Posts Tagged ‘biodiversità

16
Feb
10

Il Geek Agricolo

Per occuparsi di agricoltura, agricoltura naturale e permacultura alla fine bisogna essere dei geek. Non per nulla le discussioni approfondite a riguardo sono apprezzate quasi quanto quelle sull’ultima applicazione per l’Iphone o sulle distro di Linux.
Il vantaggio della prima categoria è, che se non rimane solo una discussione a livello teorico, nei mesi estivi si ha una bella abbronzatura, un fisico tonico e si rimorchiano più ragazze. Se si sta zitti.
Nessuna donna cadrà mai affascinata dalla spiegazione dettagliata dei collemboli nei cicli naturali del suolo e se lo facesse dovreste iniziare a preoccuparvi.

Una della caratteristiche da geek e quella di ricercare informazioni iperdefinenti.
Luigi di Agricultural Biodiversity Weblog (blog da venerarsi) per sua stessa ammissione cade di tanto in tanto in questo tipo di pulsione. Nel suo caso l’iperdefinizione è sul momento ed il luogo esatto in cui potrebbe essere nata l’Agricoltura. Ben sapendo che la maggior parte dei cultivar e delle specie zootecniche sono state selezionate in momenti diversi ed in luoghi diversi. Tra i testi riportati nel post cita anche uno studio sul momento esatto in cui il grano potrebbe essere stato introdotto in Italia.

La cosa più interessante che Luigi sottolinea, in una nota a piè di pagina, è che i campioni genetici utilizzati per lo studio arrivano da una banca dati Tedesca e, per scelta, evita di farsi domande sullo stato della ricerca a riguardo in Italia.

Un geek che conosco e che ha provato a scontrarsi con questa realtà è Davide (lo trovate nei commenti di sowing the seeds of love). Davide ha del terreno. Decide di sperimentare la coltivazione naturale del grano e, studiando, scopre che le varietà di sementi attualmente in commercio non sono particolarmente adatte.
(Oltre a non essere soddisfacenti dal punto di vista del geek che, tra una patata qualsiasi e la patata gialla della val trampella-pusterilizia, sceglierà sicuramente la seconda 🙂 )
Davide parte alla ricerca di sementi antiche, contatta enti, associazioni ma alla fine fa quello che un po’ tutti fanno: si rivolge al “mercato nero delle sementi” in questo caso impersonata dal sottoscritto e dal suo sfigatissimo tentativo di salvare dei semi di grano Touzelle.
(Questo anche grazie alla stupenda legislazione europea sulle sementi che, se da un lato tiene minimamente a distanza gli ogm, dall’altro impedisce “de facto” la salvaguardia di sementi che non rientrino nella sua lista)

In ogni caso… non sappiamo come andrà a finire l’esperimento di Davide… ma dei frutti ne sono nati comunque. Nella fattispecie la traduzione di una parte dei documenti sul sistema di coltivazione del grano di Marc Bonfils, adattamento della tecnica di Fukuoka per i climi temperati europei.

19
Dic
09

Non è un paese per vecchi

Io sono convinto che esista una memoria “fisica”. Una memoria non cosciente che ci riporta a movimenti, atteggiamenti e comportamenti dimenticati in maniera inconsapevole quando la situazione circostante ha a che fare con un determinato background culturale che ci appartiene.
Sto bestemmiando contro il traffico “dalle 9 alle 5 orario continuato” mixato con quello da shopping natalizio. Mentre guido in puro stile “passivo-aggressivo”, degno dei migliori anni della mia vita urbana.
Meta: il Teatro Colosseo per i Giovedì Scienza, relatrice della serata Chiara Tonelli, titolo della conferenza IL GIARDINO DELLE PIANTE “BIOFORTIFICATE”
Non è mio interesse andare a discutere i contenuti specifici e tecnici della relazione.
L’hanno fatto magistralmente persone più competenti (meristemi, trashfood e biodiversity).
La cosa che mi ha attirato in quel di Torino è stato più che altro il poter vedere, per la prima volta, qualcuno che promuove gli OGM.
Ora, capiamoci, non che mi aspettassi granché.
Il pubblico dei “Giovedì Scienza” è più o meno lo stesso di “Specchio dei tempi” de La Stampa*, anche come età media.
Ma è interessante come sia stata gestita la comunicazione anche e soprattutto tenuto conto dell’audience.

