Si sa… sono strano a vedersi, vado in giro con dei vestiti buttati addosso e, tendenzialmente, con delle strane pettinature… mi faccio la barba ma non troppo spesso… E si sa, ho un mezzo flirt con il concetto di “Transizione”.
Nel senso… non che mi dispiaccia l’idea di isolarmi dal mondo cercando rifugio tra i miei simili (anche se di opossum qui se ne trovano pochi) o darmi all’eremitaggio.
Stimo ed apprezzo realtà come gli elfi piuttosto che le varie comuni e/o ecovillaggi che siano ma, da buon opossum, li trovo un po’ scontati.
Fermi. Non mi picchiate.
Scontati nel senso di “ovvi” (sto aggravando la mia posizione? Forse…).
Cioè, io trovo altri 5, 6, 20 opossum con cui condivido ideali, filosofie, pratiche… ci mettiamo tutti insieme e facciamo ciò che ci pare lontano dagli altri. A scelta, questo “ci pare” lo condividiamo o meno con il mondo esterno. Così com’è o mediato da filtri socio-economici… come enclave chiusa o come nucleo “rivoluzionario”, come riserva indiana o come fucina di diversità esportabile…
Va tutto bene… ma mi ha sempre dato l’impressione di essere un po’ “facile” (ovvio che non lo è… già solo trovare altri 3 opossum è un gran casino… condividere con loro l’esistenza, pure…)
Nella “Transizione” io ci vedo qualcosa di un po’ diverso.
Ci vedo l’opossum che si trova a dover fare i conti con il fatto che il suo territorio è uno schifo.
Seriamente, è un vero schifo. Ci sono pecore, cinghiali, tapiri ed un paio di condor. Sulla base di questo, l’opossum, non cerca una mediazione, un punto x in cui tutti abbiano perso qualcosa di se in favore di un bene “collettivo”. L’opossum inventa un “collettivo” diverso. Uno in cui le regole, gli immaginari, le aspettative e le responsabilità siano diverse.
Non cerca una nuova foresta dove andare a stare, ma ricolora quella in cui è (che di foresta ha ben poco in prima istanza) uscendo (possibilmente non da solo che sennò rimane nell’alveo delle masturbazioni mentali*) dal meccanismo dello scontato. Che poi, in definitiva, è quello che frega un po’ tutti…
Si dà per scontato che un sistema (il condominio, il paese, la città…) funzionino in un determinato modo e che non possano cambiare. A quello ci si uniforma o si combatte facendo la pipì (idem*) tutti i giorni sulla siepe del vicino per portarla ad uno stress da eccesso di azoto…
In realtà, i sistemi sono ormai così vecchi e “disorganizzati” che (riuscendo a prenderne un minimo le distanze e con un po’ di fantasia) lasciano intravvedere centinaia di “nicchie” da colorare, immaginare… occupare.
Un esempio?
Sheffield, inghilterra.
Non è un posticino idilliaco… sono 516.000 abitanti circa e la città è nota per le acciaierie (avete presente le posate in acciaio?… ecco, loro… no, non vi sto dicendo di comprare una lama di Sheffild da usare sul vicino…).
La prima pagina del giornale locale di oggi riporta la notizia di una ragazzina di 15 anni ripetutamente violentata… insomma: un posto come un altro, scegliete voi una città medio-grande italiana e la differenza è data dalla qualità della pizza e della birra…
Bene… a Sheffield il gruppo spontaneo Grow Sheffield (collegato al gruppo Transition Sheffield) da anni pratica una sorta di Guerrilla Canning vagolando per gli alberi della città e raccogliendo tutta la frutta che trovano per poi redistribuirla, trasformarla in conserve o compost per gli orti.
L’organizzazione è di una precisione militaresca ed il seguito notevole. (con militaresca si intende il militaresco di “Operazione Sottoveste”…)

Ora, se ne sono usciti anche con il manuale su come esportare il progetto (se non masticate l’inglese… guardate le figure: l’illustratrice ha fatto uno splendido lavoro!)
Rimanendo in tema di pubblicazioni sulla produzione alimentare in Transizione:
Transition Totnes ha realizzato la pubblicazione di un’approfondito studio dal titolo “Può Totnes produrre il proprio cibo?”
E, con colpevole ritardo comunico che, Transition Italia ha tradotto l’ottimo testo “Food and Farming Transition: Toward a Post-Carbon Food System” del Post Carbon Institute.
Cambiando quasi discorso… quando il nichilismo tocca la devoluzione (sempre più convinto che sia una definizione veramente pessima…).
Sinceramente… sono convinto che così come “Il progresso non nasce da quelli che si alzano presto – il progresso si genera grazie a persone pigre che cercano modi diversi per fare le cose” (Robert Heinlein) buona parte delle energie di cambiamento non vengano dall’ottimismo e dalle “energie positive” quanto dall’essere un’opossum incazzato e creativo!
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Chiacchere al bancone