi… anche se ci provo spesso ma lei si rifiuta categoricamente! Comunque, ho l’indubbio vantaggio di non essere solo.
Ma sto divagando.
Cercherò di pubblicare ogni singola applicazione (anche se alcune sono talmente elementari da non richiedere più di un paio di righe…). Ogni possibile approfondimento può essere rintracciato nell’esaustivo e gratuito “Vetiver System Application” (via Marco)
IL VETIVER – parte 1 di 4 (esclusi imprevisti)
Ovvero:
come ti recupero una sponda franosa dopo che i cani l’hanno resa “morta” e, contemporaneamente la rendo un habitat adatto alle galline in barba alla volpe affamata.
Antefatti:
per qualche motivazione irrazionale e priva di giustificazione per circa tre anni i cani sono stati vincolati ad uno spazio “relativamente” piccolo (vincolati è un termine un po’ esagerato essendo assidui frequentatori della campagna circostante, ma passatemi il termine…).
In questi tre anni sono riusciti a distruggere quasi ogni forma di vita vegetale grazie ad un’abbondante calpestio, sconsiderata attività di perforazione a caccia di lucertole ed un pesante inquinamento da nitrati (i cani maschi si sa… tendono a spisciazzare abbondantemente ovunque…).
Per inverso, le galline avevano abbondante spazio per razzolare e godersi la bella vita ma erano estremamente “predabili” (con buona pace per due anatre, 3 pollastri ed un gallo andati ad incrementare la dieta a base di scarti dell’autogrill delle volpi locali) e stava iniziando a risultare veramente complesso trovare le uova…

Azioni:
Scambio delle zone tra cani e polli. In questo modo i cani pattugliano adeguatamente la zona (quando non dormono sulle mie balle di paglia) e le galline sono più vicine alla casa rendendo inutile andare fino alla compostiera per buttare gli scarti vegetali… ora li posso lanciare dalla finestra della cucina!
Come già detto, la costruzione del nuovo pollaio dovrebbe beneficiarle nella stagione invernale, mentre il luppolo che infesta la recinzione dovrebbe fornire una sufficiente ombreggiatura durante il periodo estivo.
Si è optato per un micro sistema “Balfour”.
Il sistema Balfour da “il libro dell’autosufficienza” di J. Seymour ed. 1977.
“E’ adatto per l’allevatore da cortile, o per coloro che hanno uno spazio molto limitato o un piccolo orto. Occorre un recinto attorno al pollaio, nel quale ammucchiare paglia, felci o quella vegetazione che avete sottomano. Inoltre dovrete avere un paio di recinti ad erba, o tre, se c’è spazio sufficiente, nei quali le galline possano andare direttamente da recinto a paglia. Le galline razzoleranno fra la paglia soddisfacendo il loro istinto, e risparmieranno l’erba. Poi le farete passare in un recinto ad erba, spostandole sull’altro dopo due o tre settimane. Mangeranno così anche un po’ di verde, mentre l’erba del primo recinto si riposerà e potrà tornare a crescere. Il recinto a paglia vi fornirà cinque quintali di buon letame all’anno per gallina. “
Il buon vecchio John la fa un po’ semplice come al solito… ma l’idea è più o meno quella… esclusa la parte sul letame di cui, avendo scelto di realizzare un orto sinergico privo di concimazioni, mi importa poco o nulla… forse come terriccio per i piantini, ma anche no…

Utilizzo del Vetiver:
I tre recinti “a erba” sono disposti su dei terrazzamenti lungo la ripa che fa da argine al canale, “bruciati” dai cani e, conseguentemente, soggetti ad un forte dilavamento. E qui entra in scena la mirabolante piantina (sarebbe in grado di fare molto di più, ma non avevo ripe peggiori sotto mano per l’esperimento… è già difficile trovare un dislivello che superi il metro qui intorno…).
Ogni terrazzamento è stato delimitato da un filare di vetiver, in questo modo dovrei riuscire ad ottenere i seguenti benefici:
• Consolidamento delle sponde franose.
Vedi “Vetiver System Applications – A Technical Reference Manual” parte 3
• In inglese si chiamano “mulch-trap”… barriere che fermano e metabolizzano resti organici di varia natura collaborando alla ricostruzione del suolo ed alla ricostruzione “automatica” delle terrazze. (se i sedimenti non vengono rimossi a monte della pianta, lentamente si creerà un’a stratificazione che porterà alla letterale “crescita” del terrazzamento senza spaccarsi la schiena a spostare quintali di terra…)
Vedi “Vetiver System Applications – A Technical Reference Manual” parte 5 pagina 64 fig. 1
• Assorbimento dei nitrati prodotti in eccesso dai cani
Vedi “Vetiver System Applications – A Technical Reference Manual” parte 4 capitolo 5
• Nicchia ambientale per insetti (e quindi parziale fonte proteica per i polli…)
Vedi “Vetiver System Applications – A Technical Reference Manual” parte 5 capitolo 3.1
• Delimitazione al suolo dei recinti ad erba (che saranno comunque costituiti da una rete mobile nella parte superiore… le galline volano!!)
• Quando completamente sviluppato, lo sfalcio, può diventare un’ottima pacciamatura sia così com’è sia come biochar
Vedi “Vetiver System Applications – A Technical Reference Manual” parte 5 pagina 73

Credo di essermi dimenticato un sacco di roba… ma per ora direi che è sufficiente.
Coming soon:
Vetiver 2 – Le piante perenni nell’orto… ovvero: l’erbaccia che aiuta…
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