Prima regola:
Non nominare MAI gli ogm.
Corollario alla prima regola:
Il termine è: coltivazioni dal dna ricombinato
Eccezione alla prima regola:
Se sei costretta a nominare gli “innominabili” mescolali in un discorso di impollinazione aperta e selezione naturale. Sempre nel campo della genetica sei…

Seconda regola:
Sottolineare che una soluzione di ridistribuzione dei consumi è affare da politici, non da scienziati.
Corollario alla seconda regola:
Contare fino a venti prima di citare Norman Borlaugh e la Green revolution e di dire che il compito della ricerca è trovare soluzioni alla mal nutrizione del terzo mondo. La gente potrebbe notare che stai facendo politica.

Terza regola:
Utilizza slide in Inglese di cui la metà senza fonti. La gente potrebbe non credere che Tu sei il Sapere ma affidarsi ai dati che presenti.

Quarta regola:
La difesa della Green Revolution funziona ancora: chi è contrario vuole vedere morti milioni di bambini.

Quinta regola:
Utilizza fondi pubblici e/o privati per studiare un pomodoro che ha le stesse qualità di un succo di mora e lamentati del fatto che l’EU e i vincoli economici impediranno a questa genialità di entrare in commercio.
Corollario alla quinta regola:
Sottolinea il costo che possono avere i frutti di bosco, o il cavolo rosso, o le rape o i pomodori normali, nei negozi (ma ignora ogni altro sistema di approvvigionamento)

Sesta regola:
Sottolinea i costi e l’impossibilità dovuta a questi di alimentarsi in maniera sana (facendo finta di essere negli Stati Uniti dove il 13% degli adulti ed il 25% dei bambini mangiano grazie ai food stamps e quelli che non ne hanno fatto richiesta possono permettersi solo junk food) e offri come soluzione un pomodoro di cui non sai il prezzo che avrà sul mercato. Se te lo chiedono rispondi che sarà il prezzo di un pomodoro.
Corollario alla sesta regola:
Sei su un palco. Nessuno capirà la differenza tra una genetista ed un’economista.

Settima regola:
Quando sostieni che il motivo della mal nutrizione nei paesi africani è dovuto alla scelta fatta tra due tipi di mais e, loro, hanno scelto quello bianco, sottolinea l’aspetto scientifico della presenza di precursori di vitamina A in quello giallo, scartato. Magari nessuno si accorge che hai scaricato la responsabilità della fame nel terzo mondo sul fatto che sono ignoranti e distoglierai l’attenzione dalla domanda “ma come c’è arrivato il mais in Africa?”

Ottava regola:
Le biotecnologie sono fondamentali per un’agricoltura sostenibile. Cita l’incidenza dell’agricoltura sul Global Warming.
Assioma alla regola otto
o assioma della Green Revolution:

Dopo aver citato il premio Nobel per la pace 1970 Norman Borlaugh costruisci l’asse di sequenza temporale Rivoluzione Verde > Rivoluzione Biotech.
Ignora che buona parte dell’incidenza dell’agricoltura sul GW è data dalle pratiche della Rivoluzione Verde.

Nona regola:
Quando citi la soja con dna ricombinato in grado di fornire il quantitativo nutrizionale di 13000 salmoni in un solo ettaro di terra ometti che la soja è una delle prime cause di deforestazione.

Primo Principio di Gestione del Dibattito:
Se qualcuno prova ad introdurre argomentazioni di criticità puntagli una telecamera ed ingrandisci la sua faccia di 1000 volte su un maxischermo. Se non è Bruno Vespa si dimenticherà cosa voleva dire.

Secondo Principio di Gestione del Dibattito:
Procurati un presentatore che si offra volontario come cavia umana per la sperimentazione dei pomodori viola.

Alla fine dell’incontro un crocicchio di persone avvicina uno dei ragazzi che all’ingresso distribuivano volantini in cui si presentano le cultivar biofortificate come un mezzuccio da marketing per introdurre gli OGM ad un pubblico europeo “prevenuto”.
Un vecchietto visibilmente scocciato sta ripetendo al ragazzo che lui non ha provato la fame non può sapere.
Mi avvicino. Ascolto per un po’, poi do ragione al vecchietto. Gli chiedo quanti anni ha: 70.
Era un operaio FIAT, piemontese. La fame, a lui, l’hanno raccontata i suoi genitori.
Gli chiedo se i suoi genitori avevano un orto. Mi risponde di si, che anche lui ha un orto.
Gli chiedo se è un bell’orto. Mi risponde che vengono dei cavoli così.
Gli chiedo se vorrebbe coltivarci un pomodoro viola geneticamente modificato per farci un’insalata. Mi risponde di no che ‘ste diavolerie mica lo convincono.
Evito di fargli notare che stava martellando un’altra persona perché era contraria agli ogm.
Gli chiedo se lui darebbe da mangiare qualcosa che lui reputa una diavoleria alle popolazioni con problemi nutrizionali. Mi risponde di no. Gli chiedo se non sarebbe meglio studiare sistemi di redistribuzione della ricchezza più adeguati ed aiutare quelle popolazioni a sviluppare pratiche agricole legate alle specificità dell’ambiente in cui vivono implementando la ricerca su quelle pratiche piuttosto che nella produzione di verdure-medicine. Mi risponde di si.
Intorno a noi c’è un gruppetto di 8, 9 persone.
Sono stato scorretto ed approssimativo ma sono contento di non essere stato l’unico.

Prima regola del para*ulo
Chi è su un palco parla a 200 persone
Chi è sotto al massimo a 10
Corollario alla regola del para*ulo
La micro-destrutturazione delle conferenze può essere uno sport divertente

*A Torino, storicamente, La Stampa viene acquistata per la lettura dei necrologi e di “Specchio dei Tempi” (soprattutto se si ha una certa età) una sorta di angolo dei lettori dove la lamentazione grigia e noiosa dei torinesi viene fuori in tutto il suo Gozzaniano clamore (Gozzaniano clamore è un ossimoro). Da tempo è anche una fondazione benefica.

04
Ott
09

…e che crepi il panda!

Attack_of_the_Killer_Tomatoes
Pare che non ci si riesca più a muovere dal discorso invasive, aliene, autoctone, alloctone…
In ogni caso… Se con Theodoropulos non condivido il 100% delle posizioni… con questo signore qui, si.

Ma poi, in definitiva… che crepi il panda!

30
Set
09

L’orto permanente

HAZMAT_Class_6-2_Biohazard

Tanto per incasinare ulteriormente il dibattito sulla biodiversità… sapete dove ho pescato la dritta su Theodoropoulos, il “blasfemo” che promuove il mischione di piante autoctone ed alloctone?
Dai libri di Eric Toensmeier che ho citato nell’ultimo articolo per quelli del Terranauta.
In effetti, in permacultura, gli alieni, le “minacce alla biodiversità” sono principalmente visti come indicatori di un’alterazione (tendenzialmente atropogenica) di un’ambiente naturale. (vedi l’ailanto che fa saltare i tabelloni di porfido dei marciapiedi)
In ogni caso… se volete impiantare il vostro orto permanente inserendovi piante clandestine in profusione, Toensmeier ne ha pubblicato la lista qui.

14
Set
09

Biodiversiche?

Certamente con questo mi sono incasinato la vita per le prossime due settimane…
Capita quando ci si infila in discussioni troppo grosse per un cialtrone.
Qui la mia (im)modesta partecipazione al dibattito sulla biodiversità e la contrapposizione tra naturale ed artificiale meglio dibattuta da:

Equipaje

Meristemi

L’estinto

e, anche se letto a posteriori grazie alla già menzionata Equipaje, L’orologiaio miope

ps. – Alessandro… perdonami… ho un po’ tradito la causa 😉

16
Apr
09

Guinea Fowl Gardening

E’ giunta l’ora.
Le potete sentire, la sera o dopo una giornata molto umida. Si spostano silenziose e furtive tra i vostri germogli di insalata, tra i piantini di zucchine.
Potete sentire le loro mandibole serrarsi sui morbidi cotiledoni dei vostri meloni.
E voi… le avete già provate tutte. Messi alle strette dalle loro scie di vischiosità traslucida, avete più volte vacillato pensando a quali mirabili prodotti la chimica avrebbe potuto offrirvi per sterminare una genia di esseri che, ignari dell’evoluzione della vita sul pianeta terra, non si sono resi conto che le terre sono emerse e loro avrebbero dovuto rimanere in acqua…
Avete anche provato a consolarvi con il “non avete un problema per l’eccesso di lumache, avete un problema di mancanza di anatre” (Bill Mollison) ma se avete mai avuto un’anatra… non serve… piedoni enormi a parte, dopo un po’ l’insalata ve la assaggeranno. E la troveranno eccezionale per mandare giù il maritozzo bavoso appena deglutito.

Lumache.

Arrendetevi. (Voi, non le lumache… anche se sarebbe bello…)
Come dicono alcuni dottori quando non sanno più che pesci pigliare: sono “endemiche”.
L’AEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) le ha catalogate tra i 10 principali ricercati per “attentato alla biodiversità” nell’edizione 2009 di “Segnali Ambientali”.

Da par mio, quest’anno sto riducendo al minimo le trappole a crusca e birra, ho smesso di spargere cenere, gusci di uova tritati, caffé e fili di rame sul terreno. Tanto meno m’è mai passato per il cervello di applicarmi in pratiche antroposofiche tipo dinamizzazione delle ceneri delle lumache stesse…

No. Quest’anno ho deciso di rispondere con biodiversità all’attacco alla biodiversità.
Faraone.
Da manuale: non razzolano, non mangiano le verdure, hanno i piedi piccoli e si cibano al 90% di insetti (arrivano anche a dare la caccia ai topi…).
Hanno persino scritto dei manuali su come coltivare un orto con loro.

Per l’occasione e per permettergli di vivere in uno stato semi-brado (tutto il giorno libere nel campo, la sera al sicuro a casetta ho ripescato (grazie allo stimolo di questo post di Marco e Daria) un vecchio progetto di chicken tractor.

Il tutto è stato realizzato a costo zero (il materiale è di recupero, ruote e rete comprese).

Per chi ancora non lo conoscesse, qui trovate tante immagini ed idee da farvi venire la nausea.
Qui i miei vecchi post sulle lumache. (sigh!)
In ogni caso… arrendetevi e lasciate in giro le foglie brutte della lattuga così che si mangino quella e non i piantini…

17
Feb
09

La biodiversità bidimensionale

La giornata ha tutto l’aspetto di una risata crudele.
Il sole abbagliante rende il mondo circostante iper-reale, ogni singolo filo di paglia sui bancali dell’orto assume una titanica presenza visuale. Contemporaneamente un vento gelido ti sbatte in faccia rendendo la pelle azzurrina, sbiadita dalla circolazione sanguigna che rallenta.
Sto tribolando intorno ai letti rialzati che non sono riuscito a fare a novembre e nel frattempo scaglio fave ed insalate su quelli già pronti, G. è una settimana che mi ripete che a S. Apollonia vanno seminate le insalate anche se nevica… spiace dargli un dispiacere…

Rondissone… centro famoso per essere l’ultima uscita prima del casello a pagamento della Torino – Milano, o si esce qui o ti tocca pagare il balzello, e per essere sede di uno raro campanile a sezione triangolare, ma bisogna cercarlo bene perché tende a stare nascosto.


Da quello che mi raccontano, la crisi ha già portato un notevole miglioramento… una volta era solo mais, i pioppi, arrivati in seguito, richiedono meno lavorazioni.

Ora.
Pare un controsenso fare un orto sinergico qui in mezzo… un po’ come fare una coltivazione biologica di meli in Val di Non… ma sarà l’umidità del posto. Ormai ho assunto la psicologia del fungo, mi incisto in un’angolino e da lì comincio la lenta e progressiva colonizzazione. (Come sostiene Paul Stamets, uno dei miei supereroi preferiti, non si deve mai sottovalutare la capacità rigenerativa di un fungo)
E poi, chi l’ha detto che il Guerrilla Gardening si limita ai centri urbani?

E quindi con la sfacciataggine del cialtrone, avendo bene in mente l’obbiettivo: incasinare una biodiversità bidimensionale, mi sto apprestando ad allestire un alveare.
Cosa so di apicoltura? Niente.
Ma come nel caso dell’orto e dell’agricultura questo, forse, può essere un vantaggio.

Prossimamente tutta la documentazione su come, cosa e chi…
Per il momento: l’apicultore anarchico

ps.- le “u” in apicultura, agricultura ecc… ecc… sono un vezzo che mi sto prendendo, non uno dei miei tanti errori di battitura.

28
Ago
08

finestra sulla realtà degli altri n°12

…Quella che noi chiamiamo natura, dice Ostrica, non è che uno dei tanti aspetti della devastazione compiuta quotidianamente dall’uomo. Ogni dente di leone è una bomba atomica innescata. Un agente bioinquinante. Una graziosa calamità gialla. .
Il fatto di poter andare tanto a Parigi come a Pechino, dice Ostrica, e di trovarci sempre un McDonald’s, ecologicamente parlando equivale a diffondere forme di vita in franchising. I posti diventano tutti uguali. Il kudzu, le cozze zebra. Il giacinto d’acqua. Gli storni. I Burger King. ..
Gli indigeni, tutto ciò che di unico esiste. Scacciato via.
«Alla fine l’unica bio diversità che ci rimarrà» dice, «sarà quella tra la Coca e la Pepsi.»
Dice: «Stiamo ridefinendo il paesaggio del mondo a colpi di stronzate»…

…Immaginate una peste che si prende attraverso le orecchie.
Ostrica e le sue eco-puttanate da amico degli alberi, le sue puttanate apocrife e bioinvasive. Il virus delle sue informazioni. Quella che un tempo ai miei occhi era una splendida giungla verde scuro ora è una catastrofe di edera che soffoca e uccide ogni cosa. Quegli storni meravigliosi, con il loro misterioso cinguettio, rubano il nido a centinaia di uccelli locali.
Immaginate un’idea che vi occupa la mente come un esercito occupa una città.
Fuori dalla macchina, ora, c’è l’America.

O splendidi cieli attraversati da storni,
Su mari di calderugia color dell’ambra,
Oh, monti di mazza d’oro che popolaste i miei giorni,
Vegliando sui campi della peste bubbonica.

America.
Un assedio di idee. L’impeto della vita in tutta la sua potenza.
Dopo aver ascoltato Ostrica, un bicchiere di latte non è più una deliziosa bevanda in cui inzuppare biscotti al cioccolato. Sono vacche costrette con la forza a farsi ingravidare e imbottire di ormoni. Sono gli inevitabili vitellini destinati a vivere pochi terribili mesi schiacciati in box grandi come una scatola. Una braciola è un maiale sgozzato, dissanguato, appeso a testa in giù con un laccio legato alla zampa per morire tra versi strazianti mentre a colpi di mannaia lo riducono in braciole, arrosti e strutto. Persino un uovo sodo è una gallina con le zampe deformate dal tempo trascorso in gabbie larghe poco più di dieci centimetri, tanto strette da non poter muovere le ali, tanto allucinanti da costringere gli alleva tori a tagliarle il becco perché non aggredisca le galline intrappolate accanto. Col becco tagliato e le piume cadute a furia di sfregare contro la gabbia, questa gallina depone uova su uova, finché le sue ossa non diventano così povere di calcioo che al macello si sbriciolano.
Sono i polli delle zuppe di pollo, le galline da uova, quelle galline così ammaccate e sfregiate che devono per forza farle a pezzi e cuocerle, perché vedendole vive in gabbia nessuno se le comprerebbe mai. Sono i polli dei wurstel di pollo. Delle crocchette.
Ostrica non parla d’altro. È questa la peste delle sue informazioni. E per questo che io accendo la radio e ascolto musica country e folk. Partite di basket. Qualsiasi cosa, basta che duri a lungo e il volume sia alto e io possa illudermi che il panino con cui sto facendo colazione sia solo un panino. Che un animale sia solo un animale. Un uovo, nient’altro che un uovo. Che il formaggio non sia un povero vitellino sofferente. Che mangiare sia un mio sacrosanto diritto di essere umano.
Ecco il Grande Fratello, che canta e balla perché non mi metta a pensare più di quanto sia consigliabile per il mio stesso bene…

Chuck Palahniuk, Ninna nanna, ed. Strade Blu

Questa la dedico ad Alessandro è alla sua “crociata” anti-ailanto…
Che si unisce a:
Crisis
Weissbach
Verso il baratro
ed al Contadino
…la lotta continua…

06
Ago
08

i manuali del giovine autarchico n°6

Ci sono passi che andrebbero fatti uno alla volta. Con calma. Calibrando bene il movimento.
Poi ci sono gli imprevisti. Un guasto, un pioppo che ti atterra sull’orto… le scelte sono due: o inciampi, o ti ristrutturi sul nuovo equilibrio formatosi.

Nel mio caso attuale, l’imprevisto si chiama “grano vernino”, nella fattispecie appartenente ad un genotipo vecchio di 600 anni.

G. – “Mi hanno portato un sacco di semi di un grano del 1400, tu hai ancora del terreno libero vero?”
Io – “Si, ma non posso farlo lavorare, c’è un pioppo nel bel mezzo del campo che blocca il passaggio ed è un “incolto”… dovrei almeno farlo erpicare…”
G. – “Non importa… è tutto ticchiolato… dobbiamo buttarlo giù, anche solo per riuscire a salvare un po’ di semi con cui far ripartire la coltivazione…”
Io – “Si, vabbè… forse posso cercare di fare le pallette d’argilla…”
G. – “Si, quello che vuoi, però fai in fretta che è già tardi per la semina…”

Risultato. Me ne sono tornato a casa con un saccone di grano il cui DNA aveva avuto il piacere di vedere di persona il Rinascimento, e probabilmente il Manierismo, da “Fukuokare” in maniera approssimativa. Sapendo a malapena muovermi nell’orto.

Avevo delle carte, in giro, da studiare per quando avessi voluto fare il salto nella coltivazione dei cereali “da campo”… ma s’è scelto che io facessi prima pratica.

Difatti, Fukuoka, poco si addice ai climi temperati. Motivo per cui avevo recuperato un tot di informazioni sul lavoro di Marc Bonfils, l’agronomo francese che aveva modificato il sistema per le coltivazioni europee.

Gli scritti di Marc Bonfils, sempre dal baule di Souscaryous. (Questi contavo di tradurli tra un’annetto… quindi mo’ si aspetta che c’ho da finire le carte di Emilia Hazelip)

Un articoletto in cui si spiega in breve il sistema (in inglese) tratto dalla pubblicazione digitale periodica del LEISA

Per la cronaca: si è stabilito di seguire un sistema più “viscerale”, alla Ruth Stout.
Semina il campo, taglia le erbacce e di le preghierine prima di andare a dormire… il tutto rigorosamente a mano.

05
Mag
08

finestra sulla realtà degli altri n°4

Queste sono cose che io non sono un granché in grado di comprendere. In quanto cialtrone, il mio rapporto con Linneo si limita ad una vecchia incisione in cui un buffo tipo era attorniato da bestie e piante, il mio calendario fenologico si basa ancora sulle richieste di occupazione di suolo pubblico per i dehors o ad eventi come questo, in generale la mia suddivisione è: le piante sono verdi, i sassi grigi e le bestie si muovono (ma non sempre, tendenzialmente solo quando ti giri. Il che mi costringe spesso a delle interminabili partite all’ ”orologio di Milano” per riuscire a capire con che cosa mi sto confrontando, e spesso risulta essere la postina…)
In ogni caso vorrei segnalare che è stato reso pubblico Plant Information Online raccolta di databases per orticultori, giardinieri, studenti di botanica e ricercatori, i databases erano accessibili tramite abbonamento fin dal 1997 ma da qualche tempo sono aperti gratuitamente a tutti.
Inoltre segnalo anche il sito del GBIF Global Biodiversity Information Service, database e geolocalizzazione delle biodiversità.
E per chiudere l’indispensabile, immarcescibile ecc… ecc… PFAF Plants for a Future sugli utilizzi alimentari e medicinali di oltre 7000 piante (l’archivio è anche scaricabile dietro modesto contributo).
Saluti.




L’ orto di carta

Diario di bordo ad aggiornamento casuale e saltuario di un cialtrone nell'orto... giocando con il fango, la permacultura, l'agricoltura sinergica in compagnia di William Cobbett, John Seymour, Fukuoka e Kropotkin.

